Il primo ready-made

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Nel 1913 Marcel Duchamp presenta al pubblico il suo primo ready-made, “Roue de Bicyclette”.

Il termine si riferisce a un oggetto quotidiano che diventa opera d’arte grazie alla capacità dell’artista di rimuoverne l’uso originario, esaltandolo attraverso un’operazione di scelta, di individuazione casuale o di isolamento. La selezione prevale sull’invenzione. Il concetto di forma viene scardinato e spiazzato.

La ruota rovesciata è inserita sopra uno sgabello e privata del copertone e così, decontestualizzata dal suo telaio, acquista un nuovo significato diventando, da oggetto di uso quotidiano, unicum artistico, opera autosufficiente.

Foto di Pamela Carelli.

Duchamp era interessato alle idee e non solo ai prodotti visivi e con questo spirito inizia a selezione oggetti prodotti in serie, disponibili in commercio e spesso utilitaristici per designarli come opere d’arte dando loro dei titoli. Per lui “un oggetto ordinario [potrebbe essere] elevato alla dignità di un’opera d’arte per la semplice scelta di un artista”. Ciò che conta è la trasmissione del concetto di readymade, non il suo esatto aspetto fisico.

La versione esposta alla Galleria Nazionale di Roma, come altri celebri readymade, è una replica realizzata da Duchamp in accordo con Arturo Schwarz nel 1964 e donata da quest’ultimo allo Gnam nel 1998, mentre la Bicycle Wheel del MoMA è stata realizzata per una mostra del 1951 alla Sidney Janis Gallery di New York. In quel caso la maggior parte del lavoro è stato fatto da Sidney Janis, il proprietario della galleria, che ha scelto la ruota di bicicletta mentre era a Parigi e lo sgabello mentre era a Brooklyn. Poi Duchamp ha messo insieme le due cose.

Foto di Pamela Carelli.

L’opera Bicycle Wheel è precedente all’uso della parola readymade da parte di Duchamp, termine che lui infatti ha coniato dopo essersi trasferito a New York nel 1915, ma resta comunque il primo esempio di questa classe di opere d’arte rivoluzionarie dell’artista dalle quale però si distingue per il movimento implicito dell’oggetto centrale. Una qualità particolarmente apprezzata da Duchamp per i suoi effetti calmanti.

 

Foto copertina di Pamela Carelli.

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