Il linguaggio sportivo di Banksy

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Banksy, lo sfuggente artista di Bristol, è una figura enigmatica nel mondo dell’arte contemporanea. La sua identità nascosta alimenta il mito che lo circonda, mentre le sue opere, disseminate sulle pareti delle città di tutto il mondo, parlano di ingiustizia sociale, politica e cultura popolare. Attraverso la sua street art, Banksy trasforma gli spazi urbani in una galleria a cielo aperto, invitando il pubblico a riflettere sulle questioni più urgenti del nostro tempo.

Lo sport, uno degli aspetti centrali della vita contemporanea, non è stato escluso dal suo radar critico. Le sue opere rivelano un interesse profondo per questo ‘mondo’, non solo come spettacolo e intrattenimento, ma anche come riflesso delle disuguaglianze e delle contraddizioni della società.
Molto più di un semplice gioco, lo sport, secondo Banksy che trasforma le arene sportive e gli spazi urbani in veri e propri campi di battaglia concettuali, in cui le sfide non sono solo fisiche, ma anche sociali e politiche. Uno dei temi centrali delle sue opere infatti è la critica alla società e al suo controllo sui cittadini.

Questo emerge chiaramente in ‘No Ball Games che mettono in discussione le restrizioni imposte ai giovani nella loro libertà di giocare. Attraverso la rappresentazione di bambini che interagiscono con cartelli di divieto al posto dei palloni, Banksy denuncia il controllo eccessivo e dittatoriale della società sulla vita quotidiana.

Banksy, No Ball Games, 2009, Londra. (Foto di GualdimG, CC BY-SA 4.0)

Le Olimpiadi del 2012 sono state un momento di particolare interesse per l’artista inglese. Durante l’evento tenutosi a Londra, Banksy ha realizzato diverse opere che mettono in discussione il significato stesso delle Olimpiadi. In una di queste, intitolata “Hackney Welcomes The Olympics“, un giavellottista viene ritratto mentre lancia un missile anziché il giavellotto, suggerendo una critica alla militarizzazione dello sport e alla retorica nazionalista che spesso lo accompagna.
Anche in ‘Going For Mould’, la critica è alla militarizzazione dello sport e alele disuguaglianze sociali, evidenziate dall’enorme disparità di investimenti tra le grandi manifestazioni sportive e le aree periferiche.

Ma non sono solo le grandi manifestazioni sportive a catturare l’attenzione di Banksy. Anche il calcio di base e le lotte sociali ad esso collegate sono oggetto della sua arte. Un esempio eloquente è l’opera dedicata al calcio ribelle dell’Ejercito Zapatista de Liberación Nacional messicano nella quale evidenzia il potenziale rivoluzionario dello sport e la sua capacità di unire le persone per una causa comune. Ulteriore dimostrazione del suo nel trattare temi sociali e politici. Gli Zapatisti sono un gruppo ribelle di indigeni nel Chiapas, in Messico, che lottano per i propri diritti e l’autonomia dal governo centrale messicano. Banksy sembra essere stato ispirato dalla loro causa e così ha voluto rendere omaggio al loro spirito ribelle.

La narrazione secondo cui Banksy sarebbe volato in Messico per giocare a calcio con alcuni membri dell’Ezln conferma il suo interesse e il suo coinvolgimento diretto con le comunità e le realtà che rappresenta nelle sue opere. Questo gesto non solo dimostra il suo sostegno alla causa degli Zapatisti, ma anche la sua volontà di interagire direttamente con le persone e le situazioni che rappresenta artisticamente. La menzione del segretario del club Easton Cowboys and Cowgirls, che nel 2010 definì Banksy un ‘buon portiere’ per via della sua quasi omonimia con Gordon Banks, aggiunge un tocco di umorismo alla storia. Una vicenda che sottolinea ancora una volta la capacità di Banksy di intrecciare arte e attivismo, nonché la sua predisposizione a vivere in prima persone le cause che sostiene.

