BBC Elite 2024, lo studio sulle prospettive dello sport al femminile

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Un interessante articolo sulla BBC, a firma di Becky Grey e Sonia Oxley, offre uno sguardo sul panorama sportivo femminile del Regno Unito.

Dopo i precedenti del 2013, del 2015 e del 2020, la BBC ha condotto una nuova ricerca sulle sportive britanniche mediante l’invio di un questionario, da compilare in forma anonima, a 615 atlete, 28 gli sport considerati, di età superiore ai 16 anni e che gareggiano per il loro Paese o al livello più alto nel loro sport o in club di alto livello.

All’ordine del giorno l’impatto della crisi, del costo della vita, del trolling sui social media, del sessismo e della maternità nello sport.

Dalle risposte pervenute, 143, è emerso che oltre un terzo delle intervistate ha preso in considerazione l’idea di abbandonare lo sport a causa del costo della vita. Più di tre quarti hanno infatti dichiarato di guadagnare meno di 30.000 sterline all’anno dallo sport, 6 su 10 meno di 20.000 sterline e più di 4 su 10 addirittura meno di 10.000 sterline. Secondo i dati dell’Office for National Statistics, lo stipendio medio nel Regno Unito era di £34.963 nell’aprile 2023, mentre  il salario di sussistenza nazionale, per chi ha più di 23 anni e lavora 35 ore settimanali, ammonterebbe a £18.964 all’anno.

Foto di Armin Forster.

Secondo lo studio, più di tre quarti delle intervistate ritengono che le sportive non siano sufficientemente pagate rispetto agli sportivi, che riescono anche a ottenere più facilmente sponsorizzazioni, mentre un terzo ha affermato di non aver ricevuto abbastanza supporto da parte del coach, di essere trattate in modo diverso dagli uomini in termini di allenamento e che il proprio organo di governo non le supporti allo stesso modo rispetto ai colleghi uomini.

Più di un terzo delle atlete ha affermato, inoltre, di essere stata trollata sui social media e un quarto di aver subito abusi di natura sessuale.

Quasi due terzi non sanno quale sarebbe la politica sul congedo parentale del proprio club/organo direttivo e un terzo ha ritardato la creazione di una famiglia per evitare l’impatto che avrebbe avuto sulla carriera sportiva. Per qualcun’altra le decisioni sulla maternità si sono basate sulla “paura di trascorrere del tempo lontano dallo sport e di non tornare” o sulle preoccupazioni relative al costo dell’assistenza all’infanzia di cui avrebbe avuto bisogno per continuare ad allenarsi, mentre una mamma, tornata all’attività sportiva a tempo pieno dopo aver avuto un bambino, ha dichiarato di aver trovato un ottimo equilibrio alternando una settimana di allenamento in campo e una da casa.

social

Barbara Bonansea, attivissima sui social, è il volto di una campagna lanciata da Juventus Women in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. (@barbarabonansea on Instagram)

In merito al ruolo dei mass media, tre quarti non credono che i media facciano abbastanza per promuovere lo sport femminile, ma più di nove su 10 pensano che la copertura mediatica dello sport femminile sia migliorata negli ultimi cinque anni.

Il ministro dello Sport Stuart Andrew, che ha preso l’impegno di convocare a breve, nel primo Board of Women’s Sport, il mondo accademico e le parti interessate del settore per esplorare ulteriori opportunità per far avanzare lo sport femminile, in una recente intervista ha sostenuto che affrontare le disparità nei livelli di partecipazione allo sport per garantire un’offerta inclusiva per tutti è una parte fondamentale della strategia sportiva di governo – Get Active – uno dei cui obiettivi è vedere 1,25 milioni di donne più attive in Inghilterra entro il 2030.

 

Foto copertina di Tania Van den Berghen.

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