Messi, una Coppa del Mondo per completare la metamorfosi

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Avrà inizio tra pochi giorni il Mondiale di calcio 2022 organizzato in Qatar, al quale come noto non parteciperà la Nazionale Italiana che allenata da Roberto Mancini ha clamorosamente fallito la qualificazione alle fasi finali perdendo a Palermo i playoff contro la Macedonia del Nord.

Tra le favorite ad aggiudicarsi la vittoria l’Argentina capitanata da Lionel Messi che dopo una carriera piena di trofei e riconoscimenti personali disputerà probabilmente il suo ultimo Mondiale, agognando quel titolo che ancora gli manca, il più desiderato, quello sognato fin da bambino.

Alla vigilia del torneo abbiamo letto con molto interesse il libro “Messi” (2022, 66tha2nd) di Fabrizio Gabrielli, una delle firme più apprezzate dell’“Ultimo Uomo”, grande esperto di calcio e di Sudamerica. Su Lionel Messi calciatore, sui suoi successi col Barcellona sappiamo ovviamente già molto, sono stati scritti articoli e manuali ma Gabrielli ci fornisce una angolazione, una prospettiva originale, soffermandosi non solo sulle vittorie ma anche sui periodi complicati affrontati in carriera dalla Pulce, sulla sua ossessione spasmodica per il miglioramento, la perfezione, l’affermazione, sulla sofferenza provata per non essere stato sempre amato dagli argentini quanto avrebbe voluto, sul peso sopportato a fatica di essere Maradona tutti i giorni, gestendo a fatica la pressione di continui, impietosi, ingenerosi paragoni tra calciatori di epoche e temperamenti differenti.

messi

La copertina del libro. (Foto Overtime)

Il racconto parte da Lionel bambino che, accompagnato da nonna Celia, all’età di 3 anni si presenta al campetto del Grandoli, estrema periferia di Rosario, e inizia a giocare con altri ragazzini più grandi, sorprendendo tutti, mostrando il talento cristallino e innato a suon di dribbling ubriacanti e gol. A 7 anni entra a far parte di un contesto più professionale, si accasa al Newell’s Old Boys che contende al Rosario Central la supremazia cittadina e che ha visto militare tra le sue fila altri grandi protagonisti del calcio argentino come Marcelo Bielsa e “El Tata” Martino.

La stoffa del grande calciatore non è in discussione. Ma Lionel è gracilino, di bassa statura. Uno stimato dottore, il professore Diego Schwarzstein, gli diagnostica l’incapacità delle sue ghiandole di produrre l’ormone della crescita e gli prescrive una terapia piuttosto costosa. La famiglia Messi, non indigente ma neppure facoltosa, fatica a pagare le cure mentre il Newell’s che non scommette fino in fondo sulle qualità di quel ragazzo si dichiara non più disposto a coprire le spese del trattamento. È la classica goccia che fa traboccare il vaso, incrinando ulteriormente un rapporto già teso, privo della necessaria reciproca fiducia.

La famiglia Messi prepara così la fuga in Europa, a Barcellona, avvertita come necessaria, fondamentale per far crescere calcisticamente il ragazzo. Una fuga che dopo il superamento del provino e l’entrata nella Masia, farà la sua fortuna ma determinerà un profondo distacco con la gente della sua terra che lo percepirà come “il meno argentino degli argentini” – usando una espressione dello scrittore Martín Caparrós – che gli rimprovererà di conoscere meglio la Catalogna che Buenos Aires, di essere lontano anni luce dal carisma di Diego Armando Maradona, l’uomo simbolo con la sua mano de Dios del riscatto di un intero popolo contro l’odiata Inghilterra, il calciatore che pur giocando all’estero avvertiva spesso il bisogno di tornare nell’amata patria.

Nonostante le iniziali difficoltà di ambientamento dovute anche al carattere schivo e acuite da un infortunio piuttosto serio alla tibia agli esordi della sua avventura nell’under 15, Messi a Barcellona si fa rapidamente strada, arriva in prima squadra e ne diventa punto di riferimento, segna e fa segnare, si erge a condottiero silenzioso di una formazione che infarcita di campioni conquista scudetti, Champions League, altri trofei minori. Messi che nel frattempo fa incetta di Palloni d’Oro diviene esso stesso il Barcellona, talmente influente da orientare con le sue dichiarazioni e prese di posizione gli esiti delle elezioni presidenziali del club blaugrana, da imporre ai vertici societari la scelta dei nuovi allenatori.

Fabrizio Gabrielli a Overtime 2022. (Foto Overtime)

Ma se Lionel nel club di appartenenza riesce a dare il meglio di sé e a vincere, quando indossa la maglia dell’Argentina diviene meno decisivo, si incupisce, perde la proverbiale capacità di inventare qualcosa quando tutto sembra piatto e monotono. Arrivano brucianti eliminazioni e sconfitte ai Mondiali, in Coppa America, e la sua gente spesso gliene addossa le responsabilità, rimproverandogli di essere apatico, svogliato, di non sudare la maglia, di metterci meno impegno di quanto non faccia in Spagna. Scattano inesorabili i soliti confronti con Maradona che un Mondiale l’ha vinto, giocando quasi da solo.

Non sempre posto al centro dei progetti e del gioco dell’Albiceleste, Lionel per anni ha sofferto maledettamente questa situazione, persino le distanze materiali che tendeva a interporre in campo tra sé e gli altri, oggetto di studio di una scienza chiamata prossemica, sembravano evidenziare quell’imbarazzo, un profondo disagio.

Nell’ultima parte della sua carriera le cose però, come ben evidenziato da Gabrielli, paiono essersi completamente invertite, rovesciate. Prima nel Barcellona e poi nel Paris Saint Germain, la società in cui si è trasferito dopo un’estate di polemiche nel 2021, ha iniziato a conoscere l’onta di avvilenti sconfitte, soprattutto in Champions League, abbandonando anche le velleità da leader, ritagliandosi un ruolo più modesto e marginale in squadra.

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Il firma copie dell’autore. (Foto Overtime)

Al contrario in Nazionale ha cominciato a incidere, a rivelarsi determinante, rincorrendo ogni pallone, palesando una grinta mai dimostrata prima, trascinando i suoi compagni alla conquista della Coppa America nel 2021. Una vittoria ancora più straordinaria perché ottenuta in finale contro gli storici rivali del Brasile al Maracanã, dove la formazione verdeoro non aveva più perso dopo il nefasto Maracanazo del 1950. Un successo che ha sugellato una metamorfosi, facendolo finalmente entrare nei cuori dei tifosi che gli hanno tributato grandi manifestazioni d’affetto.

Un’ammirazione che siamo sicuri si tramuterebbe in vera e propria sempiterna venerazione se Messi riuscisse a vincere la prossima imminente Coppa del Mondo.

 

MESSI

di Fabrizio Gabrielli

66THA2ND – 294 pagine

Euro 18,00

 

Foto copertina – Lionel Messi festeggia una vittoria con la maglia albiceleste. (Foto di Agencia de Noticias ANDES, CC BY-SA 2.0 DEED)

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