Siba, la Guinea e la Coppa d’Africa

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A piedi scalzi, Naby Keita si presenta al campo dell’Academie Football Madarom de Guinee e vuole giocare. L’italiano Roberto Bassi, fondatore dell’unica scuola calcio del Paese africano affiliata al Ministero dello sport, gli recupera al volo un paio di Adidas rosse, pagandole dieci euro.

Keita poco dopo riesce a raggiungere la Francia, si afferma nel campionato austriaco, in quello tedesco e quindi viene acquistato per 65 milioni di euro dal Liverpool. In quegli anni anche Amadou Diawara, adesso alla Roma, faceva parte del gruppo di Bassi. Oggi nel campo di Kankan, città a settecento chilometri dalla capitale Conraky, c’è ancora il fratellino di Diawara e ogni tanto passa anche la sorella a fare la cuoca per i giovani calciatori.

Naby Keita non lo ricordo tra i più forti – racconta Bassi al Foglio Sportivo – ma evidentemente mi sbagliavo. No, non sono in contatto con lui. Solitamente questi ragazzi non hanno un sentimento di riconoscenza che non sia per i parenti. Ma non è né cattiveria né egoismo. Per loro è sacro, una volta arrivati al successo, sistemare i numerosissimi familiari, senza però avere la mentalità di creare strutture per migliorare il luogo da dove provengono.

Da noi è uscito anche Mohamed Bayo che fa gol in Ligue 1, dopo essere stato capocannoniere della Ligue 2. Uno che diventerà fortissimo tra un paio d’anni è Fandjie Touré. Un altro giocatore fantastico è Billy Kamara: sta provando ad arrivare in Europa, ma gli hanno rifiutato il visto come succede quasi sempre, ed ora si trova in Tunisia”.

Naby Keita ai tempi del Salisburgo. (Foto di Werner100359, CC BY-SA 4.0)

L’attaccante Momo Yansane è partito anche lui dal campo di Kankan ed ora gioca con Sheriff Tiraspol, squadra con cui ha esordito in Champions League.
La famiglia di Roberto Bassi ha gestito per decenni una pasticceria a Noventa Vicentina, paese confinante con Lozzo Atestino, dove ha sempre tenuto la residenza l’ex allenatore del Parma Nevio Scala.

Da calciatore Scala si fermava sempre nel locale a prendere le paste dolci. Con i Bassi c’è anche un legame di parentela e quando a cavallo tra i Sessanta e i Settanta tornò in Veneto per giocare con il Lanerossi Vicenza regalò per due anni l’abbonamento al piccolo Roberto e alla domenica al Menti gli apriva personalmente il cancelletto per farlo entrare nel piccolo spazio dove i calciatori facevano il riscaldamento prepartita.

Roberto si innamora del pallone e gioca a calcio con la squadra del suo paese. È bravo, lo vuole il Milan e il Vicenza, ma alla fine va in prova con l’Avellino. Gli amici lo chiamano Siba, anagramma non perfetto del suo cognome. E con quel soprannome gioca da minorenne anche in quarta serie campana, non potendo giocare con il suo cartellino ufficiale perché ad un passo dalla firma con il club professionistico.

Non diventerà mai un calciatore vero, come succede a tante promesse. Nel 1990 inizia così ad allenare tra i dilettanti veneti. Con la Nova Gens, squadra di Noventa Vicentina, negli anni Duemila riesce ad arrivare in Promozione partendo dalla Terza Categoria.

Roberto Bassi, in arte Siba. (@roberto.bassi.904 on Facebook)

Nel 2010 conosce un mauritano di nome Ali Wagner che fa il commerciante d’oro per le ditte orafe del Vicentino. È un amico di un suo giocatore. Lo convince ad andare in viaggio con lui per visitare l’Africa. Destinazione Guinea Conakry. Bassi allora guarda la cartina, scopre solo in quel momento che il Paese di lingua francese dell’Africa occidentale confina con Guinea-Bissau, Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone e l’oceano Atlantico. Prima ne sapeva poco o niente.

