Esiste un modo migliore per festeggiare il 14 febbraio, se non con l’assassinio del proprio partner? Oscar Pistorius crede di no. Un anno fa, giusto in queste ore, la notizia dell’uccisione di Reeva Steenkamp, modella trentenne e fidanzata dell’olimpionico sudafricano amputato, faceva il giro del mondo. Sgomento per le prime indiscrezioni trapelate, secondo le quali il famoso sprinter le avrebbe sparato in seguito ad uno scambio di persona nella casa dell’atleta, situata a circa ottanta chilometri da Johannesburg.
Nel giorno di San Valentino, data deputata alla celebrazione (commerciale) dell’amore e degli innamorati, la meravigliosa Reeva si sarebbe introdotta nella villa di Pistorius alle prime luci dell’alba con l’intenzione di fargli una sorpresa. Scambiatala per un ladro (!), lo sprinter sudafricano avrebbe fatto fuoco con una calibro 9 per ben quattro volte, raggiungendo incidentalmente la fidanzata al volto e alle mani e uccidendola sul colpo. Detto dell’alto tasso di criminalità di alcune aree sudafricane e dell’ossessione di Pistorius per le incursioni notturne di estranei, la vicenda, oltre che incredibile, appare francamente inverosimile, se affrontata da un punto di vista imparziale ed estraneo al racconto dell’atleta. Tesi sposata a suo tempo anche dalla polizia del posto che, arrestato e ascoltato Pistorius, sembrò non credergli, avviando di fatto il tortuoso processo di incriminazione per omicidio volontario. Non si può prevedere con certezza l’esito del percorso giudiziario seguìto a questo delittuoso avvenimento, di certo gli inquirenti ne avranno viste delle belle tra vittima modella super sexy, campione sportivo elevato al rango di eroe e armi da fuoco. Un pot-pourri di contenuti da romanzo epico in chiave moderna.
Quel che è sicuro, è che alla conclusione della vicenda ci sarà da riscrivere, o forse semplicemente aggiungere, un capitolo a mo’ di epilogo alla straordinaria storia sportiva di Oscar Pistorius. L’atleta sudafricano dalle gambe in fibra di carbonio, nato con una gravissima malformazione e poi amputato all’altezza delle ginocchia, che raggiunge le semifinali dei 400 metri alle Olimpiadi dei normodotati a Londra 2012. Il raggiungimento di un traguardo che travalica lo sport in senso stretto e sconfina nella leggenda degli uomini a cui è stata data la possibilità di modificare la storia, contro le leggi comunemente date dalla collettività. Un traguardo e una possibilità, probabilmente, immeritati. O quanto meno lordati da un atto sciagurato e da una condotta di vita, ben che vada, esecrabile.