Tutti al parco!

street workout

Lo street workout, o allenamento di strada, che già prima della pandemia contava una grande comunità di praticanti, durante questo terribile periodo ha conquistato posizioni e anche spazi fisici. Tanta l’attenzione da parte delle Amministrazioni e delle istituzioni. Tante le risorse messe a disposizione per la creazione e la rigenerazione di luoghi e parchi per l’attività sportiva all’aperto.

Una cultura giovane del fitness che era in arrivo nelle aree urbane del continente, ma la cui diffusione, nell’immaginario collettivo, è stata indubbiamente accelerata dall’impossibilità generata dal Covid di frequentare e palestre e i tradizionali luoghi dello sport. Circostanza, questa, che ha sottolineato le grandi opportunità che è in grado di offrire.

Tendenza di esercizio divertente e interessante che combina il potere di costruzione muscolare della ginnastica con il potere di costruzione della resistenza dell’atletica, lo street workout funziona secondo il principio dell’allenamento con i pesi corporei, sfruttando il peso dell’atleta stesso per resistere.

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L’inaugurazione di un’area dedicata allo street workout a Minsk, in Bielorussia. (Foto di Pracar, CC0 1.0)

Facilità e semplicità del programma di allenamento consente a questa nuova pratica sportiva di diffondersi rapidamente in tutto il mondo arrivando alla popolarità. Nel 2011 viene costituita a Riga, in Lettonia, la Federazione che organizza ogni anno il campionamento mondiale di allenamento di strada

Anche se non è più tanto raro vedere un parco progettato specificamente per le esigenze di uno sportivo adulto, molte persone usano ancora anche i vecchi parchi giochi per i loro allenamenti e ciò perché una parte di street workout utilizza l’ambiente indipendentemente dal suo scopo abituale.

In genere, una routine include molti diversi esercizi di ginnastica destinati a lavorare su tutto il corpo. Pull-up, trazioni, dip e muscle-up su monkey bar, ringhiere alte o gateway per allenare le braccia, squat per avere gambe più potenti. Acquisita la padronanza di queste tecniche si passa alle prese statiche, conosciute anche come isometriche. Le più famose sicuramente la posizione della bandiera umana (che consiste nel tenere il corpo in fuori orizzontalmente da un palo usando solo le braccia, proprio come una bandiera appesa a un palo) e la planche, che nella sua versione ‘base’, per così dire, il plank, ha avuto una propria personale cassa di risonanza grazie alle innumerevoli app fiorite nel corso dell’ultimo anno per gli allenamenti da casa.

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Un ragazzo alla prova con la bandiera umana. (Foto di Daniel Kaiser, CC BY-SA 3.0)

Il fitness all’aperto non è, in realtà, un fenomeno nuovo. Nel corso della storia umana, le persone hanno camminato da un luogo all’altro, sollevato cose pesanti e spostato i propri corpi in modi naturali e funzionali adattandosi all’ambiente circostante e alle circostanze. Man mano che la società si rivolgeva alle moderne tecnologie e riduceva la necessità di manodopera fisicamente impegnativa, la quantità di attività fisica regolare diminuiva.

All’inizio del XX secolo un ufficiale di marina francese ed educatore fisico, Georges Hebert, considerato da tanti l’antesignano del moderno movimento parkour, ha guardato le attività agonistiche del passato per creare un metodo naturale di esercizio all’aperto. Hebert istruiva le persone a camminare, correre, saltare, lanciare, sollevare, difendere e nuotare in terreni all’aperto e molti dei suoi metodi sono utilizzati ancora oggi.

Ma è nel XXI secolo in Europa orientale, Russia e nelle aree povere di New York City che si è sviluppato in modo consapevole, quando le persone non potendosi permettere di andare in palestra hanno iniziato a tenersi in forma e fare sport usando i luoghi che li circondavano.

Programmi di allenamento per migliorare la forza muscolare e la resistenza cardiovascolare, principalmente in contesti di allenamento all’aperto, inoltre, sono stati progettati anche per le forze armate degli Stati Uniti le cui reclute non erano fisicamente preparate per i rigori delle due Guerre.

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Un esempio di parkour urbano. (Foto di THOR, CC BY 2.0)

A mano a mano le comunità iniziano a creare percorsi per passeggiate e jogging in parchi e spazi verdi. L’architetto svizzero Erwin Weckerman progetta a Zurigo il primo percorso fitness moderno che, ispirato proprio dal lavoro di Georges Hebert, include stazioni dove le persone si fermano per impegnarsi in vari esercizi grazie ad attrezzature ginniche di legno a disposizione gratuita, divenendo una sorta di itinerario motorio poi esportato in vari Paesi.

Negli anni ’70, gran parte della popolazione degli Stati Uniti era oramai consapevole della necessità di svolgere un’attività fisica regolare e così jogging, escursionismo, nuoto e altre forme di attività ricreative all’aperto vedono un notevole aumento di popolarità e frequenza.

Nel 1980 è il parkour a sfruttare i numerosi movimenti di fitness all’aperto del passato per creare un modello migliorato del percorso fitness di Weckerman installando attrezzature per il fitness permanente lungo una pista da jogging e dotandole di istruzioni per l’uso per diversi livelli di fitness: inizio, sport e campionato.

Street workout, parkour, calisthenic. Oggi, quella che era già una consolidata necessità di fitness all’aperto per gli sportivi è divenuta una soluzione prioritaria alla mortificazione dello sport causata dalla pandemia. E così si attrezzano parchi e si studiano percorsi di allenamento. Si disegnano nuove opportunità di praticare sport, che cambieranno sicuramente in meglio il panorama delle nostre città.

 

Foto copertina – Un team di street workout e calisthenics di Medellin. (Foto di Mateo Saldarriaga Cardona, CC BY-SA 4.0)

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