Calcio giovanile, storie di ordinario fair play

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“Nel mondo del calcio si impara la disonestà fin da ragazzi, complici i genitori che alimentano le proprie aspettative e quelle dei propri figli di un futuro… ben remunerativo”. Quante volte abbiamo ascoltato questo laconico commento sulle scuole calcio locali più o meno famose? Tante, troppe volte, per non essere generalmente concordi sulla gestione di un circuito e un ambiente, quelli calcistici, nella maggior parte dei casi interessati prima agli interessi che ai valori etici dello sport e, in generale, alla lealtà. Assistere a spettacoli indecorosi intorno ad una pratica sportiva che, per i ragazzi, dovrebbe essere innanzitutto motivo di socializzazione, crescita e divertimento, sta diventando consuetudine. Ascoltare prosopopee sull’etica e il fair play quasi sempre disattese nei fatti da parte di dirigenti, allenatori e addetti ai lavori, ancora di più.VIRTUS_02
Per questo ed altri motivi, è estremamente piacevole trovarsi a segnalare messaggi positivi, veicoli di un corretto approccio alla pratica del calcio, in questo caso, ma all’attività agonistica tutta in generale. Casi non troppo isolati vogliamo sperare, ma che sono balzati agli onori delle cronache per differenti motivi: la fama del protagonista da una parte e il risultato “mediatico” dall’altra. Non li vogliamo considerare eccezioni che confermano la regola, bensì emblemi e modelli di un sottobosco di tantissimi addetti ai lavori che operano coscienziosamente e secondo l’antica ricetta dello sport.
BIRINDELLINel dicembre scorso, l’affaire Birindelli. L’Alessandro ex juventino, pilastro per due lustri di una squadra sportiva tacciata di illiceità a molteplici livelli, si trova dalla scorsa estate a guidare i giovani Esordienti del Pisa 1909, Società della sua città natale. Nell’ultimo mese del 2013, e precisamente nel corso della gara dei suoi ragazzi contro i pari età dell’Ospedalieri, si trova a dover calmierare il diverbio divampato sulle tribune del campo tra due genitori, causa futili motivi inerenti un’azione del match. Birindelli, nel tentativo di arginare la rabbia proveniente dagli spalti, arriva addirittura ad annunciare all’arbitro il ritiro dal campo della propria squadra. La risposta della Federazione locale? Sconfitta a tavolino, penalizzazione in classifica e sanzione amministrativa, come da regolamento. Il messaggio? Secondo noi, una chiara presa di posizione contro la mancanza di educazione, del rispetto delle regole, dei piccoli giocatori scesi in campo.VIRTUS

CHECCARELLI_VIRTUSPiù o meno nello stesso periodo, la vicenda della Real Virtus, Società di Passaggio di Bettona in provincia di Perugia facente parte del campionato di Promozione locale. La madre di uno dei ragazzini del settore giovanile decide di non far riprendere gli allenamenti al proprio figlio con l’avvio della seconda parte della stagione nel gennaio 2014. La signora pensa che i pochi minuti giocati non valgano l’impegno settimanale profuso. E si domanda se il bambino non sia più adatto per altre attività. La risposta gliela fornisce l’allenatore Andrea Checcarelli, pubblicando una lettera sul profilo Facebook della Real Virtus. E’, di fatto, un invito a riconsiderare quei pochi minuti giocati col sorriso, ricordando che le soddisfazioni (anche sportive) si raccolgono col lavoro e con la passione. Checcarelli fa anche un parallelo con la sua breve, difficoltosa carriera di sportivo dilettante e si mette sul banco degli imputati per il mancato coinvolgimento del ragazzo nella pratica della disciplina. Tentativi vani, poiché la madre, cortesemente (e in pieno diritto, naturalmente) ha declinato il pubblico invito e non rivedrà la sua decisione. Noi auguriamo alla mamma e al ragazzino, definito “scarso” in questa piccola vicenda sportiva, di percorrere in brevissimo tempo la strada in cui eccellere.

Link alla lettera di Andrea Checcarelli

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