L’Arte dello sport

Quello del rapporto tra arte visiva e sport è un percorso tracciato e anche ben documentato.

Da sempre, in tanti hanno esplorato le rappresentazioni di attività sportive, esercizi e giochi nell’arte – pensiamo a Kühnst o Masterson –  ma nel corso degli anni ’80 e ancor più negli anni ’90, lo sport è uscito dagli stadi, dai campi, straripando in tutti gli ambiti della quotidianità tanto che l’Arte ha colto al volo l’occasione rivolgendosi a ciò che la circondava.

La rappresentazione contemporanea dello sport ora non risponde più solamente a quella dell’immagine del corpo in azione ma si concentra anche sugli oggetti legati alla sua pratica che diventano materia per opere o opere essi stessi. Così, ad esempio, Laurent Perbos sottolinea il gusto per la performance raccontando storie e da buon postmodernista, remixa alla rinfusa paesaggi fantastici, utilizza gli oggetti come elementi compositivi base (ad esempio le palline da tennis), imponendogli una nuova destinazione. Non è solo la forma a trovarsi al servizio di qualcos’altro, ma il posto che l’oggetto occupava nell’inconscio collettivo popolare.

Con “Play On – The art of sport”, nel 2019, Nets Victoria (National Exhibitions Touring Support Australia), fondata nel 1985 come iniziativa dell’Australia Council for the Arts per creare una rete nazionale di organizzazioni itineranti di arti visive, ha presentato una selezione di opere chiave dei 10 anni del Basil Sellers Art Prize, uno dei premi d’arte più ricchi e prestigiosi dell’Australia che ha ispirato esplorazioni innovative e complesse dello sport.

Foto di freepik.com

“Play On” – che ha offerto un’opportunità unica per riunire gli amanti dell’arte e dello sport, coinvolgere un nuovo pubblico e presentare ulteriori programmi pubblici con club sportivi, personalità, atleti e tifosi locali – comprendeva pittura, scultura, video, disegno e installazione multimediale mista di importanti artisti australiani provenienti da diversi background culturali. Le singole opere in mostra hanno riguardato, tra le altre idee, la ginnastica, la corsa, lo sport comunitario, il mantenimento del terreno, l’Afl, le relazioni razziali e la rappresentazione delle donne nello sport.

E ancora, nel 2021 Copenaghen Contemporary ha inaugurato Art of Sport, grande mostra collettiva temporanea che ha affrontato il tema della dualità attraverso le opere di più di 30 artisti internazionali che hanno dipinto un quadro a tutto tondo della natura dello sport e del suo complesso significato culturale e sociale. La mostra, curata da Marie Nipper e Line Wium Olesen, con la collaborazione esterna di Louka Anargyros, si è concentrata sul culto e l’idolatria degli eroi sportivi, sui suoi codici di genere ed etnia, sui suoi meccanismi di inclusione ed esclusione e sul rapporto dello sport con la politica, il potere e il denaro.

sport arte

Umberto Boccioni, 1913, Dinamismo di un ciclista, olio su tela, 70 x 95 cm, Collezione Gianni Mattioli, in prestito a lungo termine alla Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. (Foto da Peggy Guggenheim Collectionin pubblico dominio)

Del 2023 invece è “Art of the Sport”, presentata dalla Butler Gallery (uno dei più importanti musei di arte contemporanea nel sud-est dell’Irlanda), in collaborazione con il Kilkenny Arts Festival (che dal 1974 riunisce i migliori musicisti, artisti, scrittori e artisti del mondo nella città medievale irlandese in cui per dieci giorni ogni agosto, le chiese storiche, il castello, i cortili, le case a schiera e i giardini  offrono uno scenario magico per collaborazioni uniche e incontri intimi tra pubblico e artisti). La mostra – tenutasi dall’agosto all’ottobre di questo anno – ha esplorato lo spirito dello sport catturato da un gruppo selezionato di ventotto artisti che hanno utilizzato diversi media. Trasmessa attraverso video, fotografia, pittura, stampa e scultura, nella galleria principale è stata proposta una fusione eclettica di artisti irlandesi e internazionali mentre, visibile nella galleria digitale, un programma di film d’archivio sullo sport irlandese realizzati da dilettanti e professionisti dagli anni ’50 in poi, a cura dell’Irish Film Institute.

Insomma, arte e sport, come linguaggio globale, hanno iniziato seriamente a giocare nella stessa squadra.

 

Foto copertina di freepik.com

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