Francesca Piccinini, la Regina di Coppe non abdica

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Foto copertina – gazzettaregionale.it

La lunghissima storia d’amore tra Francesca Piccinini e la pallavolo continua. Più avvincente e appassionata che mai. La schiacciatrice toscana ha appena comunicato che continuerà a giocare, per almeno un’altra stagione. E lo farà ancora ad altissimi livelli. Nella blasonata squadra di Busto Arsizio. Dopo aver annunciato il ritiro nell’estate 2019, la giocatrice è tornata all’attività lo scorso gennaio proprio con la Yamamay per inseguire il sogno olimpico. Per mettere in difficoltà il CT Mazzanti. Per salire su quell’aereo destinazione Tokyo. Impresa ardua vista l’età anagrafica, la concorrenza di tante giovani forti e agguerrite, le dichiarazioni dell’allenatore. Ma non impossibile se ti chiami “Picci” e hai nel tuo DNA tutto quel talento, quella grinta, quella classe.

Il progetto di tornare in campo deve essere diventato definitivo mentre commentava dai microfoni RAI le gesta di ex compagne e avversarie durante gli Europei in Polonia. La nostalgia per l’adrenalina del match, per schiacciate e ricezioni. La consapevolezza di poter ancora dire molto e dare tanto a questo sport, di poter continuare a divertirsi. Facendo allo stesso tempo divertire tifosi e appassionati. E anche la sana e fondata presunzione di pensare che, in fin dei conti, alla Nazionale una come lei potrebbe fare molto comodo.

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Cuffie e microfono possono attendere, c’è ancora il campo nel futuro di Francesca Piccinini (eurosport.cev.eu)

Ci sarà quindi ancora tanto lavoro per Roberto, il padre di Francesca, che colleziona tutte le partite della figlia da quando era bambina, con un archivio incredibile di dvd e videocassette.

La Piccinini è un simbolo, un’icona del volley. Grazie al suo straordinario palmares fatto di 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 5 Supercoppe italiane, un oro mondiale e uno europeo con la Nazionale, 7 Champions League conquistate, un record difficilmente eguagliabile che le ha fatto guadagnare l’appellativo di “Regina di Coppe”. Ma anche in virtù della sua personalità debordante, del carisma innato. Assieme a Maurizia Cacciatori, ha avuto la capacità di fare uscire la pallavolo femminile dal cono d’ombra in cui si trovava, schiacciata dalla involontaria concorrenza sportiva e mediatica della Generazione dei Fenomeni. Il volley femminile aveva già raggiunto con i club picchi altissimi, c’erano state le vittorie in Europa della Teodora Ravenna e del Latte Rugiada Matera, ma la loro conoscenza restava circoscritta alla cerchia di fedelissimi appassionati, a una nicchia. La Piccinini ha dato visibilità e riconoscibilità a questo sport che le deve tanto. Ha avvicinato alla pallavolo migliaia e migliaia di ragazzine che hanno iniziato a praticarla perché vedevano in TV Francesca e volevano provare ad imitarla.

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Francesca Piccinini nell’ottobre 2005 con la maglia della Nazionale, con cui si è tolta parecchie soddisfazioni (Giuseppe Bellini/Getty Images for FIVB)

La schiacciatrice italiana è stata un fenomeno anche nel conciliare pallavolo e i tanti interessi extra sportivi. Senza farsene travolgere o distrarre. Mantenendo sempre la barra dritta. Sentendo dentro di sé la passione per lo sport ardere più forte e duratura di ogni altra cosa. E mentre continuava con umiltà a sgobbare in palestra per perfezionare i fondamentali, tra la vittoria di un trofeo e l’altro, ha trovato il tempo per recitare in un cameo del film “Femmine contro maschi”, pubblicare la sua biografia dal titolo “La melagrana”, realizzare un calendario per la rivista Men’s Health. Possiede insieme alla sorella Chiara una boutique di abbigliamento femminile a Massa, è stata scelta per una copertina di Playboy, l’abbiamo vista esibirsi in una sfrenata salsa insieme con Anthony Boris Coppola ospite del programma “Ballando con le stelle” condotto da Milly Carlucci.

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La Piccinini nel salotto di Tiki Taka, ospite di Pierluigi Pardo (sportmediaset.mediaset.it)

Utilizza sapientemente i social, postando le sue foto in riva al mare o a bordo di uno yacht, in bikini, sempre bellissima, abbronzatissima. Ma anche sostenendo iniziative benefiche e diffondendo messaggi profondi. Come quello recente di incoraggiamento alla gente di Bergamo, città in cui ha vissuto tante pagine e stagioni esaltanti con la mitica Foppapedretti. Di certo non passò inosservato il lungo e sferzante post su Facebook con cui espresse tutta la sua amarezza su come era peggiorato il clima all’interno delle squadre: «in questi vent’anni di pallavolo ho attraversato quattro generazioni di atlete, ero la più piccola dello spogliatoio, e ora sono la senatrice del gruppo, e le ragazze sono cambiate tanto rispetto a quando ho iniziato io a giocare. Ho giocato con molte ragazze brave e umili. Ma spesso altre entrano in una squadra credendo che tutto gli sia dovuto, non hanno rispetto di chi è più esperto e ha una storia. Hanno la lingua lunga e il cellulare ultimo modello sempre sotto gli occhi». E ancora, per ribadire il concetto e rincarare la dose: «a 18 anni rispondono a muso duro a quelli di 40, io quando ne avevo 18 ascoltavo e sapevo stare al mio posto. Io capisco la voglia di essere giovani e sfrontati, ma bisogna avere rispetto. Soprattutto quando non hai ancora vinto niente nella vita. E comunque il rispetto serve anche se hai avuto successo».

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giornalelavoce.it

Contemporaneamente uno sfogo, un richiamo e un consiglio alle più giovani, un manifesto di come la Picci vive e interpreta la sua carriera. Di cui tanti sono i capitoli straordinari già scritti: i trionfi con Bergamo e Novara, la finale di Champions League Pomì Casalmaggiore – Vakifbank Istanbul a Montichiari con una sua magistrale lezione di mani e fuori; il Mondiale vinto inaspettatamente a Berlino nel 2002 con la Nazionale allenata da Bonitta; gli Europei conquistati nel 2009 da squadra favorita con una sua serie impressionante di suoi punti vincenti in finale contro le malcapitate olandesi. Con una costante: riuscire a dare il meglio di sé stessa nel momento decisivo. Come solo i grandi campioni sanno fare. Quelli che nella partita che conta non sbagliano. A cui non tremano mani e gambe. E che anzi sono esaltati, stimolati dall’adrenalina, dalla pressione. È capitato tante volte alla Piccinini di giocare stagioni non esaltanti, essere data per bollita, finita ed emergere quando ce n’era davvero bisogno, in una finale playoff o in una Final Four o nelle fasi conclusive di un Mondiale o di un Europeo. Dote, caratteristica di una vincente. Pronta a nuove sfide e imprese. Perché nell’archivio di papà Roberto c’è di sicuro ancora posto.

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