Dal neoclassicismo al futurismo, l’elogio allo sport

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Il neoclassicismo settecentesco accoglie nella scultura e nella pittura il ritorno di atleti, ispirati ai modelli classici: pensiamo al Canova e alla sua ricca serie di pugili, lottatori e figure impegnate in esercizi atletici.

Quasi scomparso dai radar artistici, ecco che l’arte riprende a interessarsi di nuovo allo sport. Si celebrano il corpo in movimento e il piacere procurato dalle attività all’aria aperta. Gli impressionisti escono con le loro tele e i loro pennelli e raffigurano quello che vedono, gli hobby dei loro contemporanei. Degas, l’ippica. Monet e Renoir le regate e il canottaggio.

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Edgar Degas, Fantini davanti alle tribune, 1869-1872, olio e trementina su tela, 46×61 cm, Museo d’Orsay, Parigi. (Foto da The Yorck Project – 2002 – 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., in pubblico dominio)

Le avanguardie artistiche del XX secolo continuano in questo percorso tracciato dagli impressionisti interessandosi allo sport attraverso il prisma del movimento e della velocità caratteristici di quel tempo. Si cerca di rappresentare il dinamismo del mondo moderno.

Il futurismo, tra tutte, rappresenta un programma organico e completo di esaltazione della modernità, della tecnica e dell’energia e ovviamente dello sport, loro tipica manifestazione.

Questo è il secolo in cui lo sport dilaga, diventa fenomeno sociale e centrale dell’intera civiltà umana. E’ il “secolo dello sport”, quello in cui si crea un linguaggio sportivo universale.

Mentre alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 viene indetto un concorso d’arte per opere di soggetto sportivo, fanno la loro comparsa gli sport meccanici. Biciclette, automobili, motociclette, motoscafi e aeroplani da subito hanno un uso pratico ma anche sportivo e i produttori capiscono al volo l’importanza che le competizioni possono avere non solo nella loro diffusione ma anche per sperimentazione e innovazione.

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Ivanhoe Gambini, “Auto lanciata in corsa”, 1930, tempera con aerografo su carta, 26×36 cm, collezione privata. (cremaonline.it)

E così se Boccioni, il primo in questo campo, nel suo ‘Dinamismo di un ciclista’ (1913), scompone e ricompone la velocità prodotta dal moto vertiginoso della pedalata, per il maceratese Ivo Pannaggi, che nel 1922 scrive con Vinicio Paladini il Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista, sono le due ruote a scatenarne l’immaginario grazie alla prospettiva della fusione in un’unica entità del pilota e della motocicletta in continua evoluzione. Oltre al Motociclista (1937) anche altre opere dell’artista lo legano al mondo sportivo come lo sciatore e il giocatore di bocce (tempera su cartone 30×30 – anni Trenta), figure umane caratterizzate, rese attraverso un assemblaggio di elementi tubolari e geometrici che sostituiscono le parti del corpo.

Ma Ottocento e Novecento sono anche e soprattutto i secoli di una nuova arte, la fotografia.

Pittura e scultura progressivamente cedono il passo a questa rivoluzione tecnica che capovolge il rapporto tra arte e sport e a poco a poco le fotocamere iniziano a rappresentare l’estetica e il movimento di un corpo in azione che trova un posto privilegiato nella cronofotografia e che per primi, gli innovatori Etienne-Jules Marey e Georges Demenÿ segmentano quando corre, salta o tiene un fioretto.

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Étienne-Jules Marey, “Movimenti nel salto con l’asta”. (Da Google Cultural Institute, in pubblico dominio)

Nel secondo dopo guerra è Renato Guttuso a dipingere molte opere a soggetto sportivo come Calciatori del 1965. Un rapporto speciale il suo con lo sport. Con la boxe praticata in gioventù e con il calcio al quale dedica tutta una seria di interpretazioni originali fino al famoso francobollo per la vittoria ai Mondiali del 1982. Del 1984 la mostra “Elogio allo sport” al Palazzo del Coni nel Foro Italico.

Gli ultimi venti anni dello scorso secolo infine sono quelli in cui lo sport esce dai luoghi deputati e straripa nel quotidiano. E così anche l’arte che, come sostiene Jean-Marc Huitorel, “considera lo sport nella sua duplice dimensione di piacere e alienazione“. Ecco allora che Laurent Perbos, artista visivo francese, utilizza oggetti legati allo sport come protagonisti per le proprie sculture, mentre Chloé Ruchon inventa la “Barbie-Piede”.

 

Foto copertina – Umberto Boccioni, 1913, Dinamismo di un ciclista, olio su tela, 70 x 95 cm, Collezione Gianni Mattioli, in prestito a lungo termine alla Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. (Foto da Peggy Guggenheim Collection, in pubblico dominio)

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