La finale segreta e la terna arbitrale

«Se lasciamo che ci tolgano il gioco ora, cosa saremo disposti a farci togliere quando saremo più grandi?».

 

Lettura consigliata degustando “Halarà Rosato” (Halarà)

Il Covo era il posto ideale per un sacco di cose. Lo aveva scoperto Martin. Ogni settimana, i ragazzi della banda scoprivano qualche nuova attività o passatempo che, se svolti nel Covo, diventavano perfetti. Come parlare delle partite, ricordare i goal, le vittorie. Martin Ritter, Leonard Tiberius Wolke, Franz Fuller e Felix Pretzer erano compagni di classe e avevano formato una squadra, quella della scuola statale di Neukölln, che gareggiava nel torneo di Kindheimplatz.

La piazza attirava decine di ragazzini e bambine delle zone a cavallo tra Neukölln e Treptow. Franz aveva proposto a tutti un torneo: sedici squadre, quattro giocatori in campo, portiere volante, partite ai dieci goal. La squadra vincitrice avrebbe avuto il controllo del campo, sarebbe sempre stata “di casa” e avrebbe quindi avuto sempre la precedenza per giocare. Il campo da gioco disegnato con i gessi rubati in classe. Solo una la linea verniciata: quella che divideva Berlino. Kindheimplatz era esattamente sul confine tra Est e Ovest.

La copertina del libro

Kindheimplatz è il luogo in cui si svolge buona parte del libro ”Fuorigioco a Berlino”, il primo romanzo per ragazzi di Christian Antonini. Classe 1971, cresciuto tra libri e fumetti, curatore e ideatore di giochi, ha lavorato in campo giornalistico e come traduttore. Oggi si occupa di comunicazione e social media. Dal 2007 vive e lavora a Introbio, in provincia di Lecco, con la sua famiglia, cinque gatti, un cane e il piccolo esercito di personaggi dei suoi romanzi. Con la passione per la storia, l’avventura e il fantastico, è diventato un punto di riferimento in Italia della narrativa per adolescenti.

“Fuorigioco a Berlino”, vincitore del Premio Selezione Bancarellino 2017, è un romanzo di avventura, ribellione all’oppressione, sogno di speranza, ma soprattutto messaggio positivo per i più giovani. Il registro adottato da Antonini è perfetto per i bambini. Le 253 pagine del libro sono edite da Giunti in “Colibrì”, la nuova collana di narrativa rivolta ai ragazzi dai 7 ai 10 anni, con tre diversi livelli di competenza per lettura. Tra i suoi autori annovera scrittori tra i più amati e affermati del panorama italiano, per una varietà di temi e generi.

L’autore del libro, Christian Antonini. (foto di Walter Menegazzi, CC BY-SA 4.0)

Sullo sfondo la Germania divisa dalla cortina di ferro. Siamo in estate, quella del 1961. Berlino si svuota per le vacanze estive. Chi resta in città passeggia lungo le rive della Sprea in cerca di refrigerio. Il Rock ‘n roll di Ricky Nelson suonato dai mangiadischi. Si gioca a calcio, quello fatto di asfalto e maglie a terra, come fossero pali. Palloni rincorsi per la piazza. Kindheimplatz appunto.

Il torneo scorre e la Neukölln supera in semifinale la Squadra Unterbahn – i Baroni Rossi – di Harold Lander, Peter Baum, e dei temibili gemelli Marius e Marko Hasso. A bordo campo lo guardo attento dei Vopos, i poliziotti dell’Est. Il romanzo è un crescendo. A mio avviso parte piano, forse sottotono, per appassionare sempre più con lo scorrere delle pagine il lettore. Impossibile non fare il tifo per i quattro giovani protagonisti. Chiunque si può immedesimare nel piccolo Martin, amante di avventura e mistero, nel sempre “affamato” Felix – che voglia gli original deutsche Currywurst -, nel desiderio di giocare e di stare insieme. Nei piccoli dolori dell’adolescenza, nel “cosa vorresti fare da grande”, nella difficoltà delle scelte. Come quella della famiglia di Franz. I genitori del ragazzo scappano via da Berlino Est, così come hanno fatto in passato Otto e la famiglia di Leo.  Ma Franz è il capitano e il leader indiscusso. Senza di lui impossibile vincere il torneo.

La soluzione? Una giovanissima calciatrice, tutta lentiggini e grinta da vendere. Hanna è figlia del Capitano Fuchs, ufficiale della Volkspolizei. Abita in Plesserstraße n.4, Berlino Est. Si confida con sua zia Gertrude, coccola il gatto Dodò. Per la prima volta la squadra accetta una ragazza – non senza difficoltà – ma dopo la sfida ai rigori contro Jo l’Amerikaner, non è possibile fare altrimenti.

