Raffaella Manieri, pioniera del calcio femminile

raffaella manieri

Nel 2023 in Australia e Nuova Zelanda si disputeranno le fasi finali del Mondiale di calcio femminile, alle quali l’Italia ha conquistato il diritto di partecipare per la seconda edizione consecutiva. Vedremo se le ragazze allenate da Milena Bertolini riusciranno a riscattare l’ultimo deludente Europeo e a colmare il gap tecnico e di prestanza fisica ancora evidente rispetto ad altre Nazionali. Ovviando ad una competitività del nostro campionato che, nonostante gli importanti ma ancora non sufficienti passi in avanti compiuti, risulta purtroppo non all’altezza di altri prestigiosi tornei europei.

Farà sicuramente un tifo sfegatato per le ragazze Raffaella Manieri, ex calciatrice che ha vestito la maglia della Nazionale per ben 65 volte in competizioni ufficiali pur non avendo mai avuto la possibilità di disputarlo, un Mondiale. Nata a Pesaro nel 1986, è stata una pioniera di questo sport, tracciando non senza difficoltà una strada poi intrapresa e percorsa da molte altre ragazze che hanno deciso di dedicare una parte importante della loro vita al calcio.

La sua passione per questa disciplina è nata quasi per caso, dando i primi calci a un pallone insieme ai suoi amici coetanei dell’Arzilla, un piccolo quartiere di Pesaro immerso nel verde delle colline marchigiane. Unica bambina a giocare tra tanti maschietti, ci ha preso gusto assecondata da una famiglia non particolarmente sportiva che ha sempre sostenuto e difeso le sue scelte.

raffaella manieri

Raffaella Manieri durante un incontro al Panathlon Pesaro. (Foto Panathlon Pesaro)

In un’epoca in cui il calcio femminile in Italia era obiettivamente meno popolare di oggi, non sono purtroppo mancate le discriminazioni, le situazioni non facili, gli epiteti, i risolini, i commenti carichi di pregiudizi provenienti non solo dai compagni di classe ma anche da adulti per i quali non era “onorevole” che una ragazza giocasse a pallone facendo il “maschiaccio”. Crescendo sono poi sopraggiunte anche altre difficoltà, quelle che incontrano tutti gli studenti che cercano di conciliare studio e sport praticato a livello agonistico, con il loro carico di esigenze e istanze cui il sistema scolastico italiano non è ancora in grado di rispondere e farsi carico in maniera compiuta e organizzata.

Nulla di tutto questo ha però scalfito la sua passione. Più forte di ogni altra cosa è stata la gioia di fare ciò che più amava al mondo. Non essendoci a Pesaro società di calcio femminile attive in quel momento, nel 1999 è andata a giocare alla Vigor Senigallia: 80 chilometri andata e ritorno percorsi diverse volte alla settimana. Uno sforzo ben ripagato dalle soddisfazioni sul campo con la scalata dalla Serie B alla massima serie, acquisendo la consapevolezza che era possibile ambire a ulteriori più ambiziosi traguardi nella sua carriera.

Difensore moderno ed ecclettico, con piedi molto educati e il vizietto del gol, nel 2005 viene acquistata dal Torino e nel 2007 si trasferisce al Bardolino Verona con cui conquista il suo primo scudetto e debutta in Champions League. L’ennesima svolta arriva un anno dopo, nel 2008, con il passaggio alla Torres di Sassari, una società dalle grandi potenzialità, con cui vince in 5 anni 4 Campionati, una Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane.

Il feeling con la Sardegna diventata sua seconda casa è intenso. Raffaella è già una delle giocatrici più vincenti della storia italiana. Ma tutto questo non le basta, ha bisogno di nuovi stimoli, altre motivazioni. Ha voglia di mettersi in gioco in un campionato più competitivo, al cospetto delle calciatrici più forti d’Europa, per misurarsi, non accontentarsi del livello raggiunto, migliorarsi. In un periodo in cui i trasferimenti all’estero sono tutt’altro che diffusi decide così di intraprendere una nuova affascinante avventura accasandosi in Germania, alla corte del Bayern Monaco, rivelandosi anche in questo senso una pioniera, una precursora, anticipando una scelta, quella di giocare fuori dai patri confini, che dopo di lei tante altre calciatrici italiane adotteranno.

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Raffaella Manieri nel 2016, ai tempi della sua esperienza nel Bayern Monaco. (Foto di Lokomotive74, el_loko74, CC BY 3.0 DEED)

L’ambientamento in terra teutonica inizialmente non risulta facile, la Manieri da prima della classe si ritrova a essere una delle tante, con una concorrenza interna spietata da affrontare, con nuovi automatismi da apprendere, con una preparazione fisica molto più dura e meticolosa da approcciare.

Completata la fase di apprendistato, forte di quella grinta che l’ha sempre contraddistinta fin da quando rubava il pallone dai piedi dei suoi coetanei maschi sul campo dell’Arzilla, la Manieri riesce a esordire, giocare e festeggiare con le compagne il titolo di campione di Germania 2014-2015, che mancava al Bayern dal 1976 e che la squadra bissa nel successivo campionato di Bundesliga femminile 2015/2016. Un successo festeggiato davanti a 15.000 tifosi insieme a Guardiola e a celebri colleghi del Bayern tra cui Benatia, Dante, Müller, tutti rigorosamente in abito tradizionale bavarese. «L’esperienza in Germania mi ha fatto crescere, lì ho toccato l’apice della mia carriera, mi ha dato tanto ma a livello umano mi ha anche tolto tanto. In Germania le cose sono molto diverse rispetto all’Italia, i Tedeschi sono molto schematici, ho dovuto rimettere in discussione tutto» ha raccontato in più di un’occasione.

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Raffaella Manieri, capitano del Milan, insieme a Regina Baresi, “collega” dell’Inter nel 2019. (Foto di Nehme1499, CC BY-SA 4.0 DEED)

Ritornata in Italia nel 2016, la Manieri gioca le sue ultime stagioni ad alto livello al Brescia e al Milan, di cui diviene anche capitana, mettendo a disposizione delle sue compagne e di tutto il movimento calcistico femminile italiano l’esperienza maturata, i dettami tattici imparati, le metodologie di allenamento apprese. Un bagaglio di conoscenze sicuramente molto utile anche a far crescere a livello internazionale la Nazionale italiana.

Ma se c’è una cosa per la quale il calcio e lo sport del nostro Paese devono ringraziare Raffaella Manieri e altre pioniere come lei è l’essere riuscite con coraggio, abnegazione e la forza della loro passione ad abbattere molti stupidi stereotipi e pregiudizi.

 

Foto copertina di Raffaella Manieri, @RaffaManieri on Facebook

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