Keith, per strada e per sport

keith haring

«Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi: l’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare».

Keith Haring è stato uno degli artisti più influenti e riconoscibili del XX secolo, grazie al suo stile distintivo e alla sua fervente attività nel campo della street art e dell’arte contemporanea. Nato nel 1958 a Reading, Pennsylvania, Haring sviluppa fin da giovane un interesse per il disegno, influenzato dall’attività artistica del padre e dalla sua formazione religiosa.

Dopo aver studiato arte commerciale all’Istituto d’arte di Pittsburgh, Haring si trasferisce a New York nel 1978, dove inizia a esplorare nuove forme di espressione artistica ispirate dalla vivacità della città. Qui, Haring si immerge nella cultura di strada, prendendo ispirazione dalla street art emergente e dalla vita notturna dei club, dove conosce artisti come Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol.

Rivoluziona il concetto di partecipazione dell’osservatore nell’interpretazione delle opere d’arte. Preferisce infatti lasciare che sia lo spettatore ad attribuire il proprio significato alle sue creazioni anziché fornire spiegazioni dettagliate, incoraggiando così una partecipazione attiva al processo creativo. Un approccio che si riflette in uno stile grafico immediatamente riconoscibile, caratterizzato da linee fluide e colori vibranti che trasmettono un senso di vitalità e di energia contagiosa.

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Keith Haring, Three Figures Dancing al De Young Museum di San Francisco. (Foto di Luiz Pantoja da São Paulo, CC BY 2.0 DEED)

Keith Haring, icona della cultura pop degli anni ’80, è un sostenitore dell’idea che l’arte debba essere accessibile a tutti e con questo obiettivo, che ha perseguito con passione e determinazione, esplora, attraverso le sue opere, anche il mondo dello sport come un’esperienza condivisa e universale, capace di unire le persone e di trasmettere messaggi di gioia, vitalità e inclusione.

Fin dalla giovinezza, lo sport è infatti una parte importante della sua vita  Cresce in Pennsylvania e partecipa attivamente a tante attività sportive che poi influenzano anche la sua visione artistica e il suo modo di esprimersi. Per lui lo sport non è solo attività fisica, ma esperienza emotiva e sociale che riflette i valori di competizione, cooperazione e divertimento.

Tinte accese, contorni marcati, uomini, donne, bambini, cani, ufo e delfini. Il vasto repertorio artistico di Keith Haring è un linguaggio universalmente riconosciuto: potente, simbolico, divertente. E, nelle sue opere, lo sport spesso assume un significato profondo, si fa mezzo per esplorare temi sociali e culturali. Le sue rappresentazioni della boxe, ad esempio, possono essere interpretate come una metafora della lotta contro le ingiustizie e le discriminazioni; i pugili, che si confrontano con determinazione e forza, come simboli la lotta per i propri diritti e della ricerca della giustizia.

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Keith Haring, “Boxers”, Potsdamer Platz, Berlino, 1987. (Foto di art_inthecity, CC BY 2.0 DEED)

Riesce a catturare l’essenza della gioia e dell’energia degli eventi sportivi attraverso figure in movimento che, con le loro pose dinamiche e le espressioni vivaci, trasmettono la dimensione vitale e divertente tipiche dello sport. Dai giocatori di calcio a quelle di partite di tennis, dai tuffatori ai danzatori, l’artista statunitense ha immortalato momenti di azione e di competizione con una cifra stilistica inconfondibile.

Haring muore vessato dall’Aids il 16 febbraio 1990, a soli a 31 anni, lasciando un’eredità che va ben oltre il mondo dell’arte. I suoi murales urbani decorano le città di tutto il globo e, divenuti oramai parte integrante della cultura popolare, testimoniano l’impatto profondo che l’arte può avere nella lotta per i diritti umani e nell’edificazione delle strutture portanti dell’edificio della cultura contemporanea. Le sue opere diffondono messaggi d’amore, di speranza, di libertà e di inclusione e di impegno sociale, continuano a ispirare artisti e attivisti, ad affascinare e stupire appassionati e curiosi, lasciando un’impronta indelebile nella collettività e nei singoli, e dimostrano come cultura pop e cultura sportiva possano percorrere strade comuni tenendo lo stesso passo.

Ci vediamo il prossimo 16 febbraio a Pisa, sotto il “tuttomondo” della chiesa di S. Antonio.

 

Foto copertina – Keith Haring all’opera nello Stedelijk Museum di Amsterdam. (Foto di Rob Bogaerts dal Nationaal Archief, CC0 1.0 DEED)

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