Kandinskij e la “danza del futuro”

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Nel 1926, durante la sua permanenza al Bauhaus – che va dal 1922 alla chiusura nel 1933 – Vasilij Kandinskij pubblica nella rivista d’arte tedesca “Das Kunstblatt” un saggio interamente dedicato alla danza, “Dance Curves On the Dance of Palucca”, accompagnato da quattro immagini fotografiche della ballerina e coreografa Gret Palucca, scattate dalla fotografa Charlotte Rudolph, e da quattro disegni al tratto che ne traducono le movenze in una rappresentazione geometrica di linee rette e curve che esprime bidimensionalmente l’effetto spaziale di quel movimento corporeo.

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Vasilij Kandinskij, Dance Curves On the Dance of Palucca, 1926. (Foto da @niconicoclothing_wmn on Instagram/Aurelio on Pinterest)

L’intenzione dell’artista è usare il linguaggio della danza per articolare lo status delle sue teorie su composizione e forma, ma, ritenendo il balletto classico incapace di interpretare un’ampia gamma di emozioni, si interessa alla capacità espressiva delle nuove e moderne forme di danza.

Quella  che chiama la “danza del futuro”, anti-narrativa e anti-descrittiva, sulla quale, già nel 1912 nel libro “Lo spirituale nell’arte”, aveva sviluppato una riflessione importante. È in questa prospettiva che Kandinskij guarda ai movimenti aerei di Palucca, tra le principali esponenti della danza espressionista tedesca.

Definita dalla rivista femminile “Die Dame” come una hochtänzerin, la perfomer ha uno stile di danza ritmico, geometrico ed esuberante che suggerisce un equilibrio di contrasti: forza e morbidezza, spinta verso l’esterno e verso l’interno, innocenza e serietà. Modello della New Woman e icona mediatica della donna emancipata alla moda, coltiva rapporti con le avanguardie, soprattutto con gli artisti del Bahaus, e condivide con il pittore i principi astratti e l’idea di una semplicità geometrica sottesa al suo movimento corporeo.

Gret Palucca. (Foto di Hugo Erfurth, da Galerie Berinson, in pubblico dominio)

Con riferimento in particolare a una delle fotografie di Rudolph, Kandinskij rende le cinque estremità del corpo della ballerina in cinque punti che tracciano traiettorie, anche verticali, in evidente contrapposizione al classico grand jeté del balletto che vede invece simile a una sola linea orizzontale. Di linee ne impiega invece ben cinque per descrivere la dinamica plastica di Palucca in un altro dei quattro disegni: una sola breve linea per i piedi, due angolate per il corpo a seguire le movenze delle ginocchia piegate e del busto inclinato; altre due brevi linee che scompongono lo spazio percorso dal braccio destro e, sebbene non ci sia traccia della posizione della testa, la rappresentazione della posa è completa.

Infine, un quinto disegno. Diverso dagli altri, tanto che Kandinskij stesso lo tiene distinto, sia strutturalmente sia esteticamente, dai primi quattro inserendolo in “From Point and Line to Plane” e non in “Dance Curves”. Questa volta, se nella fotografia di Rudolph la performer salta con le braccia e le gambe divaricate, nella mente dell’artista testa, mani e piedi si trasformano, ancora in cinque punti separati dal resto del corpo che, ingrandito dalle vesti, diviene un cerchio, l’unico di queste opere. Gambe e braccia sono archi.

Kandinskij astrae e recupera la semplicità delle movenze della danza moderna. Ma fa anche di più: durante le sue lezioni di arte astratta e teoria, insegna anche agli studenti a osservare i ballerini che si esercitavano nello studio di danza e a disegnarli in appena dieci secondi, utilizzando solo punti e linee in perfetta aderenza a quella minimizzazione del soggetto che è componente chiave dell’estetica del Bahaus.

 

Foto copertina – Vasilij Kandinskij, Composition 8, 1923. (Da ibiblio.com, in pubblico dominio)

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