Foto copertina fabiodipaola.it
Questa è una storia interrotta. Comincia, ma non finisce. Il plot è semplice: c’è una squadra di calcio, e poi non c’è più. Nessuna produzione televisiva accetterebbe oggi una storia così per farci una serie. O forse sì. Comunque: ci restano poche testimonianze e la foto di uno stadio fantasma. A interrompere la storia è il disastro nucleare più grande di sempre. Ne avrete memoria, ma vale la pena ricostruirlo brevemente. Il 26 aprile 1986 il reattore numero 4 della centrale di Chernobyl esplode. Un’enorme nuvola radioattiva si diffonde attraverso l’Urss, contaminando principalmente l’Ucraina e la Bielorussia. Chernobyl è una città-dormitorio che dista 130 km a nord di Kiev. Ufficialmente – almeno all’inizio – si parla di 31 morti, negli anni a seguire scopriremo che sono migliaia. Le autorità fanno evacuare immediatamente 350.000 persone, 600.000 tra soldati dell’esercito – i «bonificatori» – e volontari vengono sacrificati per ripulire e sanificare la zona radioattiva. Da allora niente sarà più come prima.
Prima – ecco nostra storia interrotta – si fa anche sport. A Pripyat, una cittadina sorta vicino alla centrale, costruita nel 1970 per dare casa agli operai. In pochi anni Pripyat diventa una città modello, l’orgoglio dell’Urss. Arriva ad ospitare 50.000 persone. Ci sono cinema, teatri, una piscina. C’è una squadra di calcio. L’Fc Stroitel Pripyat. E’ stata fondata cinque anni prima, nel 1981, ed è iscritta ad un campionato amatoriale. Gli operai giocano per divertimento, nei giorni in cui non lavorano. Stroitel significa «Costruttori». I ragazzi sono tosti, tenaci, ci sanno fare. Tanto che in quegli anni le autorità decidono di costruire un impianto vero e proprio, o qualcosa di simile. Lo stadio si chiamerà «Avanhard». Avrà 5000 posti. Sono tanti, ma l’FC Stroitel lo merita. E al suo livello – amatoriale – si sta distinguendo. Tanto che le autorità – lo avete capito: da quelle parti in quegli anni sono loro a decidere tutto – ad un certo punto chiamano una vecchia gloria del calcio sovietico. Anatolij Shepel. Ha giocato con Dinamo Kiev e Dinamo Mosca, due grandi club. Sarà lui il direttore tecnico dell’Fc Stroitel Pripyat. Quando ne vengono a conoscenza, i ragazzi della squadra non stanno nella pelle. E’ il segnale che si sta pensando in grande. Arrivano anche giocatori dalle altre regioni. Non sono propriamente operai, ma vengono messi comunque a libro paga dalla centrale di Chernobyl. In città li chiamano i «Bucaneve», perché come i fiori arrivano in inverno e poi spariscono.
E ci vuole un impianto all’altezza. Che nelle intenzioni dovrà ospitare gare di atletica, partite di pallamano e di basket, ovviamente il calcio. L’”Avanhard” diventerà l’orgoglio di quella piccola cittadina. I lavori procedono di buona lena e all’inizio del 1986 le autorità locali sono già in grado di fissare la data dell’inaugurazione: l’1 maggio. Sono quasi tutti certi che l’impianto non sarà completato, ma c’è frenesia e voglia di alzare il velo. 1 maggio, dunque.
26 aprile, 1 maggio. Il disastro nucleare prende forma quattro giorni prima della prevista inaugurazione. Prypyat si svuota, diventa una città fantasma. Gli operai – l’abbiamo detto – vengono evacuati, portati altrove, «traslocati» in attesa di nuova residenza in altre città dell’Urss. Quel 26 aprile l’FcStroitelPripyat smette di esistere. In teoria – quel 26 aprile – l’Fc Stroitel Pripyat deve giocare una partita di coppa regionale contro la squadra Borodyanka. Qualche giocatore si presenta al campo, ancora non sa cosa è successo. Dal cielo, però, cade cenere. Non ci sono dati certi, ma alcune testimonianze dell’epoca concordano sul fatto che più di un operaio-calciatore viene assoldato come volontario – come no: volontario – dai «bonificatori» dell’esercito, con conseguenze definitive: costretti alla rimozione dei detriti, esposti alle radiazioni, muoiono in tanti, i più si ammalano.
All’inizio del 1987 – nella vicina cittadina di Slavutych – ha luogo una fusione e nasce un’altra società. Si chiama FC Stroitel Slavutych. Chiariamo: Slavutych è una città nata in pochissimo tempo. Cominciano a costruirla nel gennaio del 1987. E’ una città a due metri da terra, perché prima di costruire le prime case i «bonificatori» hanno ricoperto il terreno con due metri di terra incontaminata. Slavutych è una città costruita sopra le macerie. Nell’Urss la considerano la sorella di Pripyat. Nella nuova squadra ci sono anche un paio di ragazzi che hanno giocato nel vecchio Fc Stroitel Pripyat. Hanno proposto di aggiungere anche il nome Pripyat, in memoria della loro città scomparsa. Ma gli è stato risposto che non è il caso. Pripyat non esiste più. Dopo poco meno di due anni, anche l’FC Stroitel Slavutych non esisterà più. La società viene sciolta, mancano i giocatori, nessuno ha la forza e la voglia di impegnarsi.
Da quel 26 aprile del 1986 sono passati 34 anni. L’Fc Stroitel Pripyat non esiste più. Per 14 anni la centrale di Chernobyl ha continuato a funzionare, rifornendo Kiev di energia elettrica. L’ultimo reattore è stato spento nel 2000. A Slavutych si è poi continuato a giocare a calcio. Il club è stato rifondato nel 1994. Ma è durata poco anche quella volta. Tre anni di partecipazione ai campionati regionali ucraini, poi la squadra si è sciolta. Oggi a Slavutych si gioca calcio amatoriale. Lo stadio «Avanhard» di Pripyat è abbandonato, arrugginite le tribune, ci sono erbacce ovunque, la pista non è più identificabile. A poche centinaia di metri c’è la famosa rupia panoramica, simbolo di Chernobyl. Gli scienziati hanno calcolato che la completa decontaminazione di Pripyat avverrà solo nel 2065.