Un uomo, un’ossessione, un’ingiustizia. Una storia di sport, una storia di vita. “Vilas: tutto o niente”, lo trovate su Netflix. Merita sicuramente la visione, è un piccolo gioiellino che riesce a definire con nitore e affetto i contorni di un campione beffato dal destino avverso. Prima premessa: Guillermo Vilas – argentino di Buenos Aires – è stato un fuoriclasse, di quelli che segnano una generazione – quella degli anni ’70 – e rimangono a lungo nella memoria collettiva. Seconda premessa: Vilas non è mai arrivato ad essere il numero uno del mondo e non certo per demerito, ma per colpa di un algoritmo, di regole bizzarre e forse artefatte per favorire – sospetto – qualche collega. La narrazione del docufilm gira tutta attorno a questo torto patito nel momento più alto della sua carriera, con un giornalista argentino – Eduardo Poppo – che cerca di dimostrare perché e per come il primo posto gli fu negato.

Guillermo Vilas portato in trionfo dopo la vittoria degli US Open del 1977 contro il rivale Jimmy Connors. (tenniscircus.com)
Che favoloso tennista è stato, Vilas. Macho per posa, ribelle per giusta causa, dentro gli bruciava il fuoco dell’ambizione. Figlio di un avvocato, cresciuto nell’agio della buona borghesia argentina, mancino purosangue, una fascia tra i capelli come il suo amico/rivale Borg, introverso eppure amatissimo dalle donne. Poeta in campo e fuori – scriveva poesie, una la dedicò a Carolina di Monaco -, terraiolo tra i migliori di sempre, considerava Wimbledon un campo di «erba per le mucche», mai domo, capace di colpi sensazionali, a suo modo un rivoluzionario che ha cambiato la storia del tennis ed è stato modello per chi è venuto dopo. Sua è l’invenzione della “Gran Willy”, il tiro della disperazione effettuato a fondo campo, spalle alla rete, un colpo secco a impattare la pallina a mezz’aria in mezzo alle gambe. Ha raccontato: «L’idea mi venne osservando quella pubblicità con Harriott – il tennista argentino Juan Carlos Harriott, ndr – che tirava una botta da sotto le zampe del cavallo, ovviamente non con la racchetta ma con il bastone del polo; semplicemente, mi sembrò una cosa fantastica e l’applicai al mio tennis».

Guillermo Vilas e Carolina di Monaco. (sportfair.it)
Il suo anno magico è stato il 1977. Trionfò in 16 tornei – a fine carriera i titoli Atp furono complessivamente 62 – con una striscia vincente di 53 vittorie sulla terra battuta – solo Nadal ha fatto meglio di lui – e due Slam conquistati – quattro in totale. In cima al mondo, senza però poter piantare la propria bandiera a futura memoria. L’argentino raggiunse infatti la seconda posizione il 30 aprile 1975, rimanendovi per un totale di 83 settimane, senza mai salire di piano e vedersi incoronato re del mondo – cosa che invece accadde al suo grande rivale, Jimmy Connors.

Roger Federer, Guillermo Vilas e Novak Djokovic nel 2018 durante le celebrazioni del cinquantenario degli US Open. (usopen.org)
“Vilas: tutto o niente” è stato diretto dal regista messicano Matias Guilbert. Ci consegna l’affetto per Vilas di autentiche leggende del tennis come Bjorn Borg, Rafael Nadal, Roger Federer, Rod Laver e Gabriela Sabatini. «Ha avuto una grande influenza sui tennisti che sono venuti dopo di lui», gli rende onore Federer. Il Vilas di oggi è un uomo di 68 anni, un bandolero della Pampa invecchiato anzitempo, afflitto da una malattia neurodegenerativa. Pochi i momenti di lucidità nella sua quotidianità, avvolta per lo più da una dolce nebbia. Curiosità: il titolo originale della serie è “Settling the score”. Espressione che ha un doppio significato. Letteralmente vuol dire “fissare il punteggio”, ma per estensione significa anche “mettere le cose a posto”. Questo fa il docufilm su Vilas: (ri)mette le cose a posto, ridà senso alla sua storia, ricompone una frattura e – forse – sana un’ingiustizia.
Foto copertina – ubitennis.com
Un commento
[…] il fuoriclasse argentino Guillermo Vilas al Roland Garros, al suo ultimo match nel circuito – a Vilas e alla serie tv “Vilas: tutto o niente” Furio Zara ha dedicato un bellissimo articolo su…. Nel corso della carriera sconfigge anche altri giocatori che hanno lasciato un segno nel tennis […]