Toninho Cerezo

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Foto copertina – ilromanista.eu

Toninho Cerezo. Forse non tutti sanno che uno dei suoi primi grandi estimatori fu Dom Serafin de Araujo, vescovo di Belo Horizonte, tifoso dell’Atletico Mineiro e del Brasile, per i quali non lesinava i “Te Deum” nella cattedrale della sua diocesi. E forse non tutti sanno che, quando la sua carriera era agli inizi, raccoglieva i randagi per strada dando loro una cuccia. Nell’estate del 1977 nella sua casa natale, se ne contavano addirittura 36. La storia poi racconta che ai tempi della sua permanenza alla Sampdoria negli anni ‘90, nel giorno dell’allenamento a Bogliasco, Toninho era solito portare sempre con sé i suoi due schnauzer. Li lasciava liberi e loro, liberamente, lasciavano i loro ricordi ovunque. Per la disperazione dei compagni, annientati da quella terribile puzza. “Tienili a casa, Tonino”, gli dicevano. Era un misto di implorazione e ordine, con Pietro Vierchowod in prima fila. Ma lui alzava le spalle, faceva luccicare i denti bianchi sotto il baffo color carbone e ripartiva con la sua classica andatura armoniosamente dinoccolata. Una volta intervenne perfino Paolo Borea, il direttore generale. Ma lui disse che i cani portavano via il malocchio e che la loro presenza era necessaria per proteggere la squadra dalla sfortuna.

Cerezo

Foto Instagram

Un mattacchione, Antonio Carlos Cerezo, nato a Belo Horizonte il 21 aprile 1955, figlio di “Moleza”, uno dei più grandi pagliacci della storia del circo brasiliano. Un clown anche lui, Toninho. Senza il naso rosso e le scarpe grosse. Ma con tutto il resto, a partire dal sorriso velato di saudade e da quel corpo molleggiato e apparentemente disarticolato che suscitava la risata spontanea. Per questo lo chiamavano Tiramolla, nome di un celebre fumetto nato pochi anni prima di lui, nel 1952 dalla matita di Giorgio Rebuffi. Ma il nomignolo più azzeccato fu quello di Tappetaro. Glielo cucirono addosso i tifosi della Roma, prendendo a prestito l’immagine del venditore ambulante di tappeti – più spesso di origine marocchina – che negli anni Ottanta girava per le strade delle nostre città. La corporatura snella, la pelle color dell’oliva, il baffo nero pece, i capelli crespi e il passo caracollante di chi sulla spalla porta il peso dei tappeti. Gli ingredienti in Cerezo c’erano tutti per quel sopranome dato con affetto e simpatia ad uno dei campioni più amati dai tifosi giallorossi. A Roma arrivò nell’estate del 1983. Due gli stranieri tesserabili. Un posto è di Paulo Roberto Falcao, l’ottavo re di Roma: faro, cervello, leader della squadra che ha appena conquistato lo scudetto, il secondo della sua storia. L’altro è libero dopo l’addio dell’austriaco Herbert Prohaska, regista di centrocampo. I dirigenti della Roma guardano al Brasile e pensano al centrocampista Toninho Cerezo colonna dell’Atletico Mineiro, dove si è formato calcisticamente. E’ cresciuto agli ordini del tecnico Joao Lacerda Filho, detto Barbatana, un mago delle giovanili. Un vivaio prolifico quello bianconero dell’Atletico: nei primi anni Settanta oltre a Cerezo escono fuori anche Paulo Isidoro e Reinaldo, tutti nazionali ai mondiali del 1978. Toninho nel 1983 ha ventotto anni, con la sua squadra di club ha vinto sette campionati dello stato del Minas Gerais. Nel suo palmares c’è anche un titolo amazonense conquistato nel 1973-74 nell’unica stagione giocata con il Nacional. E’ in pianta stabile nella Nazionale brasiliana con cui ha esordito nel 1977, il 6 marzo per la precisione: Brasile – Colombia 6-0. Ha preso parte a due mondiali: sei presenze ad Argentina ’78 con il Brasile terzo ai danni dell’Italia. Quattro in Spagna nel 1982 quando anche lui fu costretto alla resa dalla rinascita di Pablito nel pomeriggio del Sarrià del 5 luglio. 3-2 per gli azzurri, che andranno a trionfare, e addio per i brasiliani dati per sicuri campioni. Bastava il pareggio per loro, cercarono a tutti i costi la vittoria. Sul 2-1 per l’Italia fu stoppato al limite dell’area di rigore da una prodigiosa uscita bassa di Zoff, parata meno reclamizzata rispetto a quella su Oscar, ma ugualmente decisiva. La Roma punta su Cerezo, dunque. E’ il completamento ideale per Falcao. Gioca a centrocampo, ma sa far tutto. E’ un brasiliano atipico. La tecnica è sudamericana, ma per il resto ha un’anima europea: corre, copre, scala, sa farsi trovare al posto giusto al momento giusto. Sempre con quell’andatura alla Zatopek, all’apparenza scomposta e sofferta. Affare fatto. Ma il suo trasferimento alla Roma, insieme a quello di Zico all’Udinese, rischia di saltare per noie burocratiche. La paura dura poco. Cerezo alla fine si veste di giallorosso. Saranno tre anni di grande passione con il popolo romanista che ha ancora negli occhi e nel cuore il suo gesto d’amore legato alla finale di Coppa Italia del giugno 1986. Era reduce da un infortunio, Toninho, che gli aveva fatto saltare il mondiale. La Roma lo aveva ormai scaricato. Lui, pur malconcio, giocò la finale e segnò pure il gol del 2-0.

