L’appuntamento è ai piedi del Monte Lozzo, colli Euganei. Qui l’ex allenatore Nevio Scala, con il figlio Claudio e la nuora Elisa ha un’azienda agricola che produce vini biologici e olio extravergine. Amico di Overtime, presente a Macerata nelle ultime due edizioni del festival, ci riceve a domicilio. La cantina, costruita su un edificio di inizi 800, sembra una chiesa a tre navate, verrà inaugurata ufficialmente l’anno prossimo e già così è uno spettacolo di architettura. A 73 anni il mister ha deciso di godersi il dopo calcio a bordo di un trattore. Dopo l’esperienza come presidente del Parma – «per come si è conclusa, umanamente è stata una delusione» -, si dedica completamente all’azienda di famiglia, sorta proprio nei luoghi in cui è nato. Per i vini non è previsto l’utilizzo di prodotti di sintesi chimica. Al momento vengono imbottigliati quattro bianchi e due rossi: un Sur lie, cioè un bianco rifermentato in bottiglia, due macerati sulle bucce, bianco e due tagli bordolesi.
Mister, partiamo dal pallone. Tatticamente il suo marchio di fabbrica è sempre stato il 5-3-2.
«L’ho sperimentato con la Reggina, nel 1987 ho esordito come allenatore di prima squadra. In precedenza avevo lavorato nel settore giovanile del Vicenza. Avevo già pensato a questo metodo senza fare troppi esperimenti perché con i giovani non ha senso alcuna esasperazione tattica, meglio lasciarli liberi».
Ne aveva parlato con qualcuno?
«Con i miei collaboratori Di Palma e Carminati, ma anche con i giocatori della Reggina. Alcuni di loro avevano giocato con Zeman e conoscevano già la zona. In rosa avevo gli elementi per proporre quel tipo di calcio, soprattutto i due esterni capaci di fare tutta la fascia».
Promozione in B, massima serie solo sfiorata e raggiunta invece l’anno dopo con il Parma. Il 5-3-2 arriva in serie A nel 1990.
«Io ho sempre giocato così, a parte a Mosca con lo Spartak perché non avevo gli elementi adatti e mi è capitato quindi di giocare con la difesa a quattro o a tre».
Ci racconti quel Parma.
«Di Chiara arrivava dalla Fiorentina ed era un’ala molto tecnica. Benarrivo dal Padova, si rivelò una furia. Entrambi finirono in Nazionale, Antonio fece molto bene anche ai mondiali in America. A centrocampo si marcava a zona. In difesa anche, con i due centrali Apolloni e Minotti e Grun che si abbassava a fare il terzo. Quando però ci avvicinavamo alla nostra area, ognuno si teneva il proprio uomo, magari Apolloni accorciava e Minotti si staccava per fare la diagonale, diventando una sorta di libero».
Fu un Parma che suscitava simpatia e vinceva – Coppa Uefa, Coppa della Coppe, Supercoppa Europea -, prima di quello con una rosa stellare che sarebbe arrivato dopo di lei.
«Una squadra il cui segreto era lo spogliatoio. Con Taffarel e Asprilla era impossibile rimanere seri. Daniele Zoratto è stato forse il giocatore più importante per quella formazione. Ma io ho sempre pensato che a fare la differenza fosse il gruppo.
L’allenatore deve saper soprattutto gestire i suoi ragazzi. Questo è quello che mi manca di più del calcio. Dei miei maestri il più bravo è stato Liedholm, anche Rocco con poche parole e poca tattica ti faceva giocare bene».
La passione per il vino arriva proprio dal Paron?
«Quando giocavo bevevo pochissimo, al massimo un bicchiere. Oggi invece mi godo i vini che produciamo. Lavoriamo come una squadra, ma se sono buoni il merito è soprattutto di mio figlio Claudio, è lui quello bravo».
3 Commenti
NEVIO SCALA SEMPRE IL TOP!!!!!!!!!! SEI SEMPRE STATO IL NUMERO UNO!!!!!!!
[…] la squadra di una città di provincia, nemmeno capoluogo di regione, il Parma, guidata da Nevio Scala, riusciva a vincere addirittura in Europa. E che bello ricordarmi studente universitario allo […]
[…] ha avuto il piacere di ospitare in tante sue edizioni Nevio Scala e Storie all’Overtime gli ha già dedicato una bellissima intervista realizzata da Alberto Facchinet…. Per noi Nevio non è solo e semplicemente l’ex allenatore di calcio che condusse una squadra […]