La prima grande fioritura dello sport nell’arte è nella cultura ellenica, che lo rappresenta ancor prima che la disciplina venga così chiamata. Mentre i giovani si dedicano alle gare atletiche e alla ginnastica e nei ginnasi si educa il corpo all’elasticità, alla forza e alla velocità, nella scultura, nella statuaria antica, su vasi, mosaici e affreschi murali, si vedono raffigurati atleti in azione.
Così come nell’Odissea, Ulisse, prima, nascosto tra i cespugli della spiaggia ammira la bella Nausicaa giocare a palla con le sue ancelle e, poi, i giovani Feaci durante la festa organizzata in suo onore. E mostrare come l’uso della palla nasca come gioco per divenire solo in seguito esercitazione d’allenamento e infine sport agonistico e competitivo.
I Romani non condividono la passione greca per i giochi atletici. Le manifestazioni atletiche e sportive compaiono solo verso il II secolo a.C. e comunque non come agones tra liberi cittadini ma come divertimenti e spettacoli con schiavi o prezzolati. È negli anni di Adriano che vengono promosse anche a Roma gare atletiche sul modello greco, mentre nuoto ed esercizi ginnici si praticano nelle terme, decorate, in tutto l’impero, con statue di atleti, pitture e mosaici. Fioriscono inoltre stadi, circhi e anfiteatri.
Attorno al 400 d.C. le Olimpiadi vengono abolite e la stessa civiltà greca dello sport viene ufficialmente chiusa. È un segnale.
Il regresso della civiltà a opera delle popolazioni germaniche e l’instaurarsi della cultura cristiana, per la quale il corpo è una prigione e fonte di tentazione e peccato, da mortificare quindi, affamano i secoli successivi in termini di rappresentazioni dello sport.
I corpi umani sono coperti di panneggi e le uniche raffigurazioni di atletismo sono quelle degli eroi biblici, come l’unica forma di sport che troviamo in miniature, affreschi, mosaici, arazzi è quella della caccia.
È solo verso la fine del Medioevo che si ridesta l’interesse per la cultura del corpo e a risvegliarla, insieme a quella dello sport, sono la nobile figura del cavaliere, bello, coraggioso, forte, e abile nell’equitazione, nella scherma, nel pugilato, nel nuoto e nel tiro e i giochi popolari, come quelli a palla tra squadre di villaggi diversi. Del resto risalgono proprio agli inizi del Quattrocento le prime testimonianza sul gioco del calcio fiorentino.
Intanto a Forlì, trova i natali Girolamo Mercuriale, professore di medicina e fondatore della ginnastica moderna, della fisioterapia e della medicina sportiva. Nel 1569 pubblica, senza illustrazioni e con il titolo di Artis gymnasticae, il De Arte Gymnastica al quale, nel 1573, aggiunge poi 26 xilografie e nel quale riprende il concetto, già presente nei trattati di medicina greca, per il quale ginnastica ed esercizio fisico sono mezzi per ristabilire e conservare la salute del corpo. Negli ultimi sei libri dell’ opera enciclopedica, Mercuriale si dedica a descrivere tipologie di esercizi indicandone anche a indicarne modi e tempi per il loro svolgimento.
Eppure, malgrado la crescente importanza della pratica sportiva in questi secoli – la ginnastica entra anche negli oratori di Filippo Neri – le arti figurative non sembrano interessarsene. Qualche gara popolare di corsa, qualche scena di gioco alla palla con il bracciale di legno – sport molto in voga fino a tutto l’Ottocento e all’arrivo del football dall’Inghilterra – e qualche rappresentazione del calcio fiorentino.
Foto copertina – Anfora panatenaica in cui è illustrata la gara di corsa delle feste Panatenee del 530 a.C. (Foto di Matthias Kabel, CC BY-SA 3.0)