Fiore all’occhiello dei trofei sportivi, ogni anno, dal 1967, viene disegnato, realizzato interamente in argento, e saldato a mano per la National Football League dalla Tiffany & Co. nel laboratorio di Cumberland, Rhode Island per incoronare la squadra campione del Super Bowl. La ‘leggenda’ narra che, nel 1966, il commissario della National Football League, Pete Rozelle, chiede all’azienda di gioielli di lusso di ideare un trofeo per i campioni della lega. Ed è l’allora vicepresidente di Tiffany, Oscar Riedner, ad assumere l’incarico, pur non conoscendo affatto lo sport.
Acquista subito una palla da football americano per farsene almeno un’idea e il giorno seguente, a pranzo con Rozelle, disegna su un tovagliolo da cocktail la bozza di quello che sarebbe poi diventato il Trofeo Vince Lombardi.
E quindi, sebbene il football americano fosse praticato dal lontano 1869, il primo trofeo è stato assegnato solo quasi cento anni dopo quando, nel 1967, i Green Bay Packers, guidati dall’allenatore Vince Lombardi, sconfiggono i Kansas City in quello che viene ‘registrato’ come il Super Bowl I. Lombardi lo vince di nuovo nel 1968 contro gli Oakland Raiders ed è per questo straordinario successo che, quando, nel 1970 il leggendario tecnico muore, il premio gli viene intitolato.
Così sul lungo supporto, coronato dalla replica di una palla da football di dimensioni regolamentari e completa di lacci, in posizione di kick off, ogni anno al posto dell’originario ‘World Professional Football Championship Trophy’ viene inciso ‘Vince Lombardi Trophy’, oltre ai numeri romani della partita di quell’anno, uno scudo della NFL e ai dettagli della singola partita aggiunti dopo il match.
Il premio, alto 56 centimetri e del peso di 3,2 chilogrammi, e che, a differenza della Stanley Cup di hockey che viene passata alla squadra vincente ogni stagione, viene conservato da ogni vincitrice del Super Bowl, in questo 2022 compie 50 anni.
Foto copertina di Governor Tom Wolf from Harrisburg, PA, da Vince Lombardi Trophy Visits the Pennsylvania Capitol, CC BY 2.0