Henri Rousseau e il Manifesto di Elche

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Ad Henri Rousseau (1844-1910) tocca in sorte di essere un artista nel periodo della fioritura dell’arte d’avanguardia. Pittore della domenica, come si direbbe oggi, almeno fino ai quarant’anni quando decide di smettere di fare il doganiere così da poter dedicare più tempo alla sua vocazione. Per i critici dell’epoca è dotato di poco talento naturale e il suo stile semplice, è spesso definito ingenuo, a sminuirlo, anche se, in realtà, è proprio questo suo stile elementare che lo fa considerare il caposcuola  della pittura primitiva e dell’arte naïf (che letteralmente significa proprio ‘ingenua’).

Il suo lavoro si posiziona ai margini di ogni tendenza artistica dell’epoca perché Henri dipinge in modo assolutamente diverso da quello che avveniva a Parigi in quegli anni. Gli artisti suoi contemporanei gli riconoscono la capacità di rappresentare una via di fuga dalla modernità. E così diventa il medium per una sorta di sensazione nuova all’interno della relativamente piccola scena artistica parigina. La pittura è bidimensionale, raffinata e con una grande capacità narrativa. Anticipa il tema del Realismo magico e influenza non solo i Fauves (anzi il nome – selvaggi – deriva proprio dal soggetto di un suo dipinto ‘Il Leone affamato’) ma anche i Blaue Reiter di Kandinskij e la pittura italiana del post Futurismo (come ben evidenziato nell’esposizione, prima in Italia sull’artista, che si è tenuta quasi dieci anni fa di Palazzo Ducale a Venezia, Henri Rousseau. Il candore arcaico, a cura di Gabriella Belli).

Henri Rousseau, The Football Players, 1908. (Foto in pubblico dominio)

Nel 1908 dipinge Les joueurs de football, oggi esposto al Guggenheim di New York. Quattro signori baffuti che indossano divise a strisce giallo – rosse e bianco – azzurre giocano con una palla ovale in una radura di un parco. La partita, due contro due, sembra immersa in una scena surreale, sensazione aumentata dal fatto che non ci sono ombre, la luce è uniforme e i volti dei giocatori sono stereotipati. Niente tracce a terra né linee né porte, tutto galleggia in una sorta di indifferenza totale per le regole del gioco, la prospettiva e dell’anatomia.

Dalle dimensioni delle piante rispetto a quelle dei protagonisti, alla rappresentazione innaturale dei loro movimenti innaturali. I colori sono vivi e audaci, l’equilibrio costruttivo si disinteressa di imitare la realtà e non si cura della verosimiglianza e purezza e spontaneità, caratteristiche presenti in tutte le opere dell’artista, la fanno da padrone come accade nei disegni dei bambini e nelle opere di arte ‘primitiva’ delle antiche civiltà europee e africane.

Les joueurs de football, che non ha mai smesso di affascinare artisti anche del secondo Novecento, vi ha fatto pieno ingresso, acquistando una popolarità globale, grazie al manifesto dei Campionati del mondo di calcio del 1982 realizzato dall’artista ceco Jiří Kolář, che lo ha scelto come parte di un  collage in cui la riproduzione del dipinto di Rousseau è inserita all’interno dell’immagine della Dama de Elche, busto scultoreo di arte iberica del V-IV sec. a.C.

 

Foto copertina – Henri Rousseau, Autoritratto, 1890. (Foto in pubblico dominio)

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