Quasi 100 anni di moda e tennis

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Uno stile pratico e confortevole quello del tennis odierno, ma non sempre è stato cosi.

Nei primi anni – fine ‘800 – infatti le donne indossavano abiti lunghi, e persino corsetti, che erano completamente inadatti allo sport e ciò comportava evidenti difficoltà a muoversi o respirare.

Agli inizi del 1900, Dorothea Douglass vince sette volte il titolo femminile di Wimbledon indossando ancora gonne lunghe fin sotto le caviglie e magliette a maniche lunghe.

È Suzanne Lenglen che nel suo debutto a Wimbledon nel 1919 scandalizza il pubblico.  La ventenne francese infatti non indossa il corsetto e nemmeno la sottoveste ma un abito scollato con maniche corte e gonna a pieghe “corta” al polpaccio, calze di seta arrotolate fino appena sopra le ginocchia e un cappello floscio a coprirle i capelli tagliati. Lenglen vince quel torneo e anche i successivi quattro,  oltre a due Open di Francia e tre medaglie olimpiche. Una serie di vittorie consecutive che l’hanno fatta entrare nella storia del tennis, una scelta audace, definita dalla stampa “indecente”, l’ha iscritta negli annali della moda.

Dagli anni ‘20 in poi le uniformi dei giocatori e delle giocatrici di tennis hanno continuato a trasformarsi e, come in un gioco di specchi, si sono adeguati alla moda del tempo mentre questa traeva ispirazione dagli outfit sfoggiati sul campo.

Accade sempre con la Lenglen quando il vestito a maniche corte diventa uno smanicato, il cappello di lino una fascia in stile flapper, soprannominata dai media la “fascia di Lenglen” e gli stivali con i tacchi scarpe piatte con la suola di gomma, decisamente più pratiche per il campo da tennis e che, chic e confortevoli, entrano quasi subito nel guardaroba quotidiano delle donne. Ma è ciò che succede anche con il tennista americano Bill Tilden che, negli stessi anni, impressionava i fan con il suo diritto e il suo stile preppy,  e i cui sobri maglioni bianchi con scollo a V, e pantaloni abbinati, rimangono ancora un classico della moda maschile di oggi.

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Bill Tilden e René Lacoste. (Foto di Agence Roldi libero utilizzo per fini non commerciali)

Quello è anche il decennio del tennista francese René Lacoste – denominato “Il Coccodrillo” – che crea camicie di cotone leggere e traspiranti, ora conosciute come polo, iniziando a produrle in serie nel 1933.

Intanto si era affacciata sulla scena, anzi sarebbe meglio dire sulla terra rossa, Helen Wills Moody, giovane dalla femminilità moderna e americana, che indossa gonne a pieghe al ginocchio e una, divenuta sua caratteristica, visiera bianca. La classica ragazza della porta accanto è anche un’artista ed è proprio suo il tessuto stampato “A Game of Tennis” per abiti in seta tra quelli della gamma americana che la Stehli Silks Corporation, azienda tessile svizzera, aveva commissionato a diversi artisti per rappresentare la vita statunitense contemporanea e per cambiare gli onnipresenti abiti floreali.

E’ a Wimbledon, però, nel 1949, con un’altra americana, Gertrude Moran, che i giornalisti sono, letteralmente, stesi a terra. L’obiettivo era concentrato infatti sui pantaloncini di pizzo di seta che, disegnati, come l’intero outfit, dallo stilista britannico Ted Tinling, facevano capolino quando Gorgeous Gussie (così soprannominata dopo lo scalpore suscitato all’All-England Club di Londra) correva attraverso il campo o saltava per un tiro alto vista la gonna insolitamente corta. Un accenno alle tendenze degli anni ‘50 in cui le divise da tennis femminili presentano cardigan decorativi e gonne a pieghe come quelle di Maureen Connolly, la prima tennista americana a detenere contemporaneamente tutti e quattro i titoli più importanti del mondo: americano, britannico, australiano e francese. The Little Mo, infatti, famosa per i suoi rigorosi allenamenti, a soli 18 anni, nel 1953, vince i quattro eventi del Grande Slam.

Quelli sono anche gli anni di Fred Perry, tennista britannico che nel 1952, dopo il suor ritiro, lancia l’omonimo marchio di abbigliamento sportivo.

La moda Mod e i pantaloncini grafici, come quelli indossati da Virginia Wade, Lorna Greville-Collins e Marlys Burel prendono d’assalto gli anni ’60.

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Björn Borg e John McEnroe si stringono la mano. I loro outfit ispireranno milioni di sportivi e non in tutto il mondo. (Foto di Rob Croes per AnefoCC0 1.0)

Il decennio successivo vede protagonista la spugna delle fasce di John McEnroe e il sodalizio tra Fila, che da azienda di maglieria inizia a produrre abbigliamento sportivo, e la stella del tennis svedese Björn Borg che indossa l’iconica maglia gessata con il colletto blu, la giacca rossa, bianca e blu, il cerchietto che fatica a controllare i capelli lunghi. Per design, colori e materiali i nuovi look rappresentano una rivoluzione assoluta per il mondo ‘bianco’ del tennis.

E infine, è il 1987, agli Us Open, quando l’americana Chris Evert perde il suo sul campo durante una partita e il gioco viene sospeso finché non lo ritrovano, che nasce il celeberrimo “tennis”, il braccialetto di diamanti più desiderato al mondo.

 

Foto copertina – Suzanne Lenglen nel 1922. (Foto da Agence Rol – Bibliothèque nationale de Francein pubblico dominio)

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