Giovanni Mazzonis, il Cè e lo “Stile Juve”

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Classe 1888, Giovanni Mazzonis di Pralefera è di origini nobili, difatti tutti lo chiamano “Barone”. Viene da una famiglia di industriali, che ha la residenza in pieno centro a Torino, proprio ad una pallonata dal Liceo classico Massimo D’Azeglio, dove un gruppetto di studenti ha fondato nel 1897 la Juventus.

Innamorarsi del club e del calcio gli viene sin troppo facile. Perciò non ci pensa un secondo in più, quando ha l’occasione di levarsi il panciotto per indossare la maglia bianconera. Per qualche annetto Giovanni Mazzonis è un calciatore della Juventus. Ma smetterà perché c’è da dedicarsi a tempo pieno all’attività tessile gestita dal padre.

Edoardo Agnelli, figlio di Giovanni fondatore della Fiat, è un appassionato sincero di sport. Nel 1923 diventa presidente della Juventus, chiedendo una mano nella direzione proprio a Mazzonis, che non sa resistere e accetta. Ha la Juve nel sangue, il Barone. L’ha vista nascere e ne ha già respirato quello che lui teorizzerà come lo “Stile Juventus”, locuzione che diventerà emblematica nella storia del club. «La Juventus, signori, è uno stile di vita», il discorso che recita sempre il Barone ai suoi giocatori è a metà strada tra un mantra e una lettera di intenti.

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Giovanni Mazzonis di Pralafera. (foto da Stefano Bedeschi, ilpalloneracconta.blogspot.it, in pubblico dominio)

Mazzonis è un uomo di un’educazione che non fa classifica. Ma che sa essere anche molto duro nelle trattative di mercato o con chi dei suoi sgarra. Lo “Stile Juventus” è proprio questo: educazione, rispetto, sobrietà. E poi in campo? Beh, lì bisogna vincere.

Sono proprio le vittorie a consolidare lo “Stile”, senza i trionfi in campo probabilmente non saremmo qui a parlarne in questi termini. La Juve, sotto la guida di Edoardo Agnelli e Giovanni Mazzonis, dal 1930 al 1935 vince cinque scudetti consecutivi. È in questo periodo che diventa la “Fidanzata d’Italia”, in tutto il Paese ci si innamora di questi colori. Le imprese della squadra, mai prima nessuno aveva creato un ciclo così, vengono viste dal vivo a Torino, ma anche raccontate per radio in tutte le altre città d’Italia, isole comprese. Ci si lascia affascinare da queste imprese in Sicilia, in Emilia Romagna, in Puglia…

Mazzonis è un pioniere, il Giampiero Boniperti dei tempi. Combatte contro chi tende a sovvertire l’ordine costituito. Durante il Quinquennio capita che lo “Stile Juventus” venga messo in discussione da quel personaggio romanzesco – eccentrico all’inverosimile ma estremamente sincero e generoso – che è Renato Cesarini. Arrivato a Torino su raccomandazione dell’altro campione argentino Mumo Orsi, si ambienta alla grande e dimostra da subito di essere un grandissimo: zuppo di talento e pieno di grinta. Gioca con una classe eccelsa, non tirando mai indietro la gamba. Fuori dal campo, impossibile stargli dietro. Al suo arrivo a Torino, da Genova dove è sbarcato, l’accompagnatore amico di Mazzonis dirà al Barone: «Con questo avrai bisogno dell’acqua santa».

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Stagione 1931-1932: Renato Cesarini, a sinistra, insieme ai compagni di squadra Pedro Sernagiotto, detto “Ministrinho”, Gianpiero Combi, Umberto Caligaris and Juan Maglio, interpreti decisamente migliori dello “Stile Juve” inaugurato da Mazzonis. (foto da “I due quinquenni”. Juventus Special, in pubblico dominio)

Vive di notte, il . Ama ballare, vestirsi elegante e andare a donne. Mazzonis gli piazza alle calcagna delle spie, ma lui le individua e si fa dire quanto guadagnano a notte, raddoppiandone la parcella. Mazzonis non approva la sua vita. Sembra dividerli un secolo non una singola generazione. E gli appioppa multe su multe. Il Cè una volta entra nel suo ufficio, lasciandogli sulla scrivania un pacchettino di soldi. «Barone, mi sono innamorato di una donna. Prossimamente avrò molto da fare di notte. Lo consideri un acconto sulle multe che mi darà».

Durante una cena natalizia, dopo una bella vittoria, Edoardo Agnelli si complimenta con i suoi ragazzi, annunciando un premio non concordato di 2.000 lire per ognuno di loro. Mazzonis non partecipa alla serata, perché si trova all’estero per lavoro. «Ragazzi, non ditelo al Barone, che sapete com’è per i conti…». I calciatori incassano, Mumo e Cesarini non tarderanno a spenderli. È un regalo inaspettato, parecchio gradito. A fine campionato, quando è il momento di distribuire ai tesserati i premi stagionali, Mazzonis consegna loro 8.000 lire.

«Ma non erano 10?»

«Se non erro, duemila li avete ricevuti qualche mese fa. Immagino fossero un anticipo del Presidente…». Non sono soldi suoi. Sono quelli di Edoardo Agnelli. Ma Mazzonis rimane per principio austero e sobrio. Non per il denaro in sé, o meglio non soltanto per il denaro, questa è una questione di “Stile”.

Nel 1935 poco dopo aver festeggiato il quinto scudetto, Edoardo Agnelli sarà vittima di un incidente aereo. Morirà giovane e a prendere la presidenza in questo passaggio difficile è proprio l’amico Giovanni Mazzonis.

Omar Sivori in posa con la maglia bianconera al Comunale di Torino, oggi noto come stadio Olimpico Grande Torino. (foto da @juventusfc on Twitter, in pubblico dominio)

Nel 1935, intanto, nasce a San Nicolas de los Arroyos Omar Sivori, mentre Cesarini se ne è appena tornato nella sua amata Buenos Aires. La Juve però rimane nel cuore di Renato e una volta diventato responsabile del settore giovanile del River non farà altro che parlare di lei a quel ragazzino con un testone pieno di capelli neri. Omar Sivori arriverà alla Juve nel 1957 e ciò che era riuscito ad una squadra intera negli anni trenta, lui lo compirà da solo: fare letteralmente innamorare della Juve un’intera generazione di ragazzini. Facendo spesso arrabbiare, come un tempo il suo padre putativo, Giovanni Mazzonis di Pralefera. Dopo una partita con l’Inter dove aveva fatto impazzire il suo marcatore Giovanni Invernizzi, il Barone si avvicina al giocatore argentino da poco acquistato: «Omar, non è nello Stile Juve ridicolizzare l’avversario».

 

Foto copertina – La formazione della Juventus che nella stagione 1931-1932 conquistò il quarto scudetto della storia bianconera, plasmata nello “Stile Juve” da Giovanni Mazzonis. (foto di LaPresse, in pubblico dominio)

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