“Per Giove, ha ragione Miss Myrl. E’ facile quando ci si pensa, ma ancora non riesco a capire come…”
Lettura consigliata degustando “Irish Stout Nitro O’Hara’s” (Azienda Carlow Brewing Company)
Henry Cartier Bresson ha scattato l‘intimità e la dolcezza di una giovane coppia in un vagone. Daniel Jacob Radcliffe ha reso immortale il Binario 9 3/4 di King’s Cross di Londra, la stazione ferroviaria nel quartiere di Camden in cui il giovane maghetto Harry Potter, già dal suo primo capitolo, scopre il treno che conduce alla scuola di magia di Hogwarts. Gli irriverenti Amici miei di Mario Monicelli si sono fatti gioco a suon di schiaffi – a quanto pare veri – di viaggiatori inermi.
Mezzo di trasporto per persone o merci, adatto alla circolazione su rotaie e composto di elementi identificabili, a formare un unico convoglio, leggiamo su Wikipedia. A inizio del secolo scorso il mezzo meccanico in grado di fornire la maggior velocità, anche per questo amato – non quanto la macchina e l’aereo – dai futuristi. Immortalato anche da Ivo Pannaggi che, nel 1922, rappresenta il trambusto, le rotaie, la bellezza del movimento e il fascino della funzionalità della ferraglia. (Consiglio a tal proposito di andare a Macerata ad ammirare il suo “Treno in corsa” – olio su tela 100×120 – presso le sale di Palazzo Ricci).
Il treno.
Ha accompagnato generazioni di sognatori e giovani studenti in giro per l’Europa grazie all’Interrail, biglietto ferroviario per viaggi illimitati su vagoni di seconda classe di mezzo continente, è luogo immaginifico di arrivi e partenze, sogni e delusioni, amori e grande attese, rappresenta uno dei principi ispiratori della nuova estetica, ma anche set naturale per romanzi e racconti. Tra i miei favoriti quelli a tinte giallo, di un giallo intenso, romantico e nostalgico. Un giallo inglese, di quelli che non ti raccontano le vite dei protagonisti, ma dipingono gli scenari, ti tengono “appeso” fino all’ultima pagina per capire chi sia il colpevole. Un transfert naturale nel detective, personaggio più o meno eccentrico, giovane o anziano, uomo o donna che sia.
Prima del capolavoro di Agatha Christie Assassinio sull’Oriente Express, molti sono stati i racconti ambientati a suon di frastuoni e ferraglie. Il treno, simbolo di progresso scientifico e di una civiltà industrializzata, si è prestato a ospitare delitti, misteri e sparizioni ed enigmi della camera chiusa. Espressione, quest’ultima, con la quale viene solitamente indicata una suggestiva varietà di romanzo o racconto poliziesco, in cui l’indagine si svolge intorno a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili. Stanze sbarrate, accessi negati, porte e finestre chiuse dall’interno, nessun segno di effrazione, nessun passaggio segreto. Chi più ne ha, più ne metta.
E allora chi è stato? E come ha fatto?
Vero e proprio classico dell’età d’oro del giallo, il delitto della camera chiusa è una sfida con la quale tutti i più grandi giallisti si sono cimentati. Matthias McDonnell Bodkin è uno di loro con Come ha tagliato la corda. Vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900, è stato un politico e deputato nazionalista irlandese, nella Camera dei Comuni del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Bodkin si è guadagnato un posto nella storia del romanzo poliziesco in virtù di una sua invenzione: la prima famiglia di detective. Il suo personaggio Paul Beck è una sorta di Sherlock Holmes irlandese che, visionario e metodico, adotta un sistema tutto personale per individuare il colpevole. Questa volta però protagonista del racconto in Nuovi delitti in treno, della collana I Bassotti – Mystery Collector’s Edition”di Polillo Editore, è la moglie Dora Myrl.
I tascabili rossi formato “Diabolik” – come li chiamo io, fissato dei fumetti delle sorelle Giussani – sono una piccola biblioteca del giallo da non perdere. Obiettivo della casa editrice fondata a Milano nel 1995, oggi a Santarcangelo di Romagna, è recuperare e presentare ai lettori una produzione letteraria praticamente irreperibile, rivalutando un genere che resiste con successo da oltre 150 anni. Costruita con la passione del collezionista, attingendo soprattutto alla grande tradizione angloamericana, la collana riserva molte sorprese: a romanzi fondamentali, ma spesso misconosciuti, dell’età d’oro del mystery – tra il 1920 e il 1940 – e ad alcuni inediti in Italia, si affiancano singolari riscoperte, libri di autori poco noti, talvolta con al loro attivo una sola grande storia poliziesca, geniali divertissement intellettuali e opere che hanno aperto la strada al thriller moderno.
Ed è sull’onda del successo della prima antologia di racconti sullo stesso argomento (Delitti in treno – 1 bassotti n. 91) che Polillo Editore ha lanciato nel giugno 2019 la nuova raccolta di storie scritte da alcuni dei più famosi autori che hanno scelto le strade ferrate come luoghi dei loro delitti. I lettori troveranno di che sbizzarrirsi nel tentativo di scoprire come hanno fatto i vari criminali ad andarsene da treni in corsa dopo aver commesso i loro omicidi, a volatilizzarsi da una stazione presidiata dalle forze di polizia, o a far scomparire un intero convoglio con tanto di macchinisti e viaggiatori.
Ma torniamo a noi, alla detective lady Dora Myrl. E allo sport. Sì lo sport, perché in Come ha tagliato la corda, Bodkin affianca alla protagonista il rugbista Jim Pollock.
Un giovanotto robusto, capelli e baffoni biondi, dal viso rotondo pacifico e onesto, è incaricato dalla famosa banca Gower e Grant di trasferire per duecento miglia una borsa nera contenente 5000 sterline in oro e banconote. Jim Pollock, questo il nome del ragazzone, sostituisce un anziano ed esperto collega. È la sua prima volta. E non potrebbe andare peggio.
Sale sul treno alla stazione di Eddiscombe Junction, borsone pesante – appunto – e giornale sportivo d’ordinanza. Nemmeno il tempo di leggere la cronaca della partita del campionato internazionale di rugby, nella speranza di essere ingaggiato in qualche squadra nel prossimo futuro, che accade qualcosa di inaspettato. Mani alla gola, fazzoletto imbevuto di cloroformio al naso e il vigore di Jim viene sopito. La sostanza narcotizzante ha il sopravvento. Al risveglio ovviamente nessuna traccia del prezioso bagaglio.
E per complicarsi la vita? Nel vagone era solo. Anche ora è solo. Nessun segno di effrazione. Nessuno ha visto salire o scendere qualcuno.
Per il simpatico Jim cominciano le domande, sempre più incalzanti, e quel fardello pesante come non mai, quasi come l’anello di Smeagol e Gollum. Scatta la caccia al ladro, ma nulla. Per la polizia non ci sono dubbi. È stato il giovane rugbista ad aver fatto sparire la borsa. Chissà, lanciandola fuori dal treno, con l’aiuto di un complice. Per tutti è stato Jim Pollock.
Ed è qui che entra in scena Miss Myrl, interpellata da Sir Gregory Grant, socio anziano della banca Gower e Grant, vero Sir inglese, come uscito dal romanzo Una fortuna pericolosa di Ken Follett. L’immagine della G&G va preservata. Mai nessuno scandalo o caso di frode da parte del personale dell’istituto bancario.
Le ultime pagine del racconto parlano di cavi della luce, telegrammi misteriosi, revolver e del misterioso McCrowder, commesso viaggiatore dalla camminata zoppa con il bastone ricurvo verniciato scuro e l’inseparabile bicicletta.
Come ha tagliato la corda…???
NUOVI DELITTI IN TRENO
di A.A.V.V.
POLILLO EDITORE – 240 pagine
Euro 16,40
La nota da ricordare
Nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere del Veneto, l’attore Gastone Moschin che impersonava l’architetto Melandri nel film Amici miei ha raccontato che «il gruppo delle comparse non sapeva minimamente cosa l’aspettasse. Dovevano fare i passeggeri e Monicelli disse loro di sporgersi dai finestrini del treno, fine. Quando iniziammo a schiaffeggiarli, ed erano schiaffi veri, reagivano come avrebbero reagito nella vita reale. Finì che, portata a casa la scena, quando scesero dal treno volevano menare tutta la produzione, regista compreso». (corrieredelveneto.corriere.it)
Foto copertina – BK on “unsplash”