Il capitano è una bella “Madame de”… Château de la Selve

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château de la selve

Degustazione consigliata leggendo “La Grande Boucle arriva tra i monti delle tribù celtiche”di Pietro Pisaneschi

A pochi chilometri dalla Côte d’Azur e dalla Provence si può scoprire l’Ardèche, territorio ancora poco conosciuto dai turisti italiani. Una terra poco abitata, selvaggia. Torrenti irrequieti dipinti col pennello, un must per escursioni adrenaliniche in canoa. Grotte e pareti per coloro che amano la scalata. Emozioni forti quindi. Come quelle che ci sta regalando il Tour de France proprio su queste strade. Fughe, attacchi e arrivi in solitaria. Tutti trepidanti in attesa delle cime pirenaiche.

Tra una visita ai luoghi di interesse – da non perdere Grotta Chauvet con le sue pitture rupestri – e un’escursione in bicicletta, vi consiglio una sosta allo Château de la Selve a Gospierres, vicinissimo al passaggio della Grande Boucle 2020. Edificato nel tredicesimo secolo come roccaforte, diventa residenza di caccia dell’illustre famiglia Vivaris prima, dei duchi di Joyeuse poi. Lo Château negli anni si trasforma fino a diventare fattoria.

château de la selve

Château de la Selve – Gospierres – Ardèche.

Oggi è struttura ricettiva e cantina vitivinicola a conduzione familiare. Alla guida Benoit e Florence Chazallon: giovanissimi. Alle spalle una famiglia di viticoltori della Valle del Rodano,i Delas. Benoit, dopo aver trascorso il tempo libero dell’adolescenza tra campi e cantine, studia enologia, creando la tenuta agricola nel 2002. Certifica come biologici tutti i vini dal 2008.

Il terroir beneficia di giornate molto calde e notti fresche, terreni argillosi-calcarei risalenti al periodo Cretaceo con aromi di tartufo e humus. Una superficie di 44 ettari che ci regala vini molto interessanti. Nove IGP Coteaux de l’Ardèche, tre gamme di prodotto: “Les domains”, “Les Terroirs” e “Les Confidential”. Cinque i vitigni coltivati: Grenache, Cinsault, Cabernet Sauvignon e Syrah per i rossi e l’unico Viognier per i bianchi.

Un team di sette persone che con cura e devozione lavorano in biologico e biodinamico ascoltando i tempi della terra: dal solstizio di inverno al solstizio d’estate. L’obiettivo in vigna è quello di promuovere la vita del suolo e le difese naturali della vite, facendo esprimere la mineralità e la finezza dei vini. In cantina l’approccio è quello di un bassissimo intervento, accompagnando “naturalmente” il processo di vinificazione, per creare vini vivaci che riflettono il terroir dell’Ardèche. Le rese, a causa del clima e dei terreni poveri, sono ovviamente basse e inferiori a 38 ettolitri per ettaro. Vengono utilizzati solo lieviti indigeni. La maturazione è lunga – 24 mesi per la maggior parte delle annate – e avviene in una cantina sotterranea dove la temperatura è stabile.

I vini di Château de la Selve sono la dimostrazione che è possibile produrre grandi vini in denominazioni poco conosciute o addirittura sconosciute.

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Benoit Chazallon, vigneronne Château de la Selve – IGP Coteaux de l’Ardèche.

Tra le cuvées “Les domains”, una gran bella sorpresa è il rosso “Petite Selve” (34000 bottiglie). Suolo calcareo e argilloso. Vigne di età trentennale. Agli occhi balza immediatamente un’etichetta di grande impatto. Lettere come disegnate con un pennarello a scalpello nero da writer americano anni novanta (veramente bella e accattivante. Ottima scelta di marketing!). Il vino è un blend molto particolare di uve Cinsault, Grenache e Syrah – 40%-40%-20% -. Il risultato è ottimo. Rosso rubino, profumi di frutta rossa, ciliegie, more, lamponi, note erbacee e bella speziatura (liquirizia). Leggero e beverino, con tannini morbidi e fini. Molto gradevole in accompagnamento a piatti di legumi e cereali, soprattutto se conditi con olio evo nuovo. Fresco e acido in bocca, mantiene buon equilibrio. Lo consiglio con pasta e fagioli borlotti. Perfetto anche con carni bianche al barbecue e salumi non troppo stagionati.

