The Journal of the Philosophy of Sport compie 50 anni

Dal 1974 ogni anno e dal 2001 ogni due, la Philosophic Society for the Study of Sport (Psss), che dal 1999 si è ribattezzata come ‘Internazionale’ a indicare, tra le altre cose, la crescente diversità regionale dei suoi membri, pubblica la rivista The Journal of the Philosophy of Sport (Jps), quotata su Thomson Reuters.

La rivista, il cui primo redattore, Robert G. Osterhoudt aveva sottolineato chiaramente come la filosofia dello sport fosse un ramo della filosofia impegnato in discussioni sistematiche e autentiche riflessioni che rendono questioni peculiari dello sport genuinamente filosofiche, stabilisce quindi da subito che la sua missione, come anche quella della Società, è quella di «favorire lo scambio e il sapere tra coloro che sono interessati allo studio accademico dello sport».

Già nel 1969 del resto, la pubblicazione di “Sport: A Philosophic Inquiry del filosofo di fama internazionale Paul Weiss aveva dimostrato come lo sport costituisse un terreno fertile per l’indagine filosofica, dando così un contributo fondamentale per la formazione di quella disciplina che, allora nelle sue fasi iniziali, oggi continua a consolidarsi grazie alla pubblicazione di innumerevoli monografie. Ci si concentra sulla possibilità di fornire condizioni individualmente necessarie e congiuntamente sufficienti affinché qualcosa sia uno “sport”, si analizza l’uso del termine sia nel linguaggio semplice sia in quello accademico, si tenta di identificare i tratti comuni a tutti gli sport e lo si esamina anche dal punto di vista fenomenologico, studiandone la natura e concentrandosi sulle esperienze vissute dagli individui coinvolti.

Due ragazzi alle prese con un simulatore di guida. (Foto di byronton)

Dibattiti classici circa la natura dello sport sui quali, dopo uno spostamento dei filosofi dello sport verso questioni normative ed etiche, si è riacceso l’interesse con l’ascesa dei cosiddetti eSports e con il conseguente acutizzarsi dell’esigenza di determinare gli elementi che definiscono lo sport e, più in generale, del contrasto tra giochi tradizionali e giochi digitali. Si esplora allora la questione se gli eSport mettono alla prova le abilità fisiche, si analizzano le implicazioni dell’istituzionalizzazione delle competizioni eSport e ci si interroga sull’impegno morale nel digitale.

E se i salti quantici delle neuroscienze hanno incoraggiato riflessioni sull’acquisizione di abilità nello sport e sulla relazione mente-corpo, negli ultimi anni è fiorita anche l’estetica dello sport che si è concentrata, da un lato sulla rilevanza delle qualità estetiche nell’esperienza di praticare e guardare lo sport e dall’altro sul rapporto tra arte e sport e sulla considerazione di quest’ultimo tra le arti.

Insomma, nonostante si tratti di un campo di indagine, per così dire, ancora emergente, la filosofia dello sport fa indubbiamente rapidi progressi ed è proprio il Jps, che quest’anno compie 50 anni ed è diventato uno dei mezzi più rispettati per comunicarne il pensiero filosofico contemporaneo, a rappresentare l’agorà virtuale in cui approfondire e sviluppare le questioni filosofiche – metafisiche, etiche, epistemologiche, estetiche – inerenti a sport, giochi, danza e altre attività motorie.

 

Foto copertina di Benjamin Balazs.

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