Quando c’era Tania Di Mario

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Ci hanno provato, ma senza successo, le ragazze della pallanuoto italiana allenate da Paolo Zizza. Hanno terminato al quarto posto il torneo preolimpico di Trieste, che ha consegnato alle due finaliste della competizione, Ungheria e Olanda, gli ultimi due pass disponibili per i Giochi di Tokyo.

Niente qualificazione olimpica per la Nazionale italiana che appena cinque anni fa, a Rio de Janeiro, conquistava uno straordinario argento. A Trieste, dopo la semifinale persa 13-10 con onore contro le ungheresi, il Setterosa è letteralmente crollato contro la Grecia nella finalina per il terzo posto fondamentale per un eventuale ripescaggio in caso di rinuncia di una delle qualificate. Eventualità remota ma da tenere comunque in considerazione in questa epoca così funestata dalla pandemia. Con le elleniche una sconfitta dura, senza appello, per 10-4. Una delusione cocente, ma non sorprendente e neppure inaspettata. Nell’ultimo quadriennio la Nazionale italiana ha fatto molta fatica, non raggiungendo risultati eclatanti in nessuno dei principali tornei internazionali cui ha partecipato – eccezion fatta per l’argento nella World League 2019. Complici la crescita esponenziale delle avversarie e un ricambio generazionale che stenta a decollare e dare i frutti sperati.

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Tania Di Mario. (@coninews on Twitter)

Sono lontani i tempi in cui le nostre ragazze erano protagoniste della scena mondiale, guidate dal carisma, dall’estro, dalla classe di Tania Di Mario, leggenda della pallanuoto internazionale.

Nello sport sempre più globalizzato di oggi, in cui i competitors provengono da ogni angolo, anche il più remoto, del pianeta, è più difficile vedere atleti della propria nazione primeggiare nella loro disciplina. Per l’Italia in campo femminile pensiamo a Federica Pellegrini nei 200 metri stile libero, alle tiratrici al volo, a Bebe Vio e alle schermitrici, Michela Moioli nello snowboard, Arianna Fontana nello short track. Aggiungiamoci le atlete paralimpiche Martina Caironi e Assunta Legnante, Paola Egonu nella pallavolo, Sofia Goggia, Marta Bassino e Federica Brignone nello sci. Ci dimentichiamo sicuramente qualcuno, ma questo elenco non è molto lungo. Tania Di Mario apparteneva a questa ristretta cerchia di eccellenza assoluta perché nel suo sport era decisiva, una top player. Una di quelle rare giocatrici che fanno la differenza, che si caricano un’intera squadra sulle spalle, che risolvono una partita con un guizzo.

Nata e cresciuta a Roma, per inseguire il sogno di diventare una campionessa della pallanuoto Tania, giovanissima, si è allontanata dagli affetti e si è trasferita a Catania, all’Orizzonte, la squadra più blasonata e forte d’Italia e d’Europa, in cui giocavano fuoriclasse come il portiere Cristiana Conti e il centroboa Giusi Malato. In Sicilia è maturata come donna e atleta ed ha iniziato una carriera nel corso della quale nulla le è stato regalato. E non sono mancate le delusioni a cui ha saputo reagire con determinazione.

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Tania Di Mario in azione con il Setterosa. (forzaroma.info)

Per ben due volte, durante i raduni nazionali di preparazione per Europei e Mondiali, fu rispedita a casa senza essere convocata per le fasi finali dei tornei. Guardò in TV e applaudì le compagne vincere l’oro europeo a Siviglia 1997 e mondiale a Perth 1998, felice per loro ma temendo di aver perso l’opportunità della vita, di non poter mai vivere quelle stesse gioie e quelle emozioni in prima persona. «In quel periodo quanto ho pianto, ho pianto tanto, ma non ho mollato mai» è stata la confessione di Tania raccolta da Aurora Puccio nel suo video documentario “Gli occhi di una tigre libera”, che ripercorre la vicende umane e sportive della campionessa romana, ricordando quella profonda amarezza ma anche il desiderio di un pronto riscatto.