Prende l’aereo e arriva nella capitale, lì lo attende Ali. Dopo 30 ore di auto arrivano nella zona in cui sono presenti le miniere di diamanti. “Quattro settimane incredibili in mezzo alla foresta – racconta Bassi al Foglio Sportivo – un piccolo mondo in mezzo al nulla. I ragazzini giocavano a calcio, venti contro venti in un campo che sarà stato lungo duecento metri. Riesco a comprare dei palloni cinesi di cuoio, ma loro giocano scalzi e allora ne prendo anche di plastica. Finita questa splendida esperienza me ne torno nella capitale, dove in aeroporto conosco casualmente un ragazzo che tutti chiamano Zidane.

In pochi minuti di amicizia decidiamo di creare insieme una scuola calcio a Kankan. L’anno dopo avevamo realizzato il nostro progetto, due più tardi ne abbiamo messa in piedi una seconda a Kindia”.

Le due scuole calcio oggi contano circa 400 partecipanti, di cui cinquanta sono ragazze. Inoltre l’accademia ospita anche un gruppo di portatori d’handicap. Bassi è riuscito a finanziare la sua idea vendendo in Italia i propri libricini autoprodotti che parlavano delle sue avventure africane.

La scuola calcio di Roberto Bassi, inaugurata nel 2014. (@roberto.bassi.904 on Facebook)

All’inizio Zidane e Bassi facevano pagare una piccola quota agli iscritti, ma ora è diventata completamente gratuita. Parallelamente a questa lodevole iniziativa, Bassi gira l’Africa come formatore di allenatori. Insieme a Mathew Olorunleke, ex della Reggiana, ha un contratto di tre anni con la federazione nigeriana per la quale tiene delle lezioni ai mister della massima serie e ai selezionatori delle giovanili.

Spiego che gli aspetti tattico, tecnico, fisico e mentale vanno allenati non singolarmente ma insieme, attraverso alcuni esercizi specifici. Questa metodologia si chiama Periodizzazione tattica ed è conosciuta soprattutto grazie al lavoro di portoghesi come Mourinho. Purtroppo in Africa non ci sono bravi allenatori locali, anche quelli delle Nazionali hanno una visione arretrata del calcio. Qui spesso arrivano i francesi o gli inglesi – spesso è la stessa Fifa a volerlo – ma a loro non interessa far progredire il movimento, insegnano soltanto il minimo indispensabile. È un po’ l’ideologia dei coloni che non vogliono avere dei colonizzati intelligenti per paura di essere sorpassati”.

(@roberto.bassi.904 on Facebook)

Bassi è stato anche allenatore tattico della Nazionale Under 17 della Guinea Conraky ai mondiali in India. Un giorno gli piacerebbe diventare il ct di una Under 19 o 20 per preparare i giocatori alla Nazionale maggiore. “Ho vinto un campionato di serie B e perso una coppa di Guinea in semifinale, alla finale non saremmo potuti arrivare per accordi presi dall’alto. Qui contano molto anche i riti voodoo. Gli animisti me ne hanno fatto uno perché allenassi la Nazionale, sarà stato una coincidenza ma poco dopo mi è arrivata la chiamata dell’Under 17”.
Bassi, o se preferite Siba, in questo momento è in Italia, anche se la voglia di tornare nel continente nero non manca. Dalla sua casa di Noventa Vicentina segue in tv la Coppa d’Africa. Tifa per la Guinea dove giocano Keita, Diawara e Bayo ma segue con occhio attento tutto il calcio africano.

Nella mia scuola calcio noto che i ragazzi hanno un’elasticità muscolare pazzesca, un’aerobica allucinante e già da bambini si ritrovano con la forza fisica di un adulto. Purtroppo non hanno coordinazione e resistenza alla velocità, che è anche una questione psicologica. Nei miei tour africani per qualità tecniche mi hanno impressionato i ragazzi del Togo e del Benin. Ma mancano di allenatori e strutture”.

 

Foto copertina – “Siba” insieme ad alcuni dei suoi ragazzi. (@roberto.bassi.904 on Facebook)

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