Jean-Marc Huitorel e “La mostra come modo di fare critica”

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Classe 1953. Critico d’arte e curatore, Jean-Marc Huitorel il 9 luglio ha compiuto 70 anni. Amante dell’arte ma anche grande appassionato di sport, definisce le mostre come un altro modo di fare critica d’arte perché possono tradurre i suoi pensieri in azioni. Ne realizza soprattutto di collettive e tematiche, affrontando i suoi topic preferiti tra i quali l’intersezione tra arte e sport, dei quali intesse i fili realizzandone una straordinaria panoramica di contenuti dalle variegate forme e modalità espressive.

Nel 2004 organizza la mostra “Sportivement vôtre” in cui le proposte artistiche, plastiche e visive,  tutte a tema sportivo, di una trentina di artisti che spaziano dalla pittura alla fotografia, passando per video e installazioni, performance e iscrizioni paesaggistiche, occupano le sale e gli spazi privilegiati del parco del Domaine de Chamarande.

Nell’anno successivo, pubblica “La Beauté du geste: l’art contemporain et le sport”. Saggio documentato e illustrato, nella cui prima parte affronta il rapporto tra arte e sport da un punto di vista sociologico, dalle connessioni semantiche integrate nel linguaggio quotidiano alle differenziazioni, nella seconda esamina l’evoluzione delle rappresentazioni dell’attività fisica dall’Egitto alla Grecia, da Roma, al Medioevo e fino all’Ottocento e poi, slalomeggiando nell’era moderna tra Manet, e Delaunay arriva, nella più ampia terza parte, all’arte contemporanea dei cui artisti Huitorel identifica le diverse strategie di fronte all’iconografia sportiva.

La copertina de “L’art est un sport de combat”.

Il 2011 è poi l’anno de “L’Art est un sport de combat : un état de la recherche”, raccolta di tre saggi pubblicati in occasione dell’omonima mostra al Museo delle Belle Arti di Calais, commissionata dallo stesso autore e svoltasi tra aprile e settembre dello stesso anno. In quella che è una versione irriverente del famoso grido di battaglia di Pierre Bourdieu “La sociologia è uno sport da combattimento”, l’autore focalizza la propria attenzione sugli sport con i quali l’arte, dice, condivide energia tesa e fisica, impegno, confronto e rottura. E se l’arte è una lotta, intesa come lotta contro la materia, l’artista fa dire alla realtà quello che ha da dire, a mani nude e sul campo. Tra gli sportivi cita Arthur Cravan e Yves Klein, tra gli artisti, contemporanei, Alain Séchas e il suo gatto con i guantoni da boxe e le fotografie urbane di Mohamed Bourouissa.

A maggio 2017, infine, esce “Une forme olympique – Sur l’art, le sport, le jeu”. L’opera, una sorta di terzo capitolo dell’insieme consacrato allo studio dei legami tra arte contemporanea e sport, completa l’approccio a queste due sfere essenziali dell’attività umana tenendo conto di un terzo indicatore, che è il gioco. Il libro, in doppia lingua – inglese e francese – si sviluppa attorno a un saggio, una serie di interviste e un catalogo di mostra, visto che, come per i due lavori precedenti, anche questo è accompagnato da un’omonima esposizione tenutasi tra settembre 2016 e febbraio 2017 nell’Espace d’art contemporain HEC, Jouy-en-Josas.

 

Foto copertina – Un dettaglio dalla copertina de “La beaute du gest”.

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