Creativo, sportivo, visionario. Stéphane Ashpool è figlio degli anni ‘80 e del quartiere Pigalle, nel 9° arrondissement di Parigi. La sua è una famiglia di artisti e lui ne diventa il degno erede. Da piccolo gioca a basket nel cortile della sua scuola elementare e anche questo gli riesce piuttosto bene. Gioca 10 anni nella squadra del Parigi e a 16 anni rifiuta l’NBA. Non lascia il quartiere ma non lascia neppure il basket, perché poi diventerà allenatore degli appassionati della zona.
Agli inizi del 2000 fonda insieme alla mamma una società che si occupa di gestire la post-produzione e il casting delle sfilate di moda e nel 2008 dà vita al suo marchio, Pigalle. In rue Henri Monnier apre una boutique in cui, oltre a nomi come Ricks Owens, Nike e Adidas propone un guardaroba composto principalmente da t-shirt, felpe e cappelli che mettono in risalto il branding Pigalle nero su bianco. Più avanti, influenzato dallo streetwear e dallo stile più sofisticato del dandy parigino, propone collezioni utilizzando materiali più nobili come la seta e colori ultra-allegri.
Nel 2009, Stéphane in collaborazione con lo street artist franco-asiatico Yué “Nyno” Wu, rigenera con l’uso del colore il campo da basket Pigalle Duperré, nato dalle ceneri di un vecchio parcheggio abbandonato e situato proprio di fronte al suo negozio, tra due edifici al numero 22 di Rue Duperré. Abitanti del quartiere e giocatori delle squadre di basket locali partecipano al progetto e dipingono il playground. Il risultato è un classico murales dai toni pastello. Protagonisti Michael Jordan, Scottie Pippen, Spike Lee e LeBron James, tutti presenti anche all’inaugurazione.
Questo è in realtà solo il primo intervento su quel campo da gioco. L’idea è piaciuta e viene ulteriormente sviluppata. Qualche anno più tardi la collaborazione di Ashpool è con ILL-Studio (collettivo di direttori creativi, editori, curatori, designer, registi forti di importanti partnership con alcuni dei nomi più apprezzati della cultura contemporanea come Supreme, Chanel, Nike, Lousi Vuitton, A$ap Rocky etc…) che, ispirandosi all’opera “Sportsmen” di Kazimir Malevich, introduce la geometria in bicromia bianco e viola. Il design del basketball court viene poi replicata anche in occasione della presentazione della nuova collezione di ‘Pigalle’. La percezione del luogo è trasformata grazie alla potenza dei colori che, nel 2014 vengono nuovamente declinati in quelli primari (RGB) blu, rosso e giallo.
Sport, arte e cultura qui si intrecciano strettamente intessendo un fitto dialogo il cui messaggio prorompe e travalica il confine delle linee di campo. ll progetto, infatti, il cui motto è “The Power of Sport to Move the World, sbarca a Pechino, dove ILL Studio e Ashopool realizzano un nuovo campo da basket con il Nike Grind, materiale creato da scarpe riciclate e scarti di lavorazione, e a Città del Messico in cui vengono aperti altri due campi presso il Gimnasio Olímpico Juan de la Barrera, già teatro dei Giochi Olimpici e sede dei Capitanes de Ciudad de México.
Del 2020 infine l’ultimo punto messo a segno dal dream team che inaugura la nuova immagine del Pigalle Duperré Court, decorandolo con numeri, segni e simboli, ispirati al mondo del gaming. Ma non basta.
Stéphane sostiene anche le squadre di basket che hanno un forte background sportivo e sociale con il progetto “Amateur Basketball”. La sua Pigalle Paris, per la prima iniziativa, sceglie la squadra locale, Goutte d’Or, della vicina Barbès per rifare le uniformi. In collaborazione con il regista olandese Paul Geusbroek, e con l’aiuto del Nike Stadium Paris e del Bowery Stadium, realizza anche un video manifesto – “Barbés Basketball”- per documentare l’energia unica di questo quartiere multirazziale.
Trasversale per natura, amante dello sport dalla nascita e artista per scelta, Stéphane Ashpool crea poi la sua collezione ‘Freedom Fields’ insieme a Van Moof, marchio olandese di biciclette elettriche. Una sinergia che considera ovvia visto che è abituato a percorrere le strade di Parigi esclusivamente sulle due ruote e che gli consente di partecipare a quel processo di transizione ecologica che la città sta vivendo con il suo linguaggio intriso di libertà e vivacità.
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