Bomb Middle England’ è un’opera provocatoria che solleva domande sulla percezione della guerra e sul ruolo delle istituzioni governative nella sua gestione. Raffigurare tre pensionati che giocano a una variante esplosiva delle bocce, forse indossando elmetti militari, è una rappresentazione caricaturale della leggerezza con cui alcuni potrebbero considerare il conflitto armato. Le bombe qui non sono armi reali, ma diventano simboli di distruzione e violenza, trasformando un gioco innocente in un’attività pericolosa e destabilizzante. Questo contrasto tra il divertimento apparente e la potenziale devastazione sottolinea l’ironia della guerra e la sua incompatibilità con la tranquilla vita quotidiana dei pensionati.

Una delle sue opere più famose riprodotta a Bruxelles nella mostra “The World of Banksy”. (Foto di Miguel Descart, CC BY-SA 2.0)

Copyright Boy’ è un’opera che riflette la posizione di Banksy nei confronti del concetto di copyright e della proprietà intellettuale. Con lo slogan ‘Il copyright è per i perdenti’, l’artista di Bristol espone la sua critica nei confronti di un sistema che, secondo lui, limita la creatività e la libertà di espressione. Nell’opera, un ragazzino è raffigurato mentre tiene in mano una palla da calcio sotto un vetro rotto, simboleggiante forse l’idea di un sistema normativo infranto o in contrasto con la spontaneità e l’innovazione che l’arte dovrebbe rappresentare. La palla da calcio stessa potrebbe essere interpretata come un simbolo di gioia, libertà e passione, valori che Banksy ritiene non dovrebbero essere limitati dalle leggi sul copyright. Il ragazzino che tiene la palla potrebbe essere visto come un’icona dell’innocenza e della creatività infantile, messa in contrasto con il concetto adulto e burocratico di copyright. Il fatto che la palla sia circondata da ‘indecifrabili diritti d’autore’’” suggerisce che l’inventiva e l’innovazione sono soffocate da regole complesse e spesso arbitrarie.

Meno note, ma recenti e significative sono la bambina di Nottingham e la ballerina dipinta tra le macerie di Borodyanka in Ucraina. Questa ultima, un commento sulla resilienza umana e sulla forza interiore che emerge anche nei momenti più difficili e distruttivi. La figura della ginnasta simboleggia la determinazione e la volontà di superare le avversità, esprimendo una sorta di speranza o di desiderio di rinascita anche in mezzo alla distruzione. Una bambina tra le macerie a voler richiamare l’attenzione sulla stupidità e ingiustizia di tutte le guerre.

La bambina di Notthingham invece gioca con un hula-hoop, che in realtà è la ruota di una bicicletta; accanto al murale si trova inoltre, legata a un palo, una vera bicicletta a cui manca la ruota posteriore: quella che la bambina sta utilizzando per giocare. Una lettura potrebbe concentrarsi sul tema del gioco e dell’innocenza dell’infanzia contrastati con la realtà delle privazioni e delle difficoltà economiche. Simboleggia anche l’estro e l’ingegno nell’affrontare la mancanza di risorse. La bicicletta senza ruota, legata a un palo, potrebbe rappresentare la mancanza di opportunità o di mobilità, specialmente in una società dove la bicicletta può essere un mezzo essenziale per il trasporto.

Le opere di Banksy sullo sport non sono solo un commento sulla natura dell’attività fisica competitiva, ma anche una riflessione più ampia sulle disuguaglianze e sulle ingiustizie presenti nella nostra società. Con la sua street art provocatoria e satirica, ci invita a guardare oltre la superficie e a interrogarci sulle strutture di potere e sulle ideologie che informano il mondo che ci circonda.

Permettetemi di chiudere scrivendo di ‘Flower Thrower’ o ‘Ragazzo con fiore’. Indubbiamente una delle opere più celebri e iconiche di Banksy, questa immagine è diventata un simbolo potente di pace e resistenza non violenta. Rappresenta un giovane uomo con il volto coperto da un fazzoletto, in posizione di lancio come se stesse per scagliare una molotov, ma invece tiene in mano un mazzo di fiori. Questa contrapposizione tra l’azione di guerra e il gesto di pace è emblematica dello stile di Banksy, che spesso utilizza la sua arte per sfidare le convenzioni sociali e politiche, e per promuovere messaggi di pace, umanità e speranza.

Non è propriamente un “lancio” sportivo… ma di questi tempi…

 

Foto copertina – Banksy, Flower Thrower, 2003, Belem, Palestina. (Foto di GualdimG, CC BY-SA 4.0)

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