Le nuove guerre del calcio

Le dimissioni agostane di Roberto Mancini da Commissario Tecnico dell’Italia e il suo nuovo incarico molto ben remunerato come allenatore dell’Arabia Saudita hanno monopolizzato i dibattiti televisivi, le chiacchiere sotto gli ombrelloni, le prime pagine dei quotidiani non solo sportivi. Suscitando clamore così come alcuni colpi di mercato che hanno visto top player del calcio internazionale – non solo giocatori a fine carriera ma anche atleti ancora nel pieno della loro attività – lasciare i rispettivi club di appartenenza europei e sudamericani per accasarsi in formazioni della Saudi Pro League, il campionato di calcio dell’Arabia Saudita, le cui partite più importanti saranno trasmesse per l’intera stagione dal canale televisivo privato italiano La7.

Questo fenomeno, sebbene abbia conosciuto un’accelerazione decisa nell’ultimo anno, ha radici ben più lontane e profonde e rientra in un più generale tentativo da parte di molti governi di accrescere peso e legittimazione geopolitica attraverso lo sport – l’India ci sta invece riuscendo con le sue missioni nello spazio -. E se sorprende molti opinionisti, era invece già stato scandagliato e perfettamente analizzato nel suo libro “Le nuove guerre del calcio” da Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole24 Ore, esperto degli affari che ruotano intorno al mondo del calcio e dello sport di cui si occupa anche nel blog “Calcio & Business” divenuto punto di riferimento per appassionati e addetti del settore.

La copertina del libro. (Foto di Angelo Spagnuolo)

Nella sua voluminosa opera, inserita tra i 6 vincitori del Premio Selezione Bancarella Sport 2023, Bellinazzo ricostruisce lo straordinario boom economico del calcio negli ultimi 20 anni bruscamente interrotto dalla pandemia che determinando l’interruzione dei campionati e il successivo svolgimento delle partite a porte chiuse ha fatto perdere tanti introiti alle società calcistiche, mettendo a nudo le fragilità economiche, strutturali e sistemiche di un settore cresciuto a dismisura senza poter contare su basi consolidate.

Molto interessante è la descrizione della vicenda Superlega, tentativo mal congeniato e comunicato di superare l’improvvisa crisi finanziaria costituendo una nuova competizione riservata a soli 20 club europei, osteggiato dalla Uefa di Čeferin e affossato dalla rivolta dei tifosi, soprattutto inglesi, desiderosi di preservare l’integrità e il fascino della Premier League idealizzata come una competizione aperta e non chiusa in cui tutti possono sognare di vincere. Una rivolta avallata e cavalcata dalla politica e soprattutto dall’allora premier inglese Boris Johnson, subito pronto a minacciare e adottare provvedimenti governativi tesi a ostacolare la nascita del nuovo format e indurre a rinunciarvi i 6 club britannici inizialmente aderenti, Chelsea, Tottenham, Manchester United, Arsenal, Liverpool, Manchester City.

Il presidente Uefa Aleksander Čeferin consegna un premio a Rinat Akhmetov, presidente dello Shakhtar. (Foto di Press-office da Flickr.com, CC BY-SA 2.0 DEED)

Sullo sfondo i contrasti tra la Uefa e la Fifa presieduta da Infantino, da una parte dichiaratasi almeno formalmente contraria all’ipotesi Superlega ma dall’altra intenzionata a proporre un nuovo più composito Mondiale per Club e promulgatrice dell’idea di organizzare il Mondiale di calcio per le Nazionali ogni due anni, anziché quattro. Con il rischio concreto di intasare ulteriormente un calendario già fitto di partite, di svilire il valore della Coppa del Mondo legato alla sua cadenza quadriennale, cozzando inevitabilmente con gli interessi e gli spazi già occupati dalla Champions League e dai campionati nazionali.

Noi tifosi siamo ovviamente molto attenti ai risultati sul campo, sogniamo sempre nuovi mirabolanti acquisti nelle sessioni di mercato, non ci scandalizziamo neppure più di fronte agli ingaggi percepiti dai calciatori e alle provvigioni dei loro super agenti, cui Bellinazzo dedica alcune pagine ricostruendo la loro crescente influenza dopo la sentenza Bosman del 1995 e alcuni provvedimenti della Fifa diretti a una liberalizzazione del settore divenuta ben presto selvaggia e incontrollata.

Soprattutto non ci stiamo rendendo conto come stiano profondamente mutando le proprietà delle squadre di calcio. Negli anni ’80 e ’90 c’erano ancora i Costantino Rozzi e i Romeo Anconetani, i Dino Viola e i Silvio Berlusconi, famiglie che legate a uno specifico territorio si facevano carico di squadre che si identificavano con una città. Ora le società dei campionati europei, anche complice la spirale recessiva in cui si è avvitato il calcio, sono facile preda della finanza internazionale, di petrolieri arabi, di magnati russi, di fondi di investimento statunitensi che iniettano grandi somme di denaro non più sostenibili dagli imprenditori nostrani. E ciò senza avere spesso neppure un volto riconoscibile, senza alcun legame con la storia, le abitudini, le tradizioni di un luogo, con il solo scopo di ricavare denaro e lauti profitti da quelle gestioni. Dimenticando spesso come le società calcistiche non siano imprese come le altre ma siano portatrici di un imprescindibile bagaglio sociale e valoriale. Abbandonando rapidamente la nave quando le cose vanno male, come accaduto nella Ligue 1 francese al Bordeaux, lasciato a sé stesso e ai suoi debiti da un fondo di investimento statunitense.

Marco Bellinazzo a Pontremoli (MS) con gli altri finalisti durante la serata conclusiva del Bancarella Sport. (Foto di Angelo Spagnuolo)

In questa nuova ottica gestionale si stanno sempre più diffondendo le multiproprietà, con le stesse aziende a investire capitali in più squadre di campionati diversi. Un fenomeno in continua ascesa, ancora scarsamente regolamentato, che ha anche generato alcuni sporadici casi – ben evidenziati da Bellinazzo – che hanno messo a rischio uno dei principi fondamentali dell’ordinamento sportivo, l’integrità dei tornei da preservare vietando la partecipazione a una stessa competizione di più club che non siano formalmente e concretamente indipendenti.

Il calcio sta perdendo gran parte della sua mistica, dilapidando il suo patrimonio sentimentale e identitario. Non tutto pare però definitivamente perduto: l’opposizione dei tifosi europei alla Superlega, le contestazioni sempre più numerose ai top club che vogliono far diventare gli stadi costosi e ovattati teatri a discapito delle curve, la commozione sgorgata spontanea alla notizia della morte di Diego Armando Maradona e Paolo Rossi identificati con il calcio romantico e genuino di una volta che non c’è più, sono tutti segnali di una resistenza, di un disperato appello a rispettare le tradizioni popolari, a darsi una moderata, ad aderire a un approccio maggiormente etico.

Vedremo se queste istanze verranno raccolte o ignorate nel prossimo futuro. Intanto ringraziamo Marco Bellinazzo per averci fornito con la sua opera suffragata da tanti dati e analisi economiche un quadro dettagliato dello stato dell’arte in cui versa un mondo del pallone che nonostante tutto amiamo ancora ma vorremmo profondamente più umano.

 

LE NUOVE GUERRE DEL CALCIO

di Marco Bellinazzo

FELTRINELLI – 355 pagine

Euro 22,00

 

Foto copertina – Cristiano Ronaldo con la maglia dell’Al-Nassr. (Foto di Meghdad Madadi, Tasnim News Agency, CC BY 4.0 DEED)

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