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Toninho Cerezo, Hans-Peter Briegel e Vujadin Boškov immortalati durante una sessione di allenamento della Sampdoria (wikipedia.it)

Poi ci fu l’addio. Cerezo se ne andò alla Sampdoria. Sei stagioni in blucerchiato. Ha ancora fiato e voglia. La tecnica è quella di sempre. Gioca spesso con i calzettoni alla caviglia. Una domenica si prende un morso al polpaccio da un giocatore del Pisa. Con la Samp vince altre due coppe nazionali, la Coppa delle Coppe, ma soprattutto lo scudetto del 1991. E la domenica dopo eccolo lì con i riccioli e baffi biondi, per una Samp color platino, a festeggiare in perfetto stile clown lo storico traguardo tricolore. Nel 1992 a 37 anni torna in Brasile per una seconda parte di carriera ricca di partite e trofei con il San Paolo, prima di dedicarsi alla vita da allenatore globetrotter e ancora vincente. Toninho Cerezo. In campo è stato un campione. Nella vita un fuoriclasse.

IDENTIKIT
Antonio Carlos Cerezo detto Toninho Cerezo, nato a Belo Horizonte (Brasile) il 21 aprile 1955
Ruolo: Centrocampista. Altezza: 1,83; peso: 75 Kg

1972-73 Atletico Mineiro (Brasile) 30/0
1973-74 Nacional (Brasile) 28/2
1974-83 Atletico Mineiro (Brasile) ______
1983-86 Roma (A) 70/13
1986-92 Sampdoria (A) 145/14
1992-93 San Paolo (Brasile) _________
1994 Cruzeiro (Brasile) __________
1995-96 San Paolo (Brasile) ___________
1996-97 America Mineiro (Brasile) __________
1997-98 Atletico Mineiro (Brasile) __________

Esordio in A: Roma-Pisa 2-0 (11.9.1983)

Con la Nazionale brasiliana: 71 presenze e 16 gol

Palmares:
In Brasile:
1 campionato Amazonense (Nacional, 1973-74)
7 campionati Mineiro (Atletico Mineiro, 1976, 1978, 1979, 1980, 1981, 1982, 1983)
1 campionato Paulista (San Paolo, 1992)

In Italia
1 Scudetto con la Sampdoria (1990-91)
4 Coppa Italia (Roma, 83-84 e 85-86; Sampdoria, 87-88 e 88-89)
1 Supercoppa Italiana (Sampdoria, 1991)

A livello internazionale (club)
1 Coppa delle Coppe (Samp, 1989-90)
2 Coppa Intercontinentale (San Paolo: 1992 e 1993)
1 Coppa Libertadores (San Paolo: 1993)
1 Supercoppa Sudamericana: (San Paolo: 1993)
2 Recopa Sudamericana (San Paolo: 1993, 1994)

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Cerezo alla Roma insieme al connazionale Falcao e a Nils Liedholm (wikipedia.it)

Dopo il ritiro nel 1998 decide di intraprendere la carriera di allenatore. Panchine in Brasile senza troppa gloria, ma nel 2000 in Giappone con i Kashima Antlers (squadra che è tornato ad allenare nel 2013) vince tre trofei tra cui il campionato e la Coppa dell’Imperatore. Quindi allena l’Al-Hilal in Arabia Saudita e l’Al-Shabab negli Emirati Arabi Uniti (con cui vince il titolo nazionale), prima di tornare in Brasile.

Il 23 ottobre del 2016 è stato inserito nella “Hall of Fame” della Roma.

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