Pedalate e fantasie. I diari della bicicletta

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«È una verità universalmente riconosciuta che i pedoni odiano le auto e le bici, i ciclisti odiano pedoni e automobilisti, e gli automobilisti odiano tutti. Avendo fatto parte di ciascuna di queste categorie posso confermare».

 

Lo abbiamo avuto tutti. Strumento indispensabile per segnare compiti e orari di lezione. Le nostre adolescenze le abbiamo vissute con il diario nello zaino. Quello della squadra del cuore, quello dei Masters, il diario Linus o l’immortale Smemoranda. Disegni, segreti, dichiarazioni amorose. Chi più ne ha più ne metta. Icona cult degli anni 90 (almeno per me), ha visto litri di biro scorrere su quelle pagine.

Il diario ha una grandezza giusta, né troppo grande, né troppo piccolo. È come un libro tascabile, come uno di quei vecchi “libri da bisaccia”. Del resto, se il marketing ce lo ha proposto in questa maniera un motivo ci sarà. Basti pensare che anche un mostro sacro come Astorina decise di creare  il formato degli albi di Diabolik, di piccola dimensione per poter essere tascabili (11,5×16,9 cm), proprio come un diario. Venne ideato per venire incontro alle esigenze dei pendolari che Angela Giussani osservava ogni mattina da casa sua nelle vicinanze della stazione. Divenne lo standard per tutti, finito nelle mani di generazioni di nerd amanti dei fumetti.

Il diario ha ispirato libri e film. Chi non ricorda “Caro Diario” di Nanni Moretti, “Il diario di Bridget Jones”, “The diary of Anna Frank”, “I diari della motocicletta”. Volutamente allusivo proprio al titolo del film diretto da Walter Salles sulle avventure del giovane Ernesto Che Guevara, vi segnalo una raccolta di racconti sulle due ruote – a pedali. Una serie di storie e ricordi che offrono molteplici analisi. Sempre al centro il rapporto tra la bicicletta e il suo proprietario. Molto più di un semplice mezzo di locomozione. È occasione per guardare dentro sé stessi, per immaginare, per ripercorrere la propria adolescenza o la propria infanzia. La raccolta è caratterizzata dall’ironia, ma sono costanti gli spunti di riflessione, i richiami alla storia e ai sentimenti. Su tutti l’amicizia. Che vince sempre. Quasi sempre.

Sette gli autori, sette i racconti.

bicicletta

Si parte con l’anima collettiva delle biciclette, di come possano attrarre in ogni fase della vita. Come le sirene con l’Ulisse di Omero. Che sia un triciclo rosso o che sia un fedele “cavallo” arancione la passione supera ogni caduta, ogni abrasione. Anche in caso di trasferimento per lavoro. Anche con strade e marciapiedi che sembrano zone di guerra. Un’attrazione che in alcuni casi può diventare fatale, che può portare al furto. Morale della favola per Paola B. Cartoceti? Per andare in bici serve pazienza, attenzione e un bel po’ di coraggio.

I racconti sono spesso brevi, come quello di Luigi De Rosa. Siamo trasportati in una dimensione surreale: Sudamerica, ricercatori d’oro e guacheros. Al centro di tutto le vicende dello speleologo cubano Zamoskin e del professore di “origine cittadina” David Pacecco, rigorosamente in sella alla sua Trek. le bevute al Bar Puta (si avete letto bene), le deviazioni dei corsi naturali, la corsa all’approvvigionamento di acqua potabile, il paese che sprofonda, tutto termina con un furto piuttosto “esplosivo”.

I ricordi familiari e di guerra sono “L’equilibrio nella vita” per Flora Amelia Suárez Cárdenas. Dove non arrivano i carri armati, arriva la bicicletta. Quella di Fabio, assegnato al reparto speciale dei bersaglieri ciclisti di Bologna, quello degli esploratori di assalto. Un ping pong continuo tra passato e presente. L’amore per la partigiana Gabriella. Che dolce il suono del campanello della sua bicicletta!

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Bersaglieri in bicicletta. (imgrum.net on Pinterest)

Un totale cambio di prospettiva si ha invece leggendo le insicurezze dell’adolescenza nel racconto di Assunta Marinelli. La bicicletta è metafora di crescita e libertà. Tra le pagine si leggono tempi diversi da quelli di oggi. Tempi in cui si giocava per strada: a campana, nascondino, “ruba fazzoletto”, “un due tre stella”. Tempi in cui il timore reverenziale per i genitori portava a chiedere all’amica del cuore di non svelare nulla dopo una caduta dal sellino. Il rispetto a braccetto con la paura di rimproveri severi. Cadute e sgridate che ti porti dentro, ostacoli al desiderio di conoscere il mondo fuori.

L’ironia è smorzata dall’ambiguità dei soggetti di Angelo Minerva in “Un ritorno”. Una bicicletta che prende vita sul fondale sabbioso e un essere umano che pedala come impazzito sotto la pioggia. Il circo è ripartito. Sono andati via tutti, anche Venusia. E allora la scelta di lanciarsi contro la corrente marina, un volo nel vento impetuoso. Queste pagine le ho trovate onestamente un po’ fuori contesto rispetto al topic del libro.

Sul diario scrive Patrizia Tocci. Per non dimenticare. L’insospettabile forza dei ricordi di bimba si manifesta grazie alla bicicletta. Il modo più vicino per sentire vicina la figura paterna. Quel papà che incoraggiava, che cercava di dare la direzione al manubrio, che spiegava la posizione da tenere sui pedali.

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France, Provence, 1955. (Elliott Erwitt)

Le 77 pagine del libro edito da Tabula Fati, a cura di Giancarlo Giuliani, terminano con le fantasie di Augusto. Un adolescente, un piccolo Lancillotto innamorato della sua Ginevra (nel libro la bella principessa si chiama Giulia). Sempre accompagnato dalla sua bici argento, come un cavaliere con il suo destriero inseparabile. E Augusto proprio come un cavaliere combatte, difende l’amicizia con Mirko, l’Orco Verde, si scontra con la realtà fatta di arroganza e prepotenza.

Ma come tutte le favole, i tre diverranno amici inseparabili.

E la mountain bike danneggiata in maniera irreparabile? Venerata come un totem dei nativi americani. Come simbolo della loro amicizia.

I DIARI DELLA BICICLETTA

di A.A.V.V.

TABULA FATI – 77 pagine

Euro 8,00

La citazione da ricordare

«La bicicletta ci insegna cosa è la fatica, è il mezzo di locomozione con il quale il nostro corpo raggiunge la perfezione e la speranza che c’è qualcosa di più. Vedi il mondo da un’altra prospettiva, il volo degli uccelli, l’aria tra i capelli, il bisbiglio del vento, la bicicletta ti dà quella voglia di libertà che è prigioniera dentro di noi».

 

Foto copertina – Marcos Quinteiro on “unsplash”

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