Il lungo applauso di Mattia e Nicolò

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baggio

Nel dicembre del 1993 France Football assegna a Roberto Baggio il Pallone d’Oro. Il premio più importante per un singolo giocatore. Ai giornalisti disse: «Qual è stato il momento più bello del viaggio? Beh… il sorriso di mia figlia Valentina all’ingresso di Euro Disney».

 

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«Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio» disse Jorge Luis Borges. Non potrebbe esserci un incipit differente per la storia di Mattia (Desenzano del Garda, 1991) e Nicolò (Brescia, 1993), entrambi amanti  – e praticanti – del gioco più popolare in Italia. Un amore per il calcio che passa attraverso la squadra della propria città, categoria pulcini.

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Sono gli anni del fine carriera di uno degli sportivi più amati di sempre al mondo. Roberto Baggio arriva a Brescia. Quello dei due ragazzi, e non potrebbe essere diversamente, è amore a prima vista. “Un amore così grande, tanto caldo dentro e fuori intorno”. Perché quello che Baggio si è sempre conquistato sul rettangolo di gioco è l’amore dei tifosi. Sorrisi, stima e affetto incondizionato. Aspetto ben visibile nel libro a fumetti “Roberto Baggio. Credere nell’impossibile” edito da Becco Giallo, la prima fatica editoriale – prima solo auto pubblicazioni e collaborazioni – per Mattia Ferri (sua la sceneggiatura) e Nicolò Belandi (tavole e acquerelli). Si proprio loro, i ragazzi di Brescia.

Una ricerca di due anni per documentarsi sulla carriera, gli aneddoti e le giocate di Baggio. Due anni spesi bene, a giudicare da come sono disegnati i movimenti e le espressioni del calciatore. A tratti sembra più un album fotografico che un fumetto.

La graphic novel, o meglio, la biografia a fumetti, comincia con la telecronaca di Bruno Pizzul. Pasadena. Stadio Rose Bowl, 17 luglio 1994. È immediata l’immersione in un ricordo caratterizzato dai calci di rigore e dagli “errori azzurri”. Poi è un flashback continuo, forse un po’ difficile da seguire per chi non conosce il personaggio.

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Tanto colore, così come le maglie che il Divin Codino ha vestito in carriera. Non poteva essere diversamente. Vi immaginate a disegnare solo con le chine le maglie di Juve, Milan, Inter e Vicenza? Acquerelli molto ricchi e minuziosi, ritoccati più volte, differenti dagli altri “titoli sportivi” di Becco Giallo. I dribbling di Baggio richiamano un po’ il “Maradona” di Paolo Castaldi, ma credo che questo non sia un mistero. È stato proprio il libro del milanese a spingere gli autori a cimentarsi con una graphic novel a tema sportivo.

I capitoli ripercorrono tutte le fasi e gli aspetti della carriera, le gioie e i dolori, i club e la nazionale. Calci piazzati, finte e contro finte. Assist, dribbling e fraseggi. L’esordio in Serie A e il primo infortunio con il Lanerossi Vicenza. Le meravigliose giocate sui campi di calcio.

Spazio anche agli aspetti negativi della carriera: i rapporti conflittuali con gli allenatori – Marcello Lippi su tutti – e la lunga lotta contro gli infortuni. Troppo deboli le sue ginocchia, una fragilità che condizionerà a vita il vicentino.

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Ma soprattutto le storie di una bella persona. La vicinanza a Stefano Borgonovo durante la malattia; il rapporto con il Buddismo; l’abbraccio con Daniele Bonera in lacrime per la scomparsa di Vittorio Mero, terzino del Brescia; i gol nello storico Brescia-Atalanta 3-3, quello di Carlo Mazzone sotto la curva dei bergamaschi; la sciarpa viola raccolta a Firenze il 6 aprile del 1990. La volontà di terminare la stagione 1997/98 al Bologna nonostante le “avances” di Massimo Moratti.

Ho particolarmente apprezzato la chiave di lettura del libro, raccontare la sensibilità di Roberto, presentando gli aneddoti che hanno reso famoso non solo il giocatore, ma l’uomo. Le scelte che nonostante una classe smisurata hanno portato Baggio a vincere pochi trofei. La sua volontà di privilegiare la provincia agli ingaggi – e quindi alle vittorie – lo ha però spesso ricompensato sul campo. La vera dimensione forse Baggio l’ha trovata proprio a Bologna e Brescia e non nei grandi club, lontano da dualismi che spesso lo hanno “danneggiato”.

credere impossibile

Libro che termina così come cominciato. Mondiale USA ‘94. Rigori. Triplice fischio.

Ma fortunatamente c’è spazio per il capitolo 9 e mezzo – in onore a come Platini definì Baggio? -.

Stadio Giuseppe Meazza, 16 maggio 2004. Milan-Brescia. Un applauso senza fine per la chiusura di una carriera incredibile. Un modo esemplare di scrivere “fine” per questa graphic novel. Si restituisce l’umanità del calciatore italiano più amato di sempre, in grado con i suo estro e la sua classe di unire in un lungo applauso il giudizio dei tifosi. Di tutti.

Anche di Matteo e Nicolò… li avete riconosciuti?

«In quell’applauso ho sentito veramente l’affetto della gente che mi accompagnava nei miei ultimi secondi in campo da calciatore. E credo che abbia riassunto un po’ tutta la mia carriera».

ROBERTO BAGGIO. CREDERE NELL’IMPOSSIBILE

di Mattia Ferri & Nicolò Belandi

BECCO GIALLO – 160 pagine

Euro 18,00

La citazione da ricordare

“Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita quello che si è, nel modo migliore. Questo vale per il calciatore, per il falegname, l’agricoltore o per il fornaio”.

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  1. […] Degustazione consigliata leggendo “Roberto Baggio. Credere nell’impossibile” di Mattia Ferri e Nicolò Belandi (Becco Giallo) […]

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