Jo è l’icona del “cattivo” per eccellenza. Con la sua banda di bulli – Marko, Dolf ed Emil – semina il terrore nel quartiere. Il padre era un soldato e se ne è andato presto. Come la mamma, che non ha fatto in tempo a dirgli di quale forza di occupazione fosse il papà. È stato lo zio Bertrand Mann (papà di Herbert Mann) a occuparsi di lui, tornato dalla prigionia in Russia. Jo è l’anti-eroe del libro, lo scorretto sul campo di gioco, la strega, il lupo cattivo. È il personaggio perfetto per un libro di contrasti, Occidente contro Oriente, passato contro futuro, desideri e sogni contro il muro. Quello destinato a dividere una città e due mondi per decenni. Un muro che unisce però i cuori di un gruppo di giovani calciatori, nonostante le differenze e le rivalità. Quelli che fino ad allora aveva giudicato avversari, se non nemici, sapranno unirsi e ribellarsi contro chi vuole spezzare i loro sogni.

Il cartello di segnalazione del Checkpoint Charlie di Berlino. (foto di Norbert Aepli, CC-BY-2.5)

È il 13 agosto 1961. Il torneo continua. Otto Ritter chiude l’edicola di Kindheimplatz e si presta come arbitro. La finale è contro la 7 Ottobre di Herbert Mann, Jo l’Amerikaner, Rupert Stol, Piet Strehler. A est sembra esserci della calca. Sull’uno a uno – gol segnato “dai nostri” su rigore in rimonta – irrompono sul campo di gioco quattro figure con le uniformi verdi della Volkspolizei: «Otto Ritter, in nome della Legge la arresto per diserzione dalla Repubblica e incitamento al tradimento!». L’accusa quella di aiutare i transfughi della DDR, dando loro indicazioni prima della fuga. Le riviste vendute erano spesso mappe in codice.

Gli eventi della storia incalzano. A disfarsi è tutta Berlino. Ci sono disordini in centro città. Le famiglie tornano dalle vacanze, anche la famiglia Hulvert. Sirene ovunque, soldati armati che marciano. Gli occhi preoccupati della gente. La linea bianca di vernice che correva da una parte all’altra della piazza coperta dagli scarponi di centinaia di soldati. I Vopos che preparano filo spinato e pali di cemento. Ufficiali che controllano i lavori. Negozi chiusi, giornalisti e fotografi in ogni dove, orecchie agganciate alla radio. Tedeschi schierati contro tedeschi. La città impazzita.

Un soldato della Germania Est vigila sul confine con Berlino Ovest. (Foto di Central Intelligence Agency, copyright-free)

Giorno dopo giorno, al posto dei soldati viene costruita una rete di filo spinato, e poi un muro vero e proprio, impossibile da oltrepassare. Hanna, Herbert, Piet, Simon e Hugo restano bloccati a Berlino Est. Obiettivo è provare a rimettere le cose a posto, a riportare la piazza a come era prima, a mandare via quella follia. E riprendersi semplicemente la finale. Prendendo a pallonate il muro, sperando di abbatterlo. Ma anche il pallone vola via, a Berlino Est, nelle mani dei Vopos.

Le ultime pagine sono un crescendo di emozioni. Leo, Jo, Felix, Rupert e Martin scendono nei sotterranei della città. Torce alla mano si avventurano in gallerie sconosciute, fogne maleodoranti, nicchie e vecchie tubature. Bidoni dell’immondizia usati come scale, fughe e corse batticuore. Sciarpe, tovaglie, cinte e Vopos alle calcagna.

Per arrivare tutti insieme nella loro piazza. Ad attenderli lampioni spenti, serrande abbassate e silenzio di tomba. Di fronte il capitano Fuchs e i suoi sottoufficiali Teller e Hetzer.

«Tutte la partite hanno bisogno di un arbitro e due guardalinee».

 

FUORIGIOCO A BERLINO

di Christian Antonini

GIUNTI EDITORE – 253 pagine

Euro 8,90

La citazione da ricordare

«La vita è troppo preziosa per permettere agli altri di guidarla al posto tuo. È tua ed è giusto che la usi per cercare la felicità. Anche se dovesse voler dire lasciare la piazza e casa tua. Ecco perché molti se ne vanno, per vivere liberi e felici».

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Un commento

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