Quei nove minuti di Italia-Germania

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Foto copertina – eurosport.it

Cose, a mio parere, notevoli degli ultimi nove minuti di Italia-Germania, quelli che seguono la rete decisiva del 4-3 siglata da Rivera. Il minutaggio riportato è quello del video del match integrale, disponibile a questo link.
A 2:17:00 la freddezza di Burgnich che anticipa una pericolosissima giravolta di Gerd Müller in piena area: se lo avesse saltato, si sarebbe trovato a tu per tu con Albertosi.
A 2:17:23 la progressione impressionante – siamo al minuto 12 del secondo tempo supplementare – di Giancarlo De Sisti, che taglia in due il campo in corsa per cinquanta metri, allarga per Poletti e quasi propizia il 5-3 di Bonimba.
A 2:18:26, superato da un colpo di testa di Beckembauer, Rivera blocca una ripartenza tedesca afferrando con le mani il pallone che sarebbe finito a Vogts. Una roba che, a questo punto, posso pubblicamente vantarmi di aver fatto anche io, nell’agosto del 2000, a pochi minuti dal termine della semifinale del torneo di calcetto a Cala Nisportino.
A 2:18:40, Bertini crolla a terra dopo un contatto piuttosto leggero con Seeler e rimane agonizzante per oltre un minuto.
A 2:21:10 l’ennesimo scatto di Domenghini, autore di una partita incredibile, che mette in mezzo l’ultimo pallone del match. Perché, a 2:21:22, Gigi Riva è il primo dei ventidue in campo a vedere che l’arbitro Yamasaki ha portato il fischietto alla bocca per porre fine all’incontro.

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L’esultanza di Gianni Rivera, e la disperazione del portiere tedesco Sepp Maier, dopo il gol del definitivo 4-3. (larampa.it)

Tutto questo per dire che la vera imprevedibilità del calcio, spesso, non è in quel che accade, ma in quel che non accade. Cinque delle sette reti siglate in tutta la partita vengono segnate nei minuti supplementari – una media di un gol ogni sei giri d’orologio. E, invece, negli ultimi nove minuti non succede niente. O, invece, succede tutto.
C’è il roccioso difensore, scartato dalla Juve per un leggero strabismo, che dopo aver segnato il gol del 2-2 annichilisce uno dei più temuti bomber d’Europa.
C’è il regista che trova la forza di cercare l’azione che chiuderebbe il match e, poi, rientra subito sulla linea dei difensori, guida i compagni in copertura, come deve fare un leader nei momenti di difficoltà.
C’è il fantasista talentuoso che si abbassa a commettere un fallo di mano a metà campo, roba da bassa manovalanza, ma in quel momento è ciò che serve.
C’è l’astuzia del mediano, che guadagna tempo prezioso.
C’è l’ala instancabile che porta a spasso il pallone il più lontano possibile, perché è quello che ha più gamba di tutti.
C’è Rombo di Tuono, orfano di padre, cresciuto in povertà, che vede il tetto del mondo a un passo.
C’è una squadra che ancora non lo sa, ma quattro giorni dopo pagherà dazio per tutta quella fatica, cedendo di schianto davanti al Brasile più bello di tutti i tempi – e, per questo, sarà clamorosamente presa a pomodori al rientro in Italia.

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Undici dei tredici eroi – Rivera e Poletti entreranno dalla panchina – dello stadio Azteca di Città del Messico. (magazinepragma.com)

C’è la capacità quasi “tragica” dello sport di permettere a ciascuno di ritrovare sé stesso, o più parti di sé, in ciascun pezzetto di questa storia. Di far patire nel rivedere questi ultimi nove minuti, come se potesse accadere ancora qualcosa di nuovo. Per una partita giocata cinquant’anni fa, quando molti di noi, me compreso, non erano nemmeno nati.

Quando la chiamiamo “partita del secolo”, ricordiamoci che in questo secolo una partita così non l’abbiamo ancora mai davvero vista.

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Un commento

  1. […] sinistro di Gigi Riva che vale il 3-2 di Italia Germania 4-3, la partita del secolo. Niente male per uno che non aveva il fiuto del gol. […]

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