Nel 1999 vinse il primo scudetto con l’Orizzonte Catania e, entrata a far parte in pianta stabile del Setterosa, conquistò l’Europeo casalingo disputatosi a Prato. Una grande gioia, l’emozione irripetibile della prima volta. Il trampolino di lancio verso nuovi traguardi. Con un grande obiettivo in testa: partecipare alle Olimpiadi di Sydney 2000, le prime della storia in cui era stata inserita la pallanuoto femminile. Ma ecco una nuova forte delusione, la sorprendente mancata qualificazione. Una mazzata che non ha abbattuto Di Mario e compagne che hanno continuato a migliorarsi e lavorar duro in piscina, iniziando la ricorsa al grande sogno olimpico.

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Il Setterosa campione olimpico sul podio di Atene 2004. (oasport.it/LaPresse)

Una rincorsa culminata e coronata con la vittoria della medaglia d’oro ad Atene nel 2004. Dopo una finale leggendaria contro la Grecia in cui le ragazze italiane riuscirono a far fronte a una duplice, pesantissima, pressione: il favore del pronostico della vigilia e il tifo scatenato degli ottomila spettatori greci per le proprie beniamine. Una partita ostica e ricca di emozioni, con l’Italia quasi sempre costretta a inseguire e subire la fisicità delle contendenti. Decisa al secondo tempo supplementare, a 56 secondi dal termine, da una rete di Melania Grego per il 10-9 finale su assist di Di Mario, già autrice del decisivo gol del pareggio allo scadere del primo extratime. Per Tania, ormai riconosciuta e affermatasi come una delle giocatrici più forti al mondo, anche la soddisfazione personale di 14 reti totali e la ciliegina sulla torta di essere eletta migliore giocatrice del torneo.

Con la calottina numero 7 si è resa immarcabile per le avversarie e ha segnato reti ancora per molti anni, unica italiana della pallanuoto ad aver partecipato a quattro edizioni dei Giochi Olimpici. A Rio 2016 ha conquistato una bellissima medaglia d’argento, con un gruppo totalmente rinnovato rispetto a quello di Atene. Nella finalissima persa contro gli Stati Uniti 12-5 a segnare l’ultimo gol dell’incontro è ancora lei, a suggellare una carriera così intensa e impreziosita da 378 presenze in azzurro.

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Tania Di Mario scatta un selfie con i tifosi azzurri prima di una gara a Rio 2016. (lastampa.it)

Sul podio olimpico è salita con la fascia da capitano, un’emozione che ha descritto così: «Essere arrivata a diventare capitano del Setterosa è stato per me un grande onore. E averlo fatto in età matura ha significato anche prendere per mano tante ragazze che avevo visto crescere. Volevo che provassero le stesse emozioni che avevo vissuto io. A questo scopo ho dedicato gli ultimi anni della mia carriera».

Tania Di Mario con i suoi occhi da tigre ha scambiato tanti colpi con le avversarie in acqua. Ma si è fatta valere anche fuori. Ha lottato e scioperato con le sue compagne per ottenere dalla FIN – Federazione Italiana Nuoto – la parificazione dei premi tra uomini e donne. In un ambiente in cui alcuni presidenti arrivavano a giustificare la minore entità dei riconoscimenti destinati alle ragazze con l’assurdo assunto che giocavano con una palla più piccola.

Lasciata l’attività agonistica, divenuta mamma, un master in economia, diritto e management dopo la laurea in economia e commercio, Tania Di Mario continua a mettere la sua passione e la sua enorme esperienza al sevizio dello sport. In una nuova veste, da presidente dell’Orizzonte Catania, la società che l’ha lanciata e che è già riuscita a riportare ai vertici, dopo anni bui e travagliati, in stretta collaborazione con un’altra campionessa del passato, Martina Miceli nel ruolo di allenatrice.

In questo momento la pallanuoto italiana femminile ha un estremo bisogno dei consigli, dell’azione, del bagaglio esperienziale di ex giocatrici di questo spessore umano e tecnico. Il Setterosa deve tornare grande, essere all’altezza della sua tradizione. Parigi 2024 è dietro l’angolo.

 

Foto copertina – eurosport.it

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  1. […] nuoto non è stata la prima scelta di Filippo: inizialmente era solo un’attività propedeutica al […]

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