Le Olimpiadi moderne sono spesso considerate un fenomeno squisitamente sportivo. Tuttavia, sin dalla decisione del barone de Coubertin di riportare alla luce i Giochi olimpici, la politica internazionale e i territori delle nazioni ospitanti ne hanno scandito la storia, contribuendo anche al loro successo.
Riflesso della tensione costante tra vicissitudini nazionali e internazionali, le Olimpiadi, dai Giochi di Atene del 1896 a quelli di Sochi del 2018, hanno raccontato il mondo e le sue trasformazioni.
Lo hanno fatto attraverso i record, le medaglie d’oro, le premiazioni, ma anche attraverso le bandiere, i boicottaggi, la propaganda, gli scandali. Hanno fatto parlare di sé ma soprattutto hanno fatto parlare dei territori, dando voce alle loro tradizioni, ai loro costumi, ai linguaggi e ai patrimoni culturali delle nazioni facendoli incedere sulla scena internazionale.
Lo hanno fatto sempre nel corso del tempo, ma, di certo, la progressiva spettacolarizzazione delle cerimonie dei Giochi lo ha gridato, esaltando un legame ormai indissolubile: quello tra lo sport delle Olimpiadi e i paesi ospitanti, oggi più che mai consapevoli di poter tradurre quelle cerimonie di apertura e chiusura in opportunità per farsi conoscere, comprendere, ammirare. Per trasformarsi in brand territoriali.
Sono cerimonie che hanno uno scheletro, un vocabolario proprio, regole ferree: la sfilata dei paesi partecipanti, l’inno ufficiale, la bandiera olimpica issata accanto a quella del paese in cui si svolge la manifestazione, il giuramento olimpico, l’accensione della torcia, la colomba della pace.
Punti fermi di ogni edizione.
Eppure, ogni volta ci sono pochi istanti in cui, ancor prima di questi riti sacrali, il paese ospitante si svela attraverso un linguaggio emozionale, universale, una narrazione metaforica del se più profondo che incanta, volendolo, che seduce, sapendolo. Ed ecco che le Olimpiadi, oltre a rappresentare lo sport e parlare degli atleti e delle diverse nazioni, diventano la vetrina di quel Paese.
Tutto diventa spettacolo. Perché quei singoli precisi attimi sono quelli per cui il Paese si è candidato, ha temuto di non riuscire, ha tremato all’aggiudicazione, ha investito alle volte anche al di sopra delle proprie possibilità, anche in vista delle sperate ricadute positive sul territorio. Perché quelli sono gli istanti in cui il Paese proietta la propria immagine sullo schermo mondiale. E il mondo è lì, con gli occhi puntati. E questa è l’occasione per non farsi dimenticare.
Eventi che hanno assistito al nascere e al venir meno delle nazioni, che hanno dovuto cedere la scena all’orrore delle due guerre, che hanno visto per la prima volta nella storia sfilare la bandiera a cinque cerchi in rappresentanza della squadra di rifugiati durante la cerimonia di apertura di Rio 2016 e che, nella stessa edizione e ancora per la prima volta, sono state megafono per un messaggio di pace e sostenibilità, parte integrante della coreografia olimpica.
È nelle cerimonie olimpiche che si edifica un grande tributo alla cultura del Paese ospitante e poiché si tratta dello spettacolo televisivo più visto al mondo, il linguaggio visivo complessivo e i simboli rappresentano le scelte espressive che i territori ospitanti hanno identificato per promuovere a livello globale il proprio patrimonio culturale, il proprio capitale nazionale e per comunicare la propria attrattività.
E così, se sin dalla loro fase embrionale le Olimpiadi moderne si sono caratterizzate per la loro forte vocazione patriottica e anche militare, oggi, infatti, ne hanno acquistato una spettacolare che incrocia linguaggi differenti, contaminando le arti e il patrimonio culturale con la storia e la tradizione del territorio e che, utilizzando mezzi all’apparenza a volte impropri, assume su di sé l’onere e l’onore di far arrivare un messaggio.
Ed è per questa via che esse acquistano anche una vocazione sociologica e pedagogica che si lega a doppio filo alla nuova natura che stanno acquisendo ossia quella di vere e proprie campagne di promozione territoriale.
Oggi gli occhi sono puntati sulla prossima edizione dei Giochi Olimpici e Paralimpici. Tokyo 2020.
Per il Paese Del Sol Levante un’occasione la cui importanza è stata del resto sottolineata già nel Tokyo 2020 Action & Legacy Plan 2016, in cui utilizzando la staffetta della torcia olimpica come metafora di una connessione con le generazioni future scrive “Sport has the power to change the world and our future. The Tokyo 1964 Games completely transformed Japan. The Tokyo 2020 Games will bring positive reform to the world”.
Restiamo in attesa.
Foto copertina – I cinque cerchi che campeggiano all’esterno del nuovo Stadio nazionale di Tokyo. (pgatour.com)
Un commento
[…] La visione era chiara: estendere l’eredità dei Giochi oltre i Giochi stessi. […]