“Io in Sardegna non ci vado”… e invece…

gigi riva

Sono i proprietari di pezzi di terra che comprendono la spiaggia e spesso la foce di un fiumiciattolo. Li utilizzano soprattutto come pascolo per pecore e cavalli. Raramente vedono con i propri occhi un’automobile nelle loro zone. Ma ora dalla stradina di casa sta sgommando una Fiat 1300.

L’autista rimane in auto, scendono tre uomini. Uno è il notaio, quello che prende la valigia dal portabagagli è il tesoriere, infine c’è un traduttore. Quest’ultimo serve per decifrare lo stretto dialetto gallurese di questa gente di costa che va dalla zona di Pitrizza fino all’inizio di Olbia. Un territorio di qualche decina di chilometri, spezzettato in varie proprietà. Abitazione dopo abitazione viene acquistato tutto da questi uomini con la 1300.

Il Consorzio Costa Smeralda nasce ufficialmente il 14 marzo 1962. Karim Aga Khan – l’uomo che per primo aveva avuto l’illuminazione di fronte a questo paradiso di colori – Patrick Guinness, Felix Bigio, Andrè Ardoin, John Duncan Miller e Renè Podbielski si trovano davanti a un notaio in un palazzo di Corso Umberto a Olbia e firmano lo statuto.

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Un giovanissimo Gigi Riva con la maglia del Cagliari. (foto da @CagliariCalcio on Twitter, in pubblico dominio)

La Sardegna non sarà più la stessa. Gigi Riva ancora non lo sa.

Io in Sardegna non ci vado”. Riva è stato appena venduto dal Legnano al Cagliari. Arrica è andato a trattare con il club lombardo, a Roma a vedere la Nazionale Juniores c’è anche il presidente della Spal Paolo Mazza, grandissimo talent scout che questa volta non indovina la scelta e invece di prendere l’ala sinistra, prende quella destra, Gianfranco Bernardi. Gigi non ha mai messo piede in Sardegna, ma durante un viaggio in aereo con la Juniores ha sorvolato l’isola e quello che ha visto, non gli è affatto piaciuto.

Io in Sardegna non ci vado”, ripete. Invece a metà giugno del 1963, a non ancora 19 anni, viene messo su un aereo. Non ci sono alternative. O va giocare col Cagliari o smette col calcio. Il pallone funziona così.

Il trasferimento è un’odissea perché non esiste il volo diretto Milano-Cagliari. Quindi deve prima arrivare a Genova e prendere l’aereo per Alghero, una volta atterrato prenderne un altro per Cagliari. Parte di mattina, arriva a Cagliari alla sera. Lo accoglie Miguel Angel Longo, difensore argentino, che si fa trovare in aeroporto con la moglie e gli starà vicino nei primi tempi.

Gigi è stanco morto, sale in albergo, sul golfo di Cagliari, e dalla finestra vede in lontananza delle luci. “Quella dovrebbe essere l’Africa”, pensa tra sé. Poi più realista: “Faccio un anno o anche meno e appena posso ritorno a giocare in continente”.

Il giorno successivo si presenta al campo. Quello che l’aspetta è anche peggiore. Il Cagliari gioca all’Amsicora. Non c’è un filo di verde, ma non è un caso, il terreno di gioco dove disputa le partite casalinghe la squadra è in terra battuta. L’erba verrà impiantata solo qualche anno dopo.

La reazione che ha Riva di fronte al trasferimento e poi alla città è la stessa che hanno tutti i suoi compagni. Martiradonna arriva da Reggio Emilia e appena sbarcato dice tra sé: “Madonna dove sono capitato?”. Arrivare a Cagliari è come avventurarsi nel selvaggio Far West dei film che si vedono in tv.

La giovane ala sinistra deve fare i conti anche con una certa diffidenza dell’ambiente. Non lo conosce nessuno e soprattutto il suo ruolo è occupato dal più classico degli eroi locali. Il numero 11 di quel Cagliari è Antonino Congiu, giovanili e intera carriera in rossoblù. Per i tifosi è Su Sirboni (il cinghialetto), il loro idolo assoluto. Intoccabile. Almeno all’inizio. Perché giocherà soltanto quell’ultimo anno, per poi fare un’unica presenza in A con il Cagliari.

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Gigi Riva immortalato qualche istante prima di siglare il gol del parziale 1-1 in un Juventus-Cagliari del 15 marzo 1970. (Foto di Sergio Del Grande, Giorgio Lotti, Walter Mori / EPOCA, in pubblico dominio)

La prima stagione di Gigi Riva non sarà solo positiva per lui – 8 gol in 26 presenze – ma in generale per il club che per la prima volta nella sua storia arriva in serie A. Oltre a Martiradonna – Cera e Nené saranno presi invece proprio per la A – in squadra c’è già Ricciotto Greatti, la parte cerebrale del centrocampo che vincerà lo scudetto e avrebbe meritato pure un posto ai mondiali in Messico (ma non essendo titolare nemmeno Rivera…). Quest’anno invece ha giocato da attaccante e segnato più di tutti in squadra.

La Sardegna non cambia solo per via della Costa Smeralda. Nel 1962 è stata fondata da Angelo Moratti la S.A.RA.S. (Società Anonima Raffinerie Sarde) che ha la sede a Sarroch, una virgola da Cagliari.  Sono proprio quelle le luci che Gigi ha visto dalla sua camera d’albergo la prima notte in città.

Nel 1968 l’incremento del reddito prodotto per abitante crescerà sull’anno prima, in una percentuale maggiore rispetto a tutte le altre regioni d’Italia.

Nel 69 dal porto di Aranci entrerà in servizio la nave traghetto Gallura, è la terza dopo Tyrsus Ermaea e Gennergentu.

Negli anni Sessanta la Sardegna cresce economicamente e anche culturalmente. Ma niente avrà l’effetto dello scudetto del 1970. La Sardegna conosciuta solo per le pecore e i banditi, ora nella carta geografica dell’Italia ha un altro motivo per esserci. Gigi Riva.

 

Foto copertina da @CagliariCalcio on Twitter, in pubblico dominio

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