Di Sara Simeoni, assoluta protagonista dello sport italiano, una delle più efficaci raffinate ed eleganti interpreti del salto in alto a livello mondiale negli anni settanta e ottanta, si sono incredibilmente perse le tracce per decenni. Qualche menzione, qualche riferimento alle sue vittorie e ai suoi record durante le telecronache di atletica. E poco più. Rare interviste, ancora più sporadiche apparizioni pubbliche. Con la stessa Federazione Italiana di Atletica Leggera a non avvertire più il bisogno di ricordarla, di veicolare la sua grande esperienza e le sue indiscusse doti tecniche e umane alla finalità della crescita di nuove generazioni di saltatori. Un oblio prolungato e duraturo, che pareva incontrovertibile, destinato a perpetuare quello strano vizio dello sport di elevare a eroi i suoi protagonisti mentre sono ancora in attività e a dimenticarli, riporli frettolosamente in cantina quando la carriera finisce, sostituiti nel vecchio glorioso ruolo da nuovi interpreti.
Paradossalmente è stata la partecipazione a una trasmissione televisiva della Rai, “Il Circolo degli anelli”, andata in onda durante le Olimpiadi di Tokyo e condotta da Alessandra De Stefano, a far “riscoprire” al grande pubblico Sara Simeoni e le sue gesta sportive. Contribuendo a farla conoscere e apprezzare anche dai più giovani, che ne hanno evidenziato sui social la genuinità, la naturalezza, la risata contagiosa, una straripante simpatia rimasta forse un po’ sottotraccia durante la carriera e ora finalmente pienamente emersa, a sfatare l’ingiusto archetipo della ragazza brava, diligente e un po’ bigotta di provincia.
Ora a celebrare pienamente la vicenda umana e sportiva di questa fuoriclasse ci ha pensato l’autobiografia “Una Vita in Alto” (2022, Rai Libri), vincitrice del Premio Bancarella Sport 2023, scritta a quattro mani dalla stessa Sara e dal giornalista Rai Marco Franzelli, che conferma anche nella scrittura la chiarezza espositiva tante volte dimostrata nello studio del Tg1 nel raccontare in pochi minuti e istantanee i più rilevanti trionfi dello sport italiano.
Dal libro emerge innanzitutto il ritratto romantico di un’atletica molto diversa da quella attuale, in cui i guadagni erano nettamente inferiori, i triangolari e quadrangolari tra Nazionali più importanti dei meeting che poi hanno finito per soppiantarli, in cui vigevano disciplina, sacrificio e serietà ma c’era ancora spazio per la goliardia, il sano divertimento, qualche periodo di svago e di “stacco”, qualche salutare abbondante mangiata e bevuta in compagnia senza l’assillo dei nutrizionisti. Un’atletica – questa è l’altra faccia della medaglia – in cui lo sportivo se la doveva cavare da solo sotto ogni aspetto, non potendo contare sul supporto di professionisti, di manager pronti a filtrare richieste di interviste e appuntamenti, di psicologi abili a far gestire all’atleta l’ebrezza della vittoria e lo sconforto dell’insuccesso.
Sara Simeoni ripercorre con schiettezza e senza remore i primi approcci all’attività agonistica; i traumi del primo raduno collegiale a Pesaro, tramortita dalla durezza dei metodi del professor Carlo Vittori, celebre allenatore di Pietro Mennea; la scelta coraggiosa di allontanarsi, ancora giovanissima, dalla casa di famiglia di Rivoli Veronese per trasferirsi nel centro federale di Formia insieme all’allenatore e fidanzato Erminio Azzaro con lo scopo di maturare, far diventare il salto in alto ragione di vita oltreché passione sportiva.
La Simeoni ha costruito la sua sfavillante carriera per gradi, accumulando esperienza, dimostrandosi assoluta maestra nell’interpretare alla perfezione le gare, nello studiare le altre concorrenti, cogliendo le loro debolezze e i loro punti di forza, continuamente stimolata dal confronto, la sfida, il duello. Tra le tante avversarie affrontate in pedana a spiccare per bravura e longevità agonistica in particolare due atlete definite nel libro le mie nemiche amatissime, parafrasando il titolo di una canzone di Gianni Morandi: la tedesca dell’est Rosemarie Ackermann, ultima sublime interprete della tecnica del salto ventrale per la quale Sara nutriva sincera stima e simpatia e la tedesca dell’ovest Ulrike Meyfarth, due volte campionessa olimpica, il cui atteggiamento spocchioso e altezzoso non piaceva granché alla nostra portacolori.
L’esordio olimpico fu a Monaco di Baviera 1972, accompagnato da un incoraggiante sesto posto e funestato dall’angoscia per il terrificante agguato perpetrato da terroristi palestinesi all’interno del villaggio olimpico. Poi il crescendo rossiniano: il bronzo agli Europei di Roma 1974; l’argento alle Olimpiadi di Montréal 1976; il record del mondo ottenuto tra la sorpresa generale nel 1978 durante il meeting di Brescia a quota 2 metri e 01 centimetri; l’oro ai Campionati Europei di Praga 1978, una vera e propria consacrazione, una vittoria conquistata con classe, pazienza e forza mentale affrontando una qualificatissima concorrenza e condizioni climatiche ostili, eguagliando il proprio record del mondo. Una competizione appassionante, non adatta ai deboli di cuore, entrata di diritto nel novero degli eventi più significativi dello sport italiano, talmente lunga da costringere la Rai a stravolgere i propri palinsesti televisivi per permettere agli Italiani di goderne l’esito finale.
Grande spazio anche al racconto degli ultimi due trionfali appuntamenti olimpici cui ha partecipato, Mosca 1980 e Los Angeles 1984, caratterizzati da percorsi di avvicinamento alla competizione e da aspettative molto diverse fra loro. In Unione Sovietica Sara arrivò con i favori del pronostico e grande pressione, riuscendo infine a portare a casa uno storico oro, nonostante la crisi di panico che la attanagliò all’arrivo in pedana superata grazie a un urlaccio dell’amato Erminio. Negli Stati Uniti al contrario approdò tra la sfiducia generale, dopo anni contraddistinti da pochi eccellenti risultati, cocenti delusioni e tanti limitanti infortuni muscolari e ai tendini di Achille. E in quel contesto che probabilmente la Simeoni diede in assoluto il meglio di sé: con il fisico logorato da mille battaglie, l’ambiente a considerarla ormai un’atleta sul viale del tramonto, in procinto di essere archiviata, reagì da campionessa, sfoderando una prestazione monstre, raggiungendo quota 2 metri come non riusciva da anni e portando a casa un argento insperato e sfavillante, terza medaglia olimpica di una carriera e di una vita condotta costantemente in alto.
UNA VITA IN ALTO
di Sara Simeoni, con Marco Franzelli
RAI LIBRI – 297 pagine
Euro 18,00