“Vuja” Boskov, la Coppa con le orecchie è anche tua.

“Vuja” Boskov, la Coppa con le orecchie è anche tua.

boskovGiunge la notizia di un ennesimo lutto nel mondo del calcio. Ci ha lasciato Vujadin Boškov, una di quelle figure che ha particolarmente “segnato” la formazione sportiva di alcuni di noi di Overtime Festival. Uomo d’altri tempi. Non solo perché di una Jugoslavia oggi non più esistente, ma perché legato a quel calcio romantico ormai svanito. Potremmo ricordarlo per aver guidato formazioni del calibro di Den Haag, Feyenoord, Real Zaragoza, Real Madrid (conquistando una finale di Coppa dei Campioni, un campionato e due Coppe di Spagna), Ascoli, Roma, Napoli e Perugia, o per aver rappresentato la maglia blucerchiata come calciatore e come allenatore.

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In Italia il suo nome è legato soprattutto alla Sampdoria, ed in particolar modo allo scudetto conquistato nel 1990-1991, l’ultimo vinto nel nostro paese da una squadra che non si chiami Juve, Milan, Inter, Roma o Lazio. Il periodo di Boškov sotto la Lanterna, tra la seconda metà degli anni ottanta e i primi anni novanta, ha costituito uno storico ciclo di esperienze e vittorie per la squadra ligure, portando alla ribalta e alla consacrazione nell’Olimpo del calcio atleti del calibro di: Vialli, Mancini, Lombardo, Pagliuca, Mannini, Vierchowood, Katanec, Cerezo e tanti altri.

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Mister passato alla storia per le sue celebri frasi, ricche di ironia, sagacia e saggezza. Commenti a caldo negli spogliatoi mai banali, caratterizzati da quello slang e quell’accento inconfondibile. “Pallone entra quando Dio vuole” o “È rigore quando arbitro fischia” per ricordarne alcune. Uomo in grado di sdrammatizzare con una battuta gli errori dei propri giocatori: “Benny Carbone con le sue finte disorienta avversari ma pure compagni” oppure “Gullit è come cervo che esce di foresta”.

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Vujadin_Boskov_1961Allenatore in grado di parlare in maniera schietta, mai scontata e fuori dagli schemi, proprio come piace a noi di Overtime Festival. Indimenticabile quando liquidò l’avversario genoano Perdomo con la celebre: “Se io slego il mio cane, lui gioca meglio di Perdomo…Io non dire che Perdomo giocare come mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane”.

A modo nostro ricordiamo il Vuja con un’intervista rilasciataci in esclusiva da Gianluca Vialli, in occasione del Premio Etica Sportiva 2013. Un ricordo ricco di emozioni, di quel maggio 1992, di una Wembley gremita…di quella maglia arancione n.4. La fatica di una carriera ripartita da quel tiro di Rambo Koeman, e terminata in bianconero con quella “coppa con le orecchie” così sognata. Una coppa anche tua grande Vuja.

 

Vi ricordiamo le dieci frasi più famose del grande tecnico serbo (da Corriere dello Sport):

1) Se vinciamo siamo vincitori se perdiamo siamo perditori.
2) Io penso che per segnare bisogna tirare in porta. Poi loro sono loro, noi siamo noi.
3) Dopo pioggia viene sole.
4) No serve essere 15 in squadra se tutti in propria area.
5) Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili.
6) Io penso che tua testa buona solo per tenere cappello!
7) Un grande giocatore vede autostrade dove altri solo sentieri.
8) Rigore è quando arbitro fischia.
9) Palla a noi, giochiamo noi, palla a loro, giocano loro.
10) Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0.[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

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