I progetti sociali che nobilitano lo sport

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Lo sport costruisce ponti, cementifica rapporti umani e sociali, genera solidarietà tra popoli. Queste affermazioni sembrano spesso frasi fatte e un po’ ipocrite, afferenti a un mondo idilliaco lontano anni luce da quello reale. Fortunatamente però talvolta trovano ancora riscontro in azioni concrete, come la serie di iniziative benefiche e solidali raccontate durante un recente incontro promosso dal Panathlon Club Pesaro. Messe in atto in questo caso da appassionati di basket che non sono grandi campioni o celebri allenatori, non giocano nel Campionato di Serie A, non esibiscono le loro doti in Eurolega o in NBA. I cui nomi, leggendoli, non vi diranno probabilmente assolutamente nulla, ma che vogliamo ricordare in questo articolo per celebrare la valenza sociale dei loro progetti legati allo sport.

Beatrice Terenzi ed Elisabetta Ferri sono ad esempio due stimate giornaliste pesaresi del Resto del Carlino che anni or sono hanno avuto l’idea di fondare la Nazionale femminile Basket Sorde di cui sono tuttora dirigenti. Il progetto che all’inizio appariva visionario se non folle, avvolto dallo scetticismo dei più, ha incontrato mille difficoltà tra cui quelle di reperire fondi e coinvolgere almeno 10 giocatrici di buon livello da far esordire nelle competizioni internazionali.

Beatrice Terenzi e Elisabetta Ferri, fondatrici della Nazionale Basket femminile sorde. (Foto Panathlon Pesaro)

Sconfitte anche sonore hanno accompagnato le prime apparizioni in campo senza però demoralizzare né loro né le ragazze che hanno trovato in questa esperienza una ottima occasione per socializzare, diventare amiche, superare la fase pandemica che caratterizzata dall’uso obbligatorio delle mascherine ha creato aggiuntive problematiche comunicative rendendo più complicato l’utilizzo della lingua dei segni. La squadra si è piano piano arricchita di nuovi elementi, ha aumentato il suo bagaglio tecnico, ha potuto contare sul supporto economico e logistico di un imprenditore lungimirante come Giovanni Ranocchi. Ha infine vinto uno storico oro agli Europei del 2021 a Pescara e la medaglia d’argento alle Olimpiadi 2022 per non udenti disputate a Caxias do Sul in Brasile.

Grazie a due giovani ragazzi pesaresi, moglie e marito, Lucia Gigliotti e Alfredo Caranna, dal fango è nato un campo da basket in Ghana. La palla a spicchi è sempre stata per loro una questione di famiglia. Lucia è la figlia di Giulio, ex allenatore di basket ed ex dirigente del Comune di Pesaro, lei stessa ha giocato e poi si è seduta su una panchina come allenatrice. Alfredo è stato coach nelle giovanili della Victoria Libertas Pesaro. Hanno deciso di trascorrere le loro ferie in Africa, più precisamente in Ghana, a Kumasi, a fare volontariato con l’associazione ‘Samba Africa’ per un progetto legato al basket, allenando in una high school.

Alfredo Caranna e Lucia Gigliotti. (Foto Panathlon Pesaro)

La scuola in cui si trovavano aveva assolutamente bisogno di una risistemata al campo e di canestri nuovi. Non hanno perso tempo, organizzando una raccolta fondi a Pesaro che ha consentito di raccogliere 3.300 euro circa utilizzati per migliorare il fondo del campo, dotandolo contestualmente di nuovi canestri e retine. Per la felicità delle ragazze e dei ragazzi locali che prima di questi interventi, dopo ogni pioggia, erano costretti a spazzare l’acqua dal campo per poter giocare. E che ogni giorno dimostrano una passione e un amore per la pallacanestro talmente smisurati che pur di poter fare quattro tiri attaccano le suole delle scarpe con la colla prima di cominciare.

Ospite dell’incontro anche Stefano Panzieri, figlio dell’indimenticato Luigi Panzieri, uno degli ideatori del gemellaggio tra Pesaro e Keita, una città del Niger in cui l’estrema povertà non scalfisce la dignità di ragazzi che amano l’attività fisica e la pallacanestro. Il sodalizio è stato suggellato dall’organizzazione a Pesaro di un torneo di basket giovanile chiamato Viva Keita, divenuto in breve tempo uno dei più prestigiosi, partecipati e longevi d’Italia e a cui sono riusciti a partecipare in alcune edizioni anche i ragazzi provenienti dalla città africana. I proventi del torneo, le cui fasi finali si giocavano in luoghi simbolo della città di Pesaro come Piazza del Popolo o Rocca Costanza, sono serviti a realizzare un nuovo campo da basket nella città del Niger.

Stefano Panzieri racconta l’esperienza del torneo Viva Keita. (Foto Panathlon Pesaro)

Un’iniziativa simile a quella che, promossa dal Leo Club Pesaro rappresentato dal presidente Sergio Luzi Fedeli, ha reso possibile il finanziamento e la costruzione di alcuni campi da gioco a Wolisso, in Etiopia.

Chissà quanti progetti di questa valenza vengono realizzati in tutta Italia: forse trovano poco spazio nelle prime pagine dei giornali anche locali ma ci aiutano a conservare speranza e fiducia nel genere umano e nel valore sociale dello sport che nonostante tutto continua a sopravvivere e risplendere.

 

Foto copertina – I partecipanti alla serata in cui si è parlato del valore sociale del basket e dello sport. (Foto Panathlon Pesaro)

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