Grande attenzione va all’unico bianco coltivato da Château de la Selve: il Viogner. Un vitigno in grado di sedurre. Impiantato e diffuso in Francia già duemila anni fa, si è ben adattato alla Valle del Rodano e in tutta l’Ardèche. Dall’inizio degli anni ’70 incontra il gusto dei consumatori internazionali, sfruttando al meglio la composizione del suolo. Il Viognier è un vino con caratteristiche uniche, unisce la struttura dei migliori Chardonnay alla freschezza del Sauvignon Blanc e al bouquet del Gewurztraminer. Benoit e Florence Chazallon gestiscono al meglio la vendemmia del loro Viognier, garantendo una perfetta maturazione, in grado di unire grande sontuosità aromatica e freschezza e alcolicità.

Tra le cuvées “Les Terroirs”, il Viognier si esprime al meglio nel “Saint Régis”. Suoli argillosi e calcarei. Pressatura diretta, fermentazione con lieviti indigeni, affinamento in vasche di cemento. Viti di 17 anni (4000 viti per ettaro). 8657 le bottiglie messe sul mercato nell’ultimo anno. Il colore è giallo paglierino. Sentori di albicocca, agrumi, pera, melone. Ma anche pompelmo, ananas, menta e fiori di sambuco. Minerale e sapido al palato (che bello il sentore di pietra bagnata). Un finale pulito ed elegante. Un calice estivo molto piacevole in aperitivo, ben equilibrato, fruttato e fresco in bocca. Una poca alcolicità – 11,5% gradi – che attira come calamita aperitivi di pesce, frutti di mare, crostacei. In Francia accompagna formaggi a pasta dura e semi-stagionata di capra. Forse si può rischiare anche con sashimi di salmone e bistecca di tonno, purché poco cotta e poco condita. Io me lo godrei anche per pic-nic con sandwich al prosciutto cotto di Praga. Per gli amanti di genere… anche con carbonara di pesce, omelette e frittate.

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Florence Chazallon vigneronne Château de la Selve – IGP Coteaux de l’Ardèche.

Se parlassimo di ciclismo, il “capitano” della squadra “Les Confidential” è sicuramente il “Madame de”. Solo 2490 bottiglie, difficili da reperire. È la selezione del terroir Ribeyrettes. Viognier in purezza. Terreno argilloso e calcareo. Vigne di 17 anni, fermentazione con lieviti indigeni e affinamento in rovere per dodici mesi. Si ottiene un vino giallo dorato, non filtrato. Al naso fiori secchi, pesca gialla tostata e nocciola. Espressioni di albicocca, agrumi, mango. Una bevuta complessa e non “facilissima”, ma di grande rotondità, finezza e mineralità. Il Viognier si sente tutto: caldo, rotondo, più fresco che sapido, armonico e molto morbido. Il finale è lungo e persistente con ricordi fruttati di albicocca e frutti tropicali.

Un vino elegante e sontuoso, proprio come una bella donna – “Madame de”, appunto -. In grado di esprimersi al meglio anche con l’invecchiamento, si potrebbe ben sposare con piatti speziati, anche della cucina etnica, soprattutto preparazioni con curry. Per concordanza territoriale, lo potremmo abbinare a piatti della tradizione regionale a base di châtaigne – castagne dolci – e patate. Tra tutte, la zuppa “cousina” – una purea di castagne che costituisce un antipasto caldo e cremoso – e la “crique” – focaccia a base di patate grattugiate con sale e pepe cotta nel burro -.

Tornando in Italia, lo vedrei benissimo con delle tagliatelle ai porcini o con dei tortelli alla zucca degustati in piazza Trento e Trieste di Ferrara. Interessante anche con carni bianche, involtini di pollo alle erbette aromatiche, ravioli burro, salvia e zafferano.

Se proprio non vogliamo sbagliare: foie gras!

Ci vediamo tra qualche giorno in Jurançon.

“Se l’amore cieco va | e non guarda dove va | rassomiglia un poco a me | Madame! | Madame!”

IGP COTEAUX DE L’ARDÈCHE, “MADAME DE” (2018)

Châteaux de la Selve

ALC 12,5% vol – 750ml

Euro 29,00

 

Foto copertina – Benoit e Florence Chazallon. (LaSelve_037©EPerrincopie)

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Un commento

  1. […] Lettura consigliata degustando “Madame de” (Château de la Selve) […]

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