Uomini al fronte. Donne in campo

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Quando, durante la prima guerra mondiale, i giovani partono in massa per le trincee, tocca alla donne portare avanti la Nazione dalle case alle fabbriche. Molte di queste si erano riconvertite alla produzione di munizioni e così le lavoratrici diventano le “munitionettes”.

Alla sostituzione degli operai nelle fabbriche si aggiunge quella in campo. Le pause pranzo diventano tempi di gioco scanditi dai primi calci al pallone.

Da lì a organizzare le prime partite, il passo, anzi il calcio, è breve. Le prime sono miste,  organizzate per raccogliere fondi per lo sforzo bellico e in cui le donne a volte riescono a imporsi come contro i fucilieri gallesi di artiglieria e le operaie del Whiteaven Munition Girls, vincitrici per 3-2.

Ma gli uomini sono oramai tutti soldati al fronte.

donne calcio

Una partita di calcio femminile disputata nel 1917 ad Adelaide. (Foto da State Library of South Australia, in pubblico dominio)

Le fabbriche iniziano a creare le proprie squadre di calcio femminile, come quella fondata nel 1917 dalla Dick, Kerr & Co., fabbrica di munizioni con sede a Preston, che attira rapidamente migliaia di spettatori alla prima partita e la cui popolarità contribuisce a legittimare il calcio femminile come sport a pieno titolo.

Le calciatrici diventano celebrità e vengono inondate di offerte per giocare in tutto il paese. Era una vera età dell’oro. Una bolla che, però, presto scoppia.

Il contesto è di grandi disordini sociali. A causa della privatizzazione delle miniere di carbone nel marzo 1921 i minatori vengono colpiti da una riduzione dello stipendio. Le Dick, Kerr Ladies provengono dalla classe operaia e non possono restare a guardare e così iniziano a giocare per beneficenza, a sostegno dei minatori, in città industriali duramente colpite come Cardiff e Swansea. La presa di posizione forse non passa inosservata.

Verso la fine del 1921 la FA – Football Association, federazione calcistica inglese – vieta alle squadre femminili di giocare sui campi ufficiali, considerando “il calcio del tutto inadatto alle donne”, da non incoraggiare.

Pregiudizi, preoccupazione che il gioco maschile potesse essere oscurato, o, come sottolinea Barbara Jacobs, autrice di The Dick’s Kerr’s Ladies il fatto che il calcio femminile era “diventato uno sport politicamente pericoloso, per coloro che sentivano i sindacati nemici”?

Betty Stanhope, portiere del Fairey. Altra guerra, stessa situazione: nel 1944 sono ancora una volta le donne a scendere in campo. (Foto dell’Imperial War Museum, in pubblico dominio)

Non abbiamo una risposta o forse non ne esiste una sola.

Le squadre femminili hanno continuato a giocare su campi non FA, ma la mancanza di visibilità sui media ha inevitabilmente attenuato il fascino del gioco.

Se ne riparla solo un secolo dopo.

 

Foto copertina – La squadra delle “Palmers Munitionettes”, accompagnate da un’infermiera. Erano considerate la formazione più forte tra quelle attive lungo le sponde del fiume Tyne. (Foto dell’Imperial War Museum, in pubblico dominio)

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