Bordolese di nascita, marsigliese di adozione, classe 1971. Laurent Perbos considera l’arte come un incontro di stato.
Con l’intento dichiarato di mettere in discussione ambiente e storia e di sconvolgere l’ordinario, l’artista visivo ha creato con le sue opere un nuovo vocabolario formale, a metà tra pittura e scultura, tra forme e idee, sostituendo gradualmente tela e pittura con altri materiali facendo della diversione un verso e proprio sistema di lavoro.
La sua ricerca artistica trae ispirazione dalle attività di massa, di intrattenimento e dalle culture popolari (come il gioco, lo sport, il fai da te), che chiama “miti sociali”, e distoglie gli oggetti dalla vita quotidiana che così, grazie al controuso che l’artista infligge loro, prendono vita, le cose subiscono una metamorfosi, formale e filosofica, fino ad arrivare a costruire un universo di cui lo sport è uno dei linguaggi preferiti.
Ne dirotta i codici, ne trasgredisce le regole alla ricerca di una narrazione inedita, derisoria, generata dall’interrelazione tra i due poli che sono l’opera artistica e lo spettatore. Pensiamo alla serie Antik-Basket, composta da una serie di ritratti di statue antiche su cui è affissa la copertura di un pallone da basket. Tra passato e presente, tra cultura di massa e cultura dotta, tra oggetto di mercato di massa e capolavoro antico, quest’opera utilizza segni contraddittori il cui cortocircuito apre a un nuovo spazio narrativo. E ancora l’installazione – oggetto/luogo – come “Aire”, un campo da tennis in erba sintetica posato a terra come se fosse “atterrato” sulla piazza antistante la facoltà di Lettere di Aix-en-Provence che è al contempo metafora visiva dello spirito di competizione che sottende l’attività dell’Università, in attesa di quelle più feroci della vita sociale,e spazio di riposo, area di confronti e relazioni simboliche autentiche.
Una carica poetica e un potenziale evocativo nelle sue sculture che offrono quindi l’opportunità di una riflessione, altra, sulle nozioni di fallimento e successo, di competitività e competizione, di intrattenimento o lavoro. Ma Perbos vuole dare allo spettatore altresì un piacere estetico. Pone l’accento allora sulle proprietà e sulle caratteristiche materiali degli oggetti familiari che utilizza, sul loro potenziale di rappresentazione consapevole dei limiti dell’effetto insolito ed effimero generato.
I titoli delle opere restano indeterminati, aperti a interpretazioni, alla mercé di associazioni mentali, poco importa siano più o meno esatte, perché le sue mostre sono comunque costruite come un racconto iniziatico, una storia che implica un sentimento di empatia con lo spettatore e, di fatto, operano una personificazione del soggetto. Composizione, ad esempio. È il nome generico di una delle ultime serie di lavori che combinano accessori provenienti dal mondo del ciclismo (cerchi, raggi, mozzi, impugnatura per bicicletta, ruote, catene, tubi in acciaio e acciaio inossidabile, tenditori) e riferimenti ai dipinti dell’artista Mondrian, della cui astrazione, punto di arrivo nella sua evoluzione, Laurent fa invece il proprio punto di partenza.
Perbos crea puzzle visivi. Mette in discussione i meccanismi di esposizione dell’opera pittorica di oggi. E nulla è più ciò che sembra.
Foto copertina di @laurentperbos on Instagram.