In matematica, il numero è un modo per esprimere una quantità, la posizione in un elenco di elementi, il rapporto tra grandezze dello stesso tipo. Nella storia il concetto di numero nasce dalla necessità di contare. Nello sport il numero è celebrazione del tempo, del record. Rappresenta nell’immaginario collettivo icone divenute leggenda, ha reso maglie da gioco immortali. Il numero è sinonimo di anniversari e date da glorificare, nel rito collettivo del racconto sportivo. A Overtime il numero fa rima con sensazioni e suggestioni, immagini e illustrazioni. 39 artisti hanno interpretato il legame tra sport e aspetti numerici. Un insieme di stili, colori e design per raccontare il tema dell’edizione 2019 del festival. Una collettiva. LACOLLETTIVA.
La prima sala di ingresso è stata dedicata ai legami dello sport con il sociale, grazie ai riferimenti delle opere di Morden Gore (68), di Salvatore Liberti (illustrazione dedicata al pugile zingaro Johann Trollmann), di Daniele Simonelli (immagine dedicata a Megan Rapinoe e al suo ruolo nella critica alla politica discriminatoria del presidente Trump), dell’irriverente Pois che ha posizionato uno dei suoi soliti “bolli” sul disco originale del 1962 “La partita di pallone” di Rita Pavone, richiamando con la scritta “Special price h. 14.30” la mercificazione del calcio spezzatino che non ha più un orario per tutte le partite domenicali.
In bella vista, sempre in ingresso, anche le opere “Liquid time” di Luisa Tosetto e “L’attesa” di Andrea De Santis. Proprio quest’ultima opera richiama una tuffatrice che si sta proiettando verso una piscina stilizzata a forma di “10”. Non un caso, ma una voglia di pensare già alla prossima edizione, quella del decennale.
Nella sala di sinistra, sono state individuate illustrazioni legate a icone di sport. Tra queste il ricordo dei numeri 10 del calcio di Paolo Castaldi, autore che ha partecipato a Overtime Festival 2019 anche con la presentazione dellla graphic novel Zlatan, gli omaggi al Cagliari tricolore di 50 anni fa (opera di Riccardo Cecchetti) e a Felice Gimondi recentemente scomparso (opera dello spagnolo Miguel Soro). Ma anche il 19.72 di Pietro Mennea a cura di Mauro Cicarè, il “perfect ten” di Nadia Comaneci disegnato dal vicentino Osvaldo Casanova, caratterizzato dallo stile pulito e preciso come quello della ginnasta romena. Spazio espositivo che raccoglie anche le opere di Gianni Puri (“The running man” richiama la maratona intesa come icona di sport), “Il primo Coppi e l’ultimo Malabrocca” di Roberto Lauciello (presentato in anteprima nazionale a Overtime Festival 2019 proprio il suo libro dedicato a Malabrocca), “Ondue” di Elisa Caroli (una onda a forma di due su cui surfare). E ancora, l’inno alla libertà di fare movimento e sport oltre gli stereotipi (“Tutti possono” di Agnese Innocente che rappresenta un uomo fare lap dance), “L’incognita sportiva” di Daniele Bart.Salvemini, l’ombra raffigurante un uno di Marino Neri, la corsia n.4 della Federica Pellegrini disegnata da Oscar Diodoro, l'”Infinito Pacquiao” di Cecilia Valagussa, incentivo a fare sport oltre i limiti di età così come dimostrato dal pugile filippino.
Al centro della stanza un commovente ricordo, sempre ideato da Pois, di Gino Bartali. Una bicicletta appartenuta al “Ginaccio nazionale” appoggiata su una scritta bianca “800”. Bianca come la purezza del gesto che ha accompagnato per mesi Bartali durante la seconda guerra mondiale. “800” come le vite che lo stesso ciclista toscano ha salvato con la sua bicicletta, permettendo la sopravvivenza a tante famiglie ebraiche perseguitate dal nazismo.
Scorrendo la mostra si arriva all’area tematica dedicata al basket, firmata da autorevoli illustratori: Davide Barco con il suo “And one“, Francesco Paroli che ha illustrato “sua santità” Michael Jordan, Davide Bonazzi con il suo number “3“, Shaquille O’Neal disegnato da Andrea Dalla Barba e “The city game” di Chiara Lanzieri.
Andando verso l’ultima stanza si scorge un omaggio romantico e vintage dedicato al baseball grazie a “37 e altri numeri” di Federico Appel e “Bot baseball” di Simone Massoni e due lavori che vedono lo sport intimista come “2019” di Alberta Pota e “I numeri delle acrobate” di Camilla Zaza.
Nell’ultima sala, spazio dedicato ai lavori che richiamano la collettività e il fumetto. Esposti il “555” di Michelangelo Manente (richiamo agli schemi del mitico Oronzo Canà impersonificato da Lino Banfi in L’allenatore nel pallone), “Zero con zero” di Ninamasina, “Una testa” di Monica Rossi, “Derby time” di Margherita Barrera. E ancora il richiamo alla graphic novel dedicata a Gianfelice Facchetti a cura di Davide Castelluccio, “Match” del francese Gregory Panaccione, la coppia dei numeri disegnata dalla ginnasta di Amalia Mora. E infine i numeri collettivi del fermano Daniele Ripani, i 12 mesi in bicicletta di Massimiliano Aurelio e “Running people” di Federica Del Proposto, occasione per ridere insieme sugli stereotipi dei “corridori urbani”.
Gli artisti che hanno aderito
AGNESE INNOCENTE
ALBERTA POTA
AMALIA MORA
ANDREA DALLA BARBA
ANDREA DE SANTIS
CAMILLA ZAZA
CECILIA VALAGUSSA
CHIARA LANZIERI
DANIELE BART SALVEMINI
DANIELE RIPANI
DANIELE SIMONELLI
DAVIDE BARCO
DAVIDE BONAZZI
DAVIDE CASTELLUCCIO
ELISA CAROLI
FEDERICA DEL PROPOSTO
FEDERICO APPEL
FRANCESCO BONGIORNI
FRANCESCO POROLI
GIANNI PURI
GREGORY PANACCIONE
LUISA TOSETTO
MARGHERITA BARRERA
MARINO NERI
MASSIMILIANO AURELIO
MICHELANGELO MANENTE
MIGUEL SORO
MONICA ROSSI
MORDEN GORE
NINAMASINA
OSCAR DIODORO
OSVALDO CASANOVA
PAOLO CASTALDI
POIS
RICCARDO CECCHETTI
ROBERTO LAUCIELLO
SALVATORE LIBERTI
SIMONE MASSONI