Il primo amore non si scorda mai

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colmar

Quando Mario e Irma Colombo decidono di lasciare il loro lavoro da dipendenti per passare al mondo dell’imprenditoria nasce la Manifattura Mario Colombo, la cui attività è la produzione di ghette e cappelli da uomo. Dalla crasi delle prime lettere del cognome e del nome di Mario, arriva poco dopo anche il marchio Colmar.

L’azienda cresce e riesce a superare la crisi economica del ‘29 anche grazie al mercato estero, ma quando la Società delle Nazioni sanziona l’Italia per la guerra in Etiopia, impedendo le esportazioni e di esigere i propri crediti, la situazione si fa difficile. È Edoardo Sala, cugino di Mario che suggerisce di trasformare la produzione. Dai cappelli alle tute da lavoro, dal feltro a uno speciale cotone, il cui trattamento lo rende molto resistente e, si scoprirà poi,  adatto anche ai pionieri dello sci. È per Leo Gasperi, detentore del record di velocità del chilometro lanciato, che Colmar realizza il Thirring – detto anche “pipistrello” – un mantello che, gonfiandosi sulla schiena, somiglia a un’ala di un deltaplano. Inizia così la lunga storia d’amore tra la Colmar e lo sport.

Durante la Seconda Guerra Mondiale Mario muore, lasciando l’azienda nelle mani della moglie Irma e dei due figli Angelo e Giancarlo. La sfida viene raccolta e vinta. Prima si aggiudicano la fornitura di divise sahariane per la Legione straniera francese e, poi, tra 1947 imbastiscono i primi contatti con la Fisi (federazione Italiana Sport Invernali) che culminano nel 1948 con la nascita di una vera e propria sinergia e durano fino al 1992. L’azienda veste praticamente tutti i più grandi sciatori dell’epoca, a partire da Zeno Colò, per il quale è Irma a ideare e creare una guaina – che prenderà il nome “Colò” – che risolve il problema aerodinamico generato dallo sbattere al vento del tessuto, facendo inserire nei fianchi della giacca la ‘filanca’, fibra sintetica particolarmente elastica e tipica delle vesti femminili. Il risultato è un indumento più confortevole e aderente con il quale Zeno domina la discesa libera delle olimpiadi di Oslo del 1952. La giacca rimane in collezione fino agli anni ‘70.

Zeno Colò, Fernand Grosjean, e James Couttet nel 1950. (Foto di Associated Press, in pubblico dominio)

Mentre le vacanze sulla neve vivono un vero e proprio boom e l’azienda sviluppa prodotti sempre più performanti, Angelo e Giancarlo decidono di affiancare all’attività produttiva anche quella commerciale. Nascono così le collaborazioni con Adidas e Lacoste.

Gli anni ‘70 sono quelli della Valanga Azzurra con un tripudio di vittorie di campioni italiani. Lo sci diventa lo sport nazionale e alle Olimpiadi Colmar è sul podio insieme ai vincitori. I capi da gara entrano nelle gallerie del vento di Fiat e Moto Guzzi e le fibre vengono testate dal Politecnico di Milano. L’estetica non è comunque mai in discussione. La bellissima guaina da Gigante viene battezzata “la ceffa” a sottolinearne l’audacia.

Intuendo l’importanza degli spazi pubblicitari sulle piste da sci, nel 1985 Colmar sponsorizza i Campionati del Mondo di Bormio e negli anni ‘90 la nazionale che diventa il centro della comunicazione e delle attività di marketing. Il viso è ora quello di Deborah Compagnoni.

Con gli inizi del nuovo millennio, grazie alla conoscenza del mercato e all’esperienza come produttrice di abbigliamento tecnico, l’offerta sportiva si amplia con una linea dedicata al golf. E così grandi campioni del green trionfano all’European Tour indossando Colmar che, nel frattempo, dopo la chiusura del rapporto con la Fisi nell’estate del 1992, torna anche sul tetto del circo bianco. Nel 2011 infatti, a vestire Colmar sono prima la Gran Bretagna poi la Croazia e, infine, in virtù della neonata collaborazione con la Ffs (Fèdération Français de Ski), la generazione di talenti francesi come Pinturault, Grange, Worley.

Del resto, il primo amore non si scorda mai.

 

Foto copertina – Kristian Ghedina con il suo Colmar. (Foto di autore sconosciuto, CC BY-SA 4.0 DEED)

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