Eadweard Muybridge, l’uomo che scattava… ai cavalli

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Nell’estate 1878, il fotografo e inventore Eadweard Muybridge deposita un brevetto con lo scopo principale «di scattare vedute fotografiche di cavalli che si muovono rapidamente a velocità, al fine di determinare la postura, la posizione e la relazione dei loro arti in diverse parti del loro passo».

Il suo interesse per la questione era nato qualche anno prima, nel 1872, quando il magnate delle ferrovie Leland Stanford lo aveva incaricato di descrivere dettagliatamente l’andatura in movimento di un cavallo da corsa chiedendogli di risolvere un dilemma, nato tra gli appassionati di cavalli e divenuto una scommessa: esiste un breve momento in cui un cavallo al trotto ha tutte e quattro le zampe sollevate da terra?

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Ritratto di Eadweard Muybridge, 1900 circa. (Foto di autore sconosciuto dalla Rischgitz Collection, in pubblico dominio)

Gli anni passano tra varie peripezie personali, ma finalmente nel 1878 Muybridge, con una serie di fotocamere dotate di otturatori elettrici, dimostra ciò che era impercettibile all’occhio umano. L’esperimento, condotto utilizzando come modello la cavalla da corsa di Stanford, Sallie Gardner, è un grande successo e il lavoro diventa il punto di partenza per il primo studio scientifico del movimento attraverso la fotografia.

Nel 1889, infatti, in collaborazione con l’Università della Pennsylvania, viene pubblicato “Animal Locomotion: An Electro-photographic Investigation of Consecutive Phases of Animal Movements”, serie cronofotografica di 781 lastre di collotipia, ciascuna contenente fino a 36 immagini delle diverse fasi di uno specifico movimento di un soggetto – oltre 20.000 immagini in totale.

Lo studio rappresenta senza dubbio una tappa fondamentale della storia della fotografia, ma segna anche un momento epocale per la fotografia sportiva. Sebbene l’attenzione di Muybridge non fosse focalizzata direttamente sulla pratica sportiva, né le fotografie avessero alcuna pretesa di documentare una specifica competizione o celebrare uno specifico sportivo, migliaia sono gli scatti con soggetti (nudi), uomini e donne, che camminano, corrono, saltano in alto, lanciano il peso, il disco o il giavellotto o giocano a baseball, a tennis, a football o a cricket.

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Lanciatore di giavellotto, 1887. (Foto di Eadweard Muybridge, da Wellcome Collection, CC BY 4.0 DEED)

L’intenzione è esaminare la plasticità del muscolo durante lo sforzo dovuto all’esercizio sportivo e di indagare il  movimento negli sport all’epoca più in voga. Lo fa con macchine sempre più performanti che riprendono da diversi punti di vista e così “monta” una sequenza che, scomponendo e ricomponendo il movimento, gli restituisce, in una implicita progettualità estetica, anche una tridimensionalità “scultorea”.

Da quell’inizio, nel 1872, sono passati 150 anni e per quanto le tecnologie abbiamo fatto salti quantici, non c’è dubbio che il pervicace lavoro di Muybridge sul movimento abbia dato un contributo straordinario, scientifico ed estetico, al mondo dello sport.

 

Foto copertina – “The horse in motion” di Eadweard Muybridge, 1878, da Library of Congress Prints and Photographs Division, in pubblico dominio.

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