Dean, Herbie e quella corsa memorabile

Confessiamo: nel momento di iniziare a preparare questo articolo, è partito spontaneo il fischiettio della melodia della colonna sonora che accompagna la più famosa serie cinematografica dedicata al mondo delle corse motoristiche. Ci è subito sembrato un incipit eccellente in quanto a spontaneità ed un indizio esemplare della cifra di popolarità raggiunta dalla pellicola “Un Maggiolino tutto matto” (The love bug negli USA). Commedia fantastica prodotta da Walt Disney nel lontano 1968, “Un Maggiolino tutto matto”  narra il gustoso esordio nel mondo delle corse automobilistiche dello sgangherato Maggiolino Volkswagen di nome Herbie. Ad accompagnarlo nelle sue spericolate imprese, il suo prima scettico ma poi fedelissimo pilota Jim Douglas. Ed è proprio a lui, all’attore Dean Carroll Jones, venuto a mancare lo scorso primo settembre all’età di 84 anni, che Storie all’Overtime intende dedicare queste righe di omaggio e ricordo.

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Herbie non è una semplice auto come tutte le altre, diciamolo subito. Dopo essere stata proposta come utilitaria di servizio, viene abbandonata negli anfratti dell’officina di un autosalone. Lì dove avviene il primo incontro con il decaduto e miserrimo pilota Jim Douglas. Quest’ultimo, dopo i primi comprensibili scetticismi, si accorge dei “poteri” celati dal Maggiolino: ovvero la capacità di sperimentare sentimenti ed emozioni come un vero essere umano. Anche se la straordinaria peculiarità di Herbie conduce molto spesso ad incontrollati egoismi e iperboliche prese di posizione, Jim si affeziona e decide di prendersene cura. Una decisione che segnerà la sua fortuna: il pazzo Herbie non è semplicemente un ingovernabile mezzo di trasporto dalle venature umane, ma anche un motore capace di sviluppare una potenza ineguagliabile. Grazie a una sapiente messa a punto e una corsa a premi dallo svolgimento ad esser buoni surreale (il Maggiolino taglierà il traguardo diviso in due parti, conquistando contemporaneamente la prima e la terza posizione!), Jim e Herbie conosceranno gli allori del successo, dopo i bassifondi della povertà e delle vessazioni, presentati al pubblico con sapiente ed ironico intreccio di equivoci.

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Dean Jones, per tutti Jim, mancherà soprattutto per l’iconografia andata a delinearsi nell’immaginario collettivo grazie al binomio con Herbie. La livrea dell’auto coi colori statunitensi bianco, rosso, blu e il numero 53, poi ripresa anche dalla divisa di gara di Jim, è rimasta scolpita nel ricordo di molte generazioni, che pure hanno cercato di replicarla in svariata oggettistica quotidiana, tematica e non.  Seppur di carattere fantasy, il percorso sportivo del duo Jim-Herbie rimarrà una pietra miliare del cinema prima e del costume mondiale poi.  La proposta al pubblico del grande schermo di altri quattro sequel (1974, 1977, 1980, 2005) e le diverse trasposizioni per la televisione ne sono testimonianza e certificazione.

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Non va inoltre trascurata la coincidenza dell’anno di uscita al cinema della prima avventura di Herbie con quello del record di vendite del Maggiolino Volkswagen nel Nord America. Quel 1968 che fece registrare l’immatricolazione di oltre 423 mila esemplari, risultato mai più eguagliato dalla casa tedesca sul territorio. Un successo partito dalla celeberrima (per tutti i pubblicitari) campagna promozionale incentrata sul “negative approach” e basata sull’altrettanto storico haedline “Lemon“. Un termine che andava a determinare un gioco linguistico per la duplice produzione di significato: da una parte, ci si rifaceva alla struttura arrotondata dell’auto assimilabile a quella di un limone; dall’altra, nello slang statunitense, “lemon” poteva tradursi con “scartato”, così da veicolare il messaggio di appartenenza del Maggiolino a quei mezzi da non prendere in considerazione per il tipo di mercato e di strade a stelle e strisce. Il risultato, come detto, fu un boom di vendite esponenziale e continuo, tale da far assurgere l’automobile ad icona di quell’intera generazione hippy diffusa un po’ in tutto il mondo a partire dalla metà degli anni ’60.

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A  Dean Jones, improbabile pilota di un altrettanto improbabile Maggiolino, va il nostro ringraziamento e questo ultimo, fischiettante saluto.

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