Se vi dicessi alto sul metro e ottantacinque, poco più che trentenne, moro e piuttosto filiforme. Non fuma ed è vegetariano. Un passato da alcolista, ora astemio, “un astemio che si dimentica spesso di astemiarsi”. Soffre di diverse fobie, vertigini, claustrofobia, ipocondriaco cronico. Ama leggere nel suo studiolo, quel quanto basta prima di essere disturbato dalle freddure del suo assistente Groucho Marx.
A chi pensate? Impossibile sbagliare!
Camicia rossa d’ordinanza, giacca nera, jeans e Clarks anche se fuori piove.
Sì piove nella Londra di Dylan Dog. Piove spesso su Craven Road e sul suo maggiolone cabriolet targato 666. Alla sua porta suonano persone incredibili. Si definisce “indagatore dell’incubo” e si occupa di casi improponibili. Nutre scarso interesse per la tecnologia e non sa cosa sia un device o un mobile. E’ spesso in bolletta e l’innamorarsi delle sue clienti sicuramente non lo aiuta. Negli oltre quattrocento albi – parliamo solo della serie regolare – editi da Sergio Bonelli, non si contano le sue amanti. Nemmeno Casanova, Sean Connery, Julio Iglesias (padre e figlio) e i grandi seduttori sulle spiagge di Riccione possono nulla al suo cospetto!
Creato da Tiziano Sclavi, Dylan Dog è il più celebre protagonista di una serie horror italiana, anche se sappiamo bene che “horror” è una definizione limitativa… Pubblicate a partire dal 1986, le sue avventure hanno infatti alternato l’orrore tradizionale con numerosi omaggi ai maestri del genere, allo splatter moderno, ma anche al giallo, al surreale e al fantastico in generale.
La gestazione del personaggio inizia nel 1985 quando Segio Bonelli e Decio Canzio decidono di tornare a occuparsi di fumetti tradizionali dopo la chiusura dell’esperienza dei fumetti d’autore della “Bonelli-Dargaud”. Tiziano Sclavi propone un fumetto horror. Il nome deriva dal poeta e drammaturgo gallese Dylan Thomas – nato a Swansea, città natale anche di John Charles, bomber bianconero anni sessanta – mentre il cognome dal titolo di un libro di Mickey Spillane (Dog figlio di).
«Quando ho inventato Dylan Dog – afferma Tiziano Sclavi – abbiamo chiamato un disegnatore che è Claudio Villa, e gli abbiamo detto fai delle prove. E lui ha fatto un personaggio che sembrava uno spagnolo, un ballerino spagnolo, […] e dico, no, non ci siamo, non ci siamo […] Poi mi è venuto in mente, dico, guarda, ieri sera ho visto un film, che non c’entra assolutamente niente, Another Country – La scelta. […] Vai, vai al cinema, […] guarda il film, e tira giù quella faccia lì, che secondo me è una faccia interessante. Lui è andato al cinema, […] al buio ha fatto…
Prima pensato in America con stile hard boiled, Dylan Dog viene ambientato a Londra, con le fattezze dell’attore Rupert Everett. Sarà lo stesso attore britannico a impersonare l’Old Boy nel film cult Dellamorte dellamore, affiancato da una giovanissima Anna Falchi (molto pulp la scena al cimitero!).
Dopo un esordio flop nel settembre 1986, il “fenomeno Dylan Dog” è diventato negli anni il fumetto più venduto in Italia, portando alla ribalda anche autori, sceneggiatori e disegnatori. Con l’ex agente di Scotland Yard, il fumetto a larga diffusione popolare si afferma come fumetto d’autore, osannato dalla critica e dagli intellettuali. L’albo numero 1 “L’alba dei morti viventi” è un feticcio, introvabile, costoso e super ricercato dai collezionisti di mezzo Mondo.
Negli anni 2000 Sclavi rimane supervisore della serie abbandonandone il ruolo di sceneggiatore con l’eccezione – potrei sbagliarmi – di sole tre storie pubblicate nel 2006 e altre due nel 2016 e nel 2017. La sua mancanza si sente notevolmente e l’introduzione di nuovi personaggi e rivisitazioni varie non lasciano ben sperare per il futuro (emoji faccina triste + emoji lacrimuccia)!
… Giuda Ballerino! Veniamo a noi!
Il 31 marzo 2021 è uscito “Vendetta in maschera”, numero 415 della serie inedita. Il soggetto è di Gabriella Contu, i disegni di Andrea Chella, nome relativamente nuovo per l’Indagatore dell’incubo. La copertina, piuttosto inquietante, è affidata a Gigi Cavenago.
La storia inizia con alcuni furti nel parco, avvenuti per mano di un gruppo di ragazzini emarginati. Una baby gang disposta a tutto pur di portarsi a casa un trofeo. Disposta a tutto per sancire la propria presenza sul territorio. Si muovono come un piccolo esercito, compatti, obbedienti. Sono adolescenti, ma graffiano e scappano come gatti selvatici. Portano maschere fatte con pezzi di albero e sottili bastoni appuntiti e, nel giro di una settimana soltanto, si sono resi colpevoli di svariate aggressioni. L’ultima ai danni del figlio del sindaco.
Poi viene uccisa Susan, mentre George se la fila a gambe elevate. A dire il vero non è il solo a correre in “Vendetta in maschera” visto che quasi tutti i protagonisti sono atleti di atleti leggera e sono iscritti a un club. Sono quattrocentisti Antony River e Joshua Kellingtone, mentre Lori preferisce la corsa a ostacoli. A unirli il triste destino e una brutta morte.
Il piccolo Sam si allontana dalla baby gang e sparisce. Dylan Dog viene rapito e ingaggiato proprio da loro, per capire dove sia finito. Emergono indizi e video atroci.
La storia disegnata da Gabriella Contu è a mio avviso molto forte. Una trama poliziesca dalle tinte noir. Si alternano scene di vita quotidiana alla drammaticità della violenza odierna, momenti di ripresa post Covid, al disperato bisogno di sentirsi accettati.
A differenza di tanti episodi in cui Old Boy si confronta con mostri e diavolerie varie, i disegni minimali e precisi di Andrea Chella, ci spiattellano in faccia la solitudine di oggi. Il bullismo quale piaga sociale in grado di fare danni incredibili. L’insicurezza adolescenziale che si tramuta in derisione.
Dylan si schiera ancora una volta dalla parte degli emarginati, li supporta. La soluzione del caso arriva nelle ultime tavole. Sarà casuale il riferimento a Diana, la Dea della caccia che frequentava boschi e fresche radure?
Nel dubbio, chi se la sente di andare a correre?