Ancora una lezione dal mondo del rugby nella giornata di domenica 9 febbraio. Mentre a Parigi va in scena il secondo capitolo del Sei Nazioni 2014 per la nazionale azzurra, una partita molto importante viene giocata al Campo Scuola di Catanzaro. Il match è proprio quello, sentito del derby con il Rende Cosenza, valido per il campionato Seniores serie C. Ma in campo, questa volta, non ci sono soltanto trenta uomini e una palla ovale. Sul terreno di gioco del Catanzaro Rugby, stavolta c’è anche la sezione locale (di recentissima istituzione) di “Libera”, associazione nazionale dal 1995 impegnata nella lotta contro le mafie. Le due realtà si sono unite nel ricordo di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, dando vita alla manifestazione “Placca la mafia”. Una partita a scopo benefico con magliette celebrative e terzo tempo in memoria di due uomini semplici, molte volte inseriti nella categoria delle persone “qualunque”. Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte erano due onesti netturbini, assassinati dalla mafia all’alba del 24 maggio 1991, probabilmente a causa delle ingerenze criminali nella gestione dei rifiuti calabresi con cui si è trovata a confrontarsi la ditta per cui lavoravano. I due operatori vennero freddati sul lavoro nel quartiere Miraglia di Lamezia Terme e, ad oggi, la giustizia italiana non è ancora riuscita a individuarne i motivi, oltre che i mandanti e gli esecutori naturalmente.
Francesco e Pasquale, rispettivamente 40 e 28 anni, erano uomini “qualunque”. E, proprio per questo, individuati dalla ‘ndrangheta come bersaglio emblematico per mandare un segnale. Un segnale per far capire a chi di dovere che la gestione dei rifiuti locali doveva essere organizzata in una data maniera… Colpire bersagli indifesi e impotenti, per intimorire stanze dei bottoni e centri di potere. In pieno codice terrorista. Francesco era solito coprire il turno di notte sui mezzi di nettezza urbana, quelli di cui ci si accorge distrattamente la mattina quando sono ormai a fine servizio. Pasquale, invece, era uno spazzino diurno, imprestato al turno notturno quel 24 maggio di oltre vent’anni fa a causa dell’assenza di un collega. Un lavoro faticoso che inizia alle quattro del mattino, ora nella quale i due ragazzi si erano dati appuntamento per iniziare il solito giro dei cassonetti. La stessa, snervante e spossante sequenza di movimenti: l’arrivo, l’accosto del mezzo al bordo della strada, il carico. Un sistema collaudato, reso perfetto dalla meccanicità delle attività ripetute alla noia. Magari, quella volta, un turno leggermente più comodo per Pasquale, che non era certo avvezzo alle comodità del camion. Un camion che però non è servito a nulla come riparo dall’agguato subìto. La noia di quei movimenti meccanici ai bordi della strada, in quell’alba del 24 maggio 1991, è stata interrotta a colpi di arma da fuoco dalle mani insanguinate della mafia.
Di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte uccisi sul lavoro, in questi lunghi vent’anni, è stato ricordato ben poco, attraverso alcune manifestazioni di vicinanza da parte delle istituzioni. Nell’attesa del compiersi o dell’evolversi della giustizia, verso la quale la fiducia non deve mai mancare, mettiamo nella nostra vetrina lo strenuo impegno civile dell’associazione Libera. E, attraverso la Società di Catanzaro, del mondo del rugby. Dal quale c’è sovente da prendere appunti. A prescindere dai risultati sportivi.