“Ci sono più sedie che culi” diceva Ettore Sottsass. Vernacolare espressione che rappresenta la cifra di interpretazione di alcune tra le più celebri sedute disegnate nello scorso secolo. Vere e proprie opere d’arte ormai. Impronte di menti straordinarie che hanno attraversato i decenni traducendo l’esigenza sottesa al pensiero di Sottsass: non è necessario disegnare altre sedie a meno che non si abbia almeno qualcosa da dire o da provare o a meno che le nostre terga non necessitino di nuove forme o metafore da esplorare o anche semplicemente da osservare.
E come non pensare allora a quei pezzi iconici che hanno barattato la propria funzionalità con la parafrasi di uno stile di vita e un’operazione di cultura?
Così nel 1945 Bruno Munari disegna, e produce in soli nove esemplari tutti firmati, la ‘sedia per visite brevissime’ che, inclinata a 45°, invita l’ospite a non fermarsi troppo.
Così nel 1957 Achille Castiglioni e il fratello Pier Giacomo creano, per la storica mostra “Nuove forme e colori nella casa di oggi” tenutasi a Villa Erba di Como, lo sgabello ‘Sella’. Anche questa seduta scomoda realizzata con elementi industriali e pensata come sgabello da telefono – negli anni Cinquanta la maggior parte dei telefoni anche nelle abitazioni erano a parete e dunque le persone per utilizzarli dovevano restare in piedi accanto all’apparecchio – che costringe a rinegoziare continuamente il baricentro richiedendo una certa disponibilità senso-motoria di chi è al ricevitore a muro. Una semisfera pesante in acciaio fa da piedistallo a quell’unica gamba – perché le altre due sono quelle della persona che ci si siede – sempre in acciaio e verniciata di rosa – colore del Gazzettino dello Sport e della maglia che premia il Giro d’Italia – alla cui sommità sta la sella da bici da corsa in cuoio nero fissata con il classico morsetto a leva per un totale di 71 cm. La si usa stando praticamente in piedi e, a differenza di una comune bicicletta, resta in equilibrio quando si lascia la seduta.
Pezzo singolare, ispirato al tipico sedile da lavoro dei mungitori del XIX secolo e ripensato come un sedile da biciclette da corsa. Più oggetto di studio e di ricerca che d’uso, secondo lo stesso Achille Castiglioni, il cui lavoro è eccezionale per varietà, competenza e – secondo Paola Antonelli (Senior Curator della sezione architettura e design del Museum of Modern Art di New York e allieva del grande designer) – per mancanza di stile unificante, poiché ogni oggetto appartiene a una serie di idee che si sono sviluppate attraverso il tempo e non a un gruppo di forme.
Una tecnica di stravolgimento che ricorda molto le esperienze dadaiste e un altro eccezionale connubio tra arte, design e sport.
Dal 1983 viene prodotta da Zanotta.
Foto copertina da zanotta.com