Gli argentini lo ritengono un eroe nazionale, gli spagnoli, o per meglio dire i catalani, una pietra miliare con le sembianze di una cometa di passaggio. Per gli inglesi, al medesimo tempo, un inarrivabile della tecnica e un mediatore divino sui campi del calcio. Poi, ci sono i napoletani, per i quali è stato ed è assimilabile ad un parente stretto, quello con il quale andare alla liquefazione del sangue di San Gennaro. Tutto il mondo conosce Diego Armando Maradona, avendolo amato o odiato per le sue profonde contraddizioni. Il talento cristallino e ineguagliabile da una parte, la sregolatezza nella vita privata dall’altra. Poi ci sono gli acerrani, per i quali il Pibe de Oro è ben altro.
Acerra, popoloso e vasto Comune rurale del primissimo hinterland napoletano. Zona nord dell’entroterra, per intenderci, linea di confine dell’area metropolitana partenopea con il casertano. Una terra difficile già per conformazione orografica, naturalmente impossibilitata ad eludere gli annosi problemi che riguardano il tessuto socio-economico di Napoli. Nel 1984, c’è un padre disperato ad Acerra, poiché, ai comuni problemi della quotidianità, vede aggiungersi la salute del proprio figlio, bisognoso di un costoso intervento chirurgico. A che santo votarsi, se non al beato Diego da Villa Fiorito che, in quegli anni, sta portando il nome di Napoli sulle cronache sportive di mezzo mondo e oltre? Intercede Pietro Puzone, centrocampista poco conosciuto compagno di squadra di Maradona e, soprattutto, acerrano di nascita. Puzone raccoglie la richiesta di aiuto del concittadino, tentando di organizzare una partita amichevole di beneficienza tra i campioni azzurri e l’Acerrana. La volontà è quella di far scendere in campo anche il fenomeno argentino, così da richiamare l’attenzione di più gente possibile e, di conseguenza, raccogliere i fondi necessari per l’operazione del bambino. Puzone non è nella posizione di promettere nulla, poiché la stella di Maradona brilla di una luce talmente intensa che molti non possono permettersi di osservarla da troppo vicino.
A preservarne la lucentezza, il padre padrone del Napoli Calcio Corrado Ferlaino. Il controverso proprietario della Società partenopea, infatti, si oppone a qualsiasi esibizione extra sportiva di Diego, troppo influente nelle sorti delle varie competizioni in cui è impegnata la squadra azzurra. Maradona, conosciuta la vicenda acerrana, si fa beffa non solo del presidente, ma della dirigenza tutta, dando il suo entusiastico consenso alla manifestazione di beneficienza. Non basta: pur di dare una mano, il dannato Diego sarebbe disposto a sborsare di tasca propria quel denaro necessario a coprire il premio assicurativo stimato dai Lloyd di Londra per l’eventuale impossibilità di ottemperare agli impegni sportivi. E così, nel rigido inverno del 1984, il più grande calciatore di tutti i tempi affonda i tacchetti nel copioso fango del campo sportivo di Acerra.
Uno scenario surreale, per dei professionisti. Campo di periferia già polveroso di natura, accidentato dalla pioggia, dal vento e dal freddo. Spettatori assiepati alla bene e meglio, in ogni spazio libero concesso dalla struttura acerrana. A ridosso del campo, oltre agli astanti pronti ad invadere per abbracciare l’idolo argentino, persino una lunga serie di automobili parcheggiate. Maradona non riesce a liberarsi soltanto dal proverbiale calore soffocante della gente napoletana. Per il resto, il solito, immenso giocatore che sfugge a qualsiasi marcatura per lasciare a bocca aperta tutto ciò che lo circonda, siano essi avversari, compagni, spettatori, addetti ai lavori. Di quella gara benefica sul campo di Acerra, i presenti ricorderanno una rete su azione individuale straordinaria, assimilabile a quella celeberrima realizzata contro l’Inghilterra nei campionati mondiali del Messico. Per il papà del bambino in difficoltà, la ciliegina sulla torta in una giornata di festa popolare che gli ha permesso di provvedere alle cure del figlio. Per tutti gli altri, noi compresi, il suggello di un atleta che è stato campione nel cuore della gente. Prima di ogni altra considerazione.