La simpatia innata. La battuta sempre pronta. I modi autorevoli ma mai autoritari. La serenità dimostrata e preservata anche nei momenti più complicati e carichi di tensione. Il carisma strabordante del condottiero capace di motivare e tirare fuori il meglio dai suoi ragazzi in ogni circostanza e soprattutto quando la posta in palio diventa importante. Tutti tratti distintivi di uno dei più illustri e vincenti rappresentanti del movimento pallavolistico italiano: Ferdinando De Giorgi, detto Fefè.
La sua carriera da giocatore è la dimostrazione più lampante che con talento, grinta e determinazione si possono realizzare grandi sogni: ha raggiunto i vertici della pallavolo mondiale partendo da un piccolo paese del Salento, Squinzano, lontano anni luce dalle capitali del volley, fuori dalle rotte battute e frequentate dagli osservatori e dai talent scout alla ricerca di nuovi potenziali campioni in erba.
Ha costantemente perfezionato le sue doti tecniche di palleggiatore sopperendo a una statura, 178 centimetri, considerata da tanti esperti un limite troppo grande per poter sfondare. Quante volte prima di arrivare in Serie A1 ha sentito dire: “Bravo questo De Giorgi, ma con quell’altezza non potrà mai arrivare a giocare nel massimo campionato”. E poi, una volta approdato in Serie A: “Fefé è un palleggiatore molto dotato, peccato che gli manchi qualche centimetro per poter vestire la maglia della Nazionale”.
Sappiamo tutti come è andata a finire, come quei pronostici siano stati smentiti dai fatti, come non l’abbiano affatto c
ondizionato e demoralizzato, infondendogli semmai ancora più voglia di palesare che si può diventare palleggiatori di livello internazionale anche senza necessariamente disporre di una statura da giganti. Dopo aver esordito in serie A1 nel 1983, ha vinto uno scudetto con la prestigiosa Panini Modena, due Coppe Italia, una Supercoppa italiana, due Coppe Cev e una Coppa delle Coppe con l’Alpitour Cuneo, società ai vertici della pallavolo italiana per molti anni.
L’esordio in Nazionale italiana è avvenuto nel 1987 in un Francia-Italia 1-3 disputatosi a Montpellier. Con la maglia azzurra ha collezionato 330 presenze, contribuendo alla conquista dell’Europeo in Svezia nel 1989 e prendendo parte alle tre spedizioni vincenti ai Mondiali del 1990 in Brasile, del 1994 in Grecia e del 1998 in Giappone. Fefè ha fatto parte di quella che è stata ribattezzata dalla stampa la generazione dei fenomeni, un’espressione che non è mai piaciuta troppo ai componenti di quella squadra, tutti ragazzi che non si percepivano come tali ma come giocatori di talento capaci di migliorarsi giorno dopo giorno e di trovare un’intesa straordinaria, nonostante uno spogliatoio ricco di personalità dirompenti e differenti, sebbene quell’affiatamento in campo non presupponesse necessariamente anche amicizia o frequentazione fuori dalla palestra. Il tutto magistralmente orchestrato da un grande coach come Julio Velasco, i cui preziosi insegnamenti sono stati interiorizzati e custoditi dal De Giorgi prima giocatore e poi allenatore.
Anche in panchina Fefè ha realizzato imprese straordinarie, costruendo un rapporto simbiotico e molto intenso con Macerata e la Lube Volley: indimenticabili lo scudetto 2005/2006 vinto in gara 5 dei playoff contro Treviso a Pesaro in un palazzo dello sport completamente esaurito, il primo nella storia della società, e il grande slam del 2019 – con la Lube nel frattempo trasferitasi a Civitanova Marche – comprensivo delle vittorie di scudetto, Champions League e Mondiale per Club in un solo magico anno.
Il capolavoro da tecnico l’ha compiuto con la Nazionale italiana: dopo la cocente delusione delle Olimpiadi di Tokyo con la precoce eliminazione della squadra allenata da Gianlorenzo Blengini ai quarti di finale contro l’Argentina, De Giorgi è stato chiamato alla guida degli Azzurri per gestire un profondo ricambio generazionale. Ha inaugurato un corso totalmente nuovo, puntando su un palleggiatore fenomenale come Simone Giannelli e ragazzi giovanissimi con molta fame di vittoria tra i quali Michieletto, Romanò, Balaso, Lavia. Tutti pallavolisti di ottima prospettiva, ma con all’attivo poche stagioni giocate ad alto livello e ancor meno trofei in bacheca. Al contempo non convocando più – scelta coraggiosa e crediamo non affatto semplice – senatori del calibro di Ivan Zaytsev, protagonista con la maglia azzurra di mille battaglie e grandi prestazioni, come la serie di aces consecutivi che permise all’Italia di recuperare e battere gli Stati Uniti nella semifinale olimpica di Rio 2016.
Al primo grande appuntamento internazionale affrontato, a settembre 2021, i ragazzi guidati dal coach pugliese sono riusciti a conquistare in finale contro la Slovenia l’oro europeo tra lo stupore generale, dopo 9 vittorie di fila, a sedici anni dall’ultima affermazione italiana in questa competizione. A poco più di un mese dall’arrivo sulla panchina azzurra di De Giorgi, che in così breve tempo ha reso quel gruppo pieno di esordienti vincente e spettacolare, realizzando una missione che pareva impossibile, restituendo fiducia e consapevolezza a tutto l’ambiente del volley italiano, particolarmente sconfortato e affranto dopo la disfatta in terra nipponica di due mesi prima.
La squadra, sulle ali dell’entusiasmo, non si è poi accontentata, sentita appagata: un anno dopo, nel 2022 in Polonia, ha colto un successo ancora più straordinario e prestigioso: la vittoria del Campionato del Mondo. Ad essere sconfitta in finale la Polonia padrona di casa e grande favorita della vigilia, dopo una partita giocata con naturalezza, senza timore, quasi con sfacciataggine, con una serenità che traspariva evidente anche dai volti degli atleti italiani. Un trionfo celebrato davanti ad un pubblico competente che ha applaudito con calore, rispetto e civiltà vincitori e sconfitti, confezionando un formidabile spot per la pallavolo, sport fortunatamente ancora scevro da violenza ed esasperazioni accentuate.
Dopo i tre Mondiali da giocatore, Fefè ha assaporato il gusto di vincerne uno da allenatore. E chissà che nel nuovo ruolo non riesca a togliersi una soddisfazione ancora più appagante, portare a termine una missione finora non centrata da nessun protagonista del volley italiano: la conquista dell’oro olimpico.
Parigi 2024 è là, dietro l’angolo.
Fefè De Giorgi durante un incontro organizzato dal Panathlon Club Macerata. (Foto Panathlon